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Red Hat, ogni Cio è, o dovrebbe diventare, un Cloud Operator  

Un recap su strategia aziendale Open Hybrid Cloud e ultime novità tecnologiche fatto dai manager italiani, tenendo conto dello scenario di riferimento. Attività e iniziative della filiale, sempre più trusted advisor per la Digital Transformation dei clienti insieme all'ecosistema di partner

Trasformazione Digitale Cloud
Come di consueto, l’appuntamento annuale con i manager di Red Hat Italia (e non solo) serve a fissare i punti fermi della strategia aziendale e a raccontare le novità tecnologiche più recenti post evento mondiale Red Hat Summit, quest’anno tenutosi a fine aprile.
Un momento di approfondimento aperto da Gianni Anguilletti, VP Med Region, Red Hat, pronto a festeggiare i 15 anni in azienda, molti dei quali alla guida della filiale italiana che negli anni ha portato a raggiungere ottimi risultati nel panorama mondiale.gianni anguilletti 2019 red hat closeup
Gianni Anguilletti, VP Med Region, Red Hat
Anguilletti cita subito la frase pronunciata dal Ceo Paul Cormier durante l’evento mondiale, che illustra in modo chiaro tanto la strategia aziendale quanto il leit motif dell’evento mondiale, “Ogni Cio è, o deve diventare, un Cloud Operator”, a significare che ogni Cio non deve necessariament diventare un provider cloud, ma bensi deve trovare il modo di trarre il meglio da questo approccio moderno di fruzione dell’IT in termini di performance, efficienza, sicurezza, scalabilità, agilità, governance, Il tutto senza alcun vincolo dall’infinito numero di infrastrutture realizzabili combinando molteplici sistemi hardware, ambienti fisici, virtuali, cloud pubblici e privati per supportare le iniziative business della propria azienda.
Uno scenario innovativo quello delinato appunto durante il Summit in cui si collocano i nuovi annunci tecnologici e le testimonianze a livello mondiale di clienti del calibro di Bosch, CityBank, Schlumberger e Wolksvagen, per citare quelli saliti sul palco virtual dell’evento per raccontare in che modo Red Hat li ha aiutati a migliorare l’agilità competitiva e l’efficienza operativa.
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Un disegno in cui si è manifestata in tutta la sua concretezza e nel suo valore la visione di Red Hat, presentata con una certa lungimiranza già un decennio fa – definita Red Hat Open Hybrid Cloud Vision“in cui il cloud ibrido e aperto rappresenta l’architettura più efficace, e forse l’unica, in grado rendere l’IT l’abilitatore strategico a supporto dell’operatività e delle iniziative di business delle aziende”, afferma Anguilletti. Una strategia consigliata da Red Hat per progettare e sviluppare nuove applicazioni e workload, rispondendo a tre caratteristiche principali - velocità, scalabilità e stabilità - necessarie per supportare le inizitive di business e innovazione digitale.
E come spiega Anguilletti per renderla sempre più concreta, Red Hat ha continuato a investire negli anni nello sviluppo dei suoi singoli macro componenti, elementi principali che compongono la vision,  dettagliata dal manager.
A partire dal primo, il framework per lo sviluppo di applicazioni moderne, native per il cloud, containerizzate, basate su microservizi per fare leva su nuovi paradigmi quali AI, IoT, Edge Computing, serverless computing, machine learning ,…  applicazioni quindi in grado di adattarsi in maniera più dinamica ed elastica alle condizioni operative sempre più mutevoli nelle quali le aziende si trovano ad operare.
Il secondo componente è costituito da tecnologie per la costruzione e la gestione di infrastrutture cloud ibride e aperte che permettano di sfruttare qualsiasi tipo di risorsa computazionale disponibile e di gestire, sviluppare, operare e accedere alle applicazioni citate in qualsiasi momento, ovunque e su o da qualsiasi dispositivo e piataforma. Mentre il terzo pilastro si concretizza in strumenti di gestione e automazione di infrastrutture informatiche e processi, in grado da una parte abbattere le attività e i costi legati a questo tipo di operazioni ma dall’altra rendere le operazioni più resilienti in grado di innalzarne il grado di intelligenza e affidabilità. 

L'era dell'Open Organisation
Consapevole del fatto che la tecnologia da sola non può bastare, da tempo Red Hat insieme ai propri servizi tradizionali di implementazione e utilizzo delle tecnologie, ha sviluppato una serie di soluzioni in grado di consentire ai clienti di fare il salto necessario da un punto di vista organizzativo in termini di agilità, collaborazione e cultura; “Sono le pratiche che derivano dal mondo open source che Red Hat ha fatto proprie e che ha teorizzato nel concetto di Open Organization alla base del ruolo che Red Hat gioca quotidianamente, agendo come catalizzatore delle comunità Open Source in modo da poter sviluppare tecnologie più innovative, sostenibili dal punto di vista economico, in grado di permettere ai clienti di adottare e scalare nuove metodologie per ottenere sempre di più e meglio da queste innovazioni tecnologiche”, rimarca Anguilletti. Il quale è ottimista sul futuro: “Il futuro vedrà sicuramente un’accelerazione dell’innovazione tecnologica di cui Red Hat è sempre stata un grande protagonista - caratterizzata da una sorta di legge di Moore; credo che gli ambiti che andranno ad esprimere tutto il loro potenziale saranno soprattutto Edge Computing e Intelligenza Artificiale, sui quali Red Hat è già al lavoro da tempo”. Per esempio, in collaborazione con IBM, il vendor sta sviluppando funzionalità di navigazione autonoma che potrebbero trasformare l'industria del trasporto navale e il futuro della ricerca oceanografica. Un esempio concreto è rappresentato dal progetto Mayflower Autonomous Shipping Project, che si propone di dimostrare le capacità dell'intelligenza artificiale su navi completamente senza equipaggio; al momento del lancio, si potranno vedere le tecnologie Red Hat supportare un caso d'uso di connected-edge su una nave senza pilota da che partirà da Plymouth, in Inghilterra, ed arriverà a Plymouth, nel Massachusetts, replicando la traversata oceanica che la Mayflower fece 400 anni fa.
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E a proposito di Edge Computing, l’impegno di Red Hat non si ferma a Red Hat Enterprise Linux (RHEL), come chiarisce Anguilletti: “In quest’ambito stiamo investendo in modo significativo, stiamo anche cercando circa 500 ingegneri per i nostri centri di sviluppo”.  
E di recente il vendor ha introdotto una versione a minima occupazione di OpenShift utilizzata da IBM per portare cluster OpenShift a nodo singolo sulla Stazione Spaziale Internazionale per supportare il sequenziamento del DNA. E oltre alle nuove funzionalità che stiamo via via aggiungendo al nostro portafoglio con Red Hat Edge, stiamo creando nuove collaborazioni per sviluppare soluzioni specifiche per il settore automobilistico e della robotica”, chiarisce. Infine, come riferisce il top manager, un altro ambito sul quale Red Hat lavorando intensamente e che porterà a innovazioni significative è il cosiddetto AIOps, che combina sistema operativi, strumenti di automazione, big data e intelligenza artificiale per aiutare i team di ‘IT Operations’ a diventare sempre più efficienti nel gestire e automatizzare infrastrutture IT sempre più eterogenee e sofisticate. 

Qui si fa innovazione tecnologica
E’ Giuseppe Bonocore, Principle Solution Architect di Red Hat Italia, a illustrare i più recenti e innovativi tasselli tecnologici dell’offerta del vendor, presentati nella cornice del Summit, ribadendo in modo chiaro che la strategia Open Hybrid Cloud poggia sue due tecnologie portanti: da una parte Red Hat OpenShift, l’offerta di Platform as a service basata su Kubernates per erogare differenti workload; dall’altra Red Hat Enterprise Linux, la base infrastrutturale per eccellenza su cui erogare questi workload, come per esempio l’edge computing.red hat giuseppe bonocore hat
 Giuseppe Bonocore, Principle Solution Architect di Red Hat Italia
Sul fronte applicativo, un aspetto su cui Red Hat si sta fortemente focalizzando, riguarda la sicurezza all’interno di Kubernates. In questo contesto si inserisce il perfezionamento dell’acquisizione dell’azienda StackRox, il cui prodotto è stato integrato nel portafoglio del vendor con il nome Red Hat Advanced Cluster Security for Kuberates.
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Come dice il nome, la soluzione si occupa degli aspetti di sicurezza su Kubernates per workload di tipo microservizi o applicazioni cloud native che girano su Kubernates, indirizzando principalmente tre segmenti: lo ‘shift left’ delle pratiche di sicurezza, integrando le tecniche di sicurezza già nella fase di scrittura del codice applicativo attraverso il cosiddetto DevSecOps; di ‘securizzare’ l’infrastruttura in termini posturali - Cloud Security Posture Management, identificando le configurazioni rischiose ed aiutando nella remediation di questi rischi; fare una ‘Zero Trust Execution’, mettendo in sicurezza i workload anche in runtime, aspetto interessante soprattutto in infrastrutture eterogenee come quelle dei cloud provider.
Un’ulteriore espansione del portfolio di Red Hat, inoltre riguarda i Managed Cloud Services, in cui l’offerta managed del vendor si espande in diverse dimensioni, tra cui quella Managed a livello dei servizi applicativi, di cui oggi sono disponibili i primi tre servizi: il primo, già disponibile e utilizzato in produzione, è Red Hat API Management, un’offerta ‘as a service fully managed’ di API management in un ambiente completamente gestito, in modo da ridurre i costi operativi e i tempi di partenza di un progetto di API Management; Red Hat Openshift Streams per Apache Kafka, l’offerta di event streaming ed event management targata Red Hat basata su Kafta disponibile in versione Managed (oltre che on premise); e Red Hat OpenShift Data Science, un’offerta completamente managed, presto disponibile anche don premise, che prevede servizi su un OpenShift dedicato per favorire l’utilizzo di Big Data, Machine Learning e AI.
rhat4“Red Hat propone quindi un portfolio di vari prodotti basati su componenti tra cui la gestione degli eventi e l’orchestrazione di container solo per citarne alcuni, software open source e software di terze parti, tutti finalizzati a incrementare l’utilizzo di algoritmi e procedure di data science, con l’obiettivo di costruire un workflow di data science - dall’aggregazione, acquisizione, pulizia fino alla fruizione dei dati stessi, per esempio con modelli di AI - e favorire una sperimentazione rapida di casi d’uso di data science”, spiega Bonocore.  
Se queste sono le principali novità lato applicativo, com dettaglia Bonocore, per la parte infrastrutturale la presenza di OpenShift come piattaforma di applicazione di container continua a essere pervasiva sia ll’interno dei data center ma soprattutto all’interno degli ambient dei cloud provider, estendendo anche il tema ‘Managed’ alla parte infrastrutturale. Sono infatti disponibili le versioni di OpenShit managed su tutte le piattaforme di cloud provider, come Azure, AWS, Google, IBM Cloud, per indirizzare scenari in cui ci sia una partenza rapida ma anche per essere un valido complemento a scenari in cui Openshift è una versione self managed on premise all’interno del data center per motivi di controllo e compliance.
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Una menzione a parte merita la component Edge che è diventata un’estensione su tutto il porfoglio di Red Hat, sotto il brand di Red Hat Edge, intesa come appendice della strategia Open Hybrid Cloud. L’Edge Computing è un modo dì fare comunicare all’interno di uno spettro di data center si spinge ai device, dai core data center all’interno dell’on premise del cliente o sulle piattaforme dei cloud provider fino ad arrivare a device di campo per indirizzare differenti casi d’uso, tra cui il più famoso è quello IoT, tenend conto che tutte le industry possono beneficiare della disponibilità di workload di tipo edge, basati su container o su RHEL. Una strategia cross portfolio per fare comunicare e utilizzare questi layer tra loro.
In ambito Edge da citare un interessante esperimento, un ‘proof of concept’ di Red Hat Openshift fatto funzionare all’interno della Stazione Spaziale Internazionale. Un progetto in collaborazione con IBM Cloud in cui alcuni carichi di lavoro sono stati fatti eseguire nello spazio.Un impegno quindi reale e sempre crescente del vendor in ambito di calcolo distribuito ed edge.
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La vista italiana
“Un vendor che è su tutti i temi
più innovativi e futuristici. Non possiamo che essere orgogliosi di lavorare in un’azienda così innovativa”, esordisce così Rodolfo Falcone, Country Manager della filiale italiana, nell’inquadrare l’andamento generale del mercato e alle opportunità del biennio 2018 - 2020 in cui “se molti ambiti hanno riportato un decrescita, soprattutto quelli più tradizionali, altri hanno invece accelerato, in particolare quelli più legati al digitale, abbracciati da Red Hatcome il cloud in crescita a doppia cifra del 20% o Artificial Intelligence/ Cognitive Computing 16%, nonché blockchain del 18%, e cyber security, un tema molto caldo ancora di più in ambito cloud, trasversale a molti ambiti. Sono le nuove frontiere innvoative, così gira il mondo".falcone2 60
Rodolfo Falcone, Country Manager della filiale italiana
Nello specifico, nel 2020 il mercato è decresciuto del -0,6%, mentre per il 2021 le previsioni sono più rosee: si attende un discreto recupero del +3,5%, sintonomo dell’avvicinarsi della fine della pandemia e dell’affermarsi dei driver tenologici citati, capaci di trainare la crescita.
Non poteva mancare un riferimento al PNRR da parte del manager, in cui il 40,73% degli investimenti è destinato a digitalizzazione, innovazione e competività, “quindi una gran fetta di questi soldi dedicati al nostro settore – a partire dalla digitalizzazione/ innovazione e sicurezza nella PA, così come digitalizzazione, turismo e cultura.Tutto ciò denoterà un miglioramento tangibile del nostro modo di vivere e di interlocuire con lo Stato, circa 10%, dedicato alla PA cosa che non è mai avvenuta prima", enfatizza il Country Manager".
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Falcone racconta l’impostazione organizzativa data alla filiale, che oggi  opera attraverso tre team dedicati, ciascuno focalizzato su uno specifico mercato dimensionale: Enterprise & Strategic – con profili di vendita e tecnici dedicati alle 100 top aziende italiane; Emerging market (il mid market) con focalizzazione su circa 500 aziende;  l’SMB in grado di coprire tutta la base della piramide. 
Mercati diversi serviti da un ecosistema di partner dai profile differenti,
dai global system integrator (GSI), agli operatori telefonici e cloud provider,
Un’organizzazione sviluppata non solo per dimensioni aziendale ma anche per vertical, per servire al meglio ogni segmento: “Creare un expertise per tipologia di mercato aiuta quello specifico mercato e la focalizzazione su i vertical aumenta efficacia ed efficienza su quel mercato stesso”, sottolinea.
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L'impegno è anche sociale 
Falcone è particolarmente orgoglioso di raccontare alcune azioni che vedono Red Hat Italia attiva sul piano del ‘sociale’, attraverso una serie di iniziative e corsi gratuiti, pratici e spendibili nel mercato del lavoro. A partire dall’accordo stretto con Conferenza dei Rettori dell’Università Italiane  (Crui) per facilitare l’introduzione di alcuni temi tecnologici e la relativa adozione delle tecnologie nelle Università e nel sistema scolastico con prodotti e servizi dedicati. E quello con Ribers Academy, una proposta di formazione che offre corsi gratuiti pratici grazie al coinvolgimento di aziende leader dei mercati innovativi e la certificazione delle competenze acquisite. Un percorso questo fatto in collaborazione con Sorint permette di acquisire e migliorare skill digitali di programmazione e sviluppo web.
“Come Red Hat riceviamo tanto e per questo dobbiamo riuscire anche a ‘restituire’ e tutto ciò è ancora più bello. E' per questo motivo che Red Hat può ritenersi a tutti gli effetti un’azienda completa a 360 gradi”, conclude il manager.
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