Le potenzialità delle nuove tecnologie non mancano e alle aziende serve un partner che le aiuti a capire su cosa investire e con quali obiettivi. Il Gruppo VEM cresce per svolgere proprio questo ruolo, unendo competenze e sviluppo in-house.
“Momentum” è un termine molto usato ma difficile da rendere in italiano conservando la sua connotazione “calda” di un miglioramento che nasce da uno sforzo costante capace di portare continuamente risultati positivi. Non a caso è il termine che VEM Sistemi ha scelto per il proprio appuntamento chiave del 2025, a sottolineare il percorso di crescita della società e la maturazione del ruolo che il system integrator sta sempre più rivestendo: di guida tecnologica per i clienti, certamente, ma anche di guida strategica in senso più ampio, nell’ambito di ecosistemi di innovazione che coinvolgono le imprese, le istituzioni e le associazioni.
“L’adozione delle nuove tecnologie – spiega in questo senso il CEO e General Manager Stefano Bossi – favorisce la nascita di sinergie strutturali tra organizzazioni ed entità profondamente diverse tra loro. E noi stessi abbiamo imparato che oggi bisogna ragionare partendo dal punto di vista di ecosistemi connessi e non più di aziende isolate. Questo approccio ci dà l’opportunità di trasformare il Gruppo VEM in qualcosa di può grande, avviando collaborazioni dentro e fuori il Gruppo stesso”.
La prima direttrice di sviluppo per il Gruppo è rappresentata dalle collaborazioni interne. Un esempio significativo in questo senso è la piattaforma di diagnostic observation Glass, che nel corso del 2026 sostituiràla storica myvem: è nata dalla sinergia tra VEM come “owner” del progetto, myDev per lo sviluppo del codice, Neen per il design e l’implementazione della architettura a container, Certego per le componenti di cybersecurity.

Una seconda dimensione ecosistemica vede VEM collaborare con partner tecnologici e clienti, in un percorso di co-innovazione che ad esempio ha portato alla nuova piattaforma Halo per l’analisi dei dati di telemetria raccolti degli agenti EDR di Trend Micro. “Ci sono solo quattro aziende al mondo che hanno il diritto di accesso e utilizzo dei dati grezzi di Trend Micro”, ricorda Bossi. E quindi altrettanto poche aziende in grado di sviluppare soluzioni di nuova generazione che ne facciano tesoro: il valore di un system integrator, oggi, si gioca anche e soprattutto su queste capacità tecnologiche. Tra le collaborazioni con i clienti è da sottolineare quella con CRIF, che quest’anno, proprio grazie alla piattaforma Halo, ha dato origine a un progetto congiunto che sarà rivelato a breve.
Altra area di collaborazione, sempre più importante, è quella con il mondo accademico e delle associazioni d’impresa. In questo ambito, spiega Bossi, “abbiamo voluto cambiare il classico approccio solo tattico che hanno le imprese tecnologiche” e i risultati sono stati certamente di crescita comune e strategica. Dal corso di laurea in Tecnologie dei Sistemi Informatici creato insieme all’Università di Bologna alla partnership decennale con la Fondazione ITS Academy Adriano Olivetti, sino alla collaborazione profonda con l’Università di Modena e Reggio Emilia.
Da questa partnership nasce ora una startup che svilupperà una piattaforma basata su AI per l'automazione della classificazione degli eventi di sicurezza in un SOC. In generale, la co-innovazione è fondamentale per VEM, spiega Bossi, perché “Abbiamo la consapevolezza che il futuro dell'innovazione passi dalla capacità di dare spazio alle sinergie tra le persone e le organizzazioni, sempre secondo un piano strutturato e non attraverso azioni frammentate che procedono in ordine sparso. È questo approccio che permette di indirizzare correttamente le scelte tecnologiche, anziché rincorrere quelle altrui, trasformando l'innovazione in risultati concreti”.
Di concretezza ce ne sarà certamente bisogno nel prossimo futuro, spiega Gianmatteo Manghi, Amministratore Delegato di Cisco Italia, in particolare per recepire la tecnologia del momento, ossia l'Intelligenza Artificiale, che si muove tra grandi promesse e importanti criticità. "L'AI ci apre prospettive di innovazione completamente nuove grazie alla sua capacità di simulare il comportamento e il pensiero umano", sottolinea Manghi, e il futuro sta nella sempre più stretta collaborazione tra AI e persone, tra soggetti virtuali e soggetti (e oggetti) fisici. È il mondo già attuale dei Large Language Model e dei primi esempi di AI agentica, nel prossimo futuro sarà anche quello della Physical AI.
Un futuro in cui "le persone professionalmente più competitive saranno quelle che sapranno utilizzare meglio degli altri l'AI, come lo è stato, al tempo, chi ha accolto prima il potenziale della digitalizzazione", sottolinea Manghi. Ma è anche uno scenario in cui i problemi non mancano: "Dobbiamo poter essere sicuri che l'AI agisca correttamente, in maniera affidabile e secondo i nostri valori e principi. Per questo dobbiamo prestare particolarmente attenzione alla protezione e alla sicurezza dell'AI; oggi ci si concentra prevalentemente su modelli, dati e computing, noi poniamo invece una grandissima attenzione su rete e cybersecurity".

Il valore positivo delle nuove tecnologie – non solo l’AI - non è in dubbio, il punto chiave semmai è poter combinare tutte le competenze necessarie a gestirle, in una dinamica che è intrinsecamente di ecosistema. Il progetto di modernizzazione che di recente ha visto coinvolti VEM Sistemi, BPER e Schneider Electric ne è un esempio: "BPER ha vissuto una trasformazione profonda e una crescita importante - racconta Giuseppe Alibrandi, CTO di BPER - e questo ci ha portato a razionalizzare, consolidare, far evolvere i nostri data center, sempre con un occhio attento alla continuità di servizio e alla resilienza... Schneider e VEM ci hanno aiutato a trasformare completamente il cuore pulsante del nostro sistema informativo, sempre in una logica di sostenibilità".
Proprio la sostenibilità - ribadisce Silvia Olchini, VP Secure Power Italy di Schneider Electric – “è un tassello fondamentale in qualsiasi percorso di evoluzione tecnologica, e va affrontata con un approccio integrato, in una ottimizzazione continua che da una parte minimizza gli impatti ambientali, dall'altra sostiene i carichi applicativi... Il progetto realizzato con BPER è stato un esempio di tutto questo".
Il percorso insieme, peraltro, continua. "In BPER - spiega Alibrandi - la tecnologia viene considerata un elemento che genera valore, quindi continueremo a investirvi. Abbiamo posto le basi per nuovi sviluppi ma pensiamo anche di aver già ottenuto un traguardo ambizioso, e in questo la chiave è stata la collaborazione concreta, sul campo, con VEM e Schneider: giorno dopo giorno, su tutte le fasi di progetto, mettendo a fattor comune le rispettive competenze".
Questi livelli di collaborazione all’interno di ecosistemi anche complessi saranno sempre più indispensabili perché la spinta a innovare a tutti i costi che le aziende stanno sentendo, nell'era dell'AI, deve essere equilibrata da una visione corretta e pragmatica di ciò che le nuove tecnologie possono portare concretamente. "Il rischio - spiega Gianluca Salviotti, Associate Professor of Practice, Information Systems e Digital Transformation presso SDA Bocconi School of Management - è che ci si innamori della tecnologia o che la si adotti per paura di diventare obsoleti o di non comunicare innovazione, con la conseguenza che l'implementazione di servizi AI diventa un fine, non una soluzione".

Soprattutto, la realtà dei fatti sarà diversa dalle grandi promesse di chi fa AI: facendo riferimento alle analisi dell'economista Daron Acemoglu, Salviotti sottolinea che nel migliore dei casi grazie all'AI "guadagneremo, e nel prossimo decennio, solo uno 0,55% di produttività totale, perché l'AI oggi è usata come leva di automazione e l'automazione non genera nuova ricchezza, la redistribuisce". Il vero valore, evidenzia Salviotti, "sta nelle complementarietà, nei task aumentati dall'AI, nell'affiancamento tra persone e dell'Intelligenza Artificiale: tutto questo può portare poi a definire nuovi processi a maggior valore".
Questo vero valore, un'azienda non lo può concretizzare se ragiona in modo isolato. "Si può fare solo in un ecosistema adeguato - spiega Salviotti - in cui ci sono fornitori di tecnologia, aziende di implementazione, società serie che aiutano davvero un'azienda a capire se l'AI può portare complementarietà... Il nostro contesto attuale è ad altissima complessità e ad altissima sofisticazione tecnologica: non c'è altra via che fare squadra".
In questo scenario il system integrator diventa un "system orchestrator", nella definizione di Salviotti: qualcuno in grado di estrarre il meglio dell'ecosistema e portarlo in azienda. Sempre tenendo presente che per ricavare il massimo dalle nuove tecnologie "bisogna allineare cinque elementi fondamentali: visione, strategia, capacità IT, abilità nel coinvolgere le persone nel cambiamento, capacità di concretizzare la trasformazione tecnologica nel quotidiano".
E attenzione: quando si parla di visione si rimanda a una visione tecnologica e organizzativa anche a lungo termine. Oggi sembra già molto evoluto parlare di AI, ma altri grandi cambiamenti tecnologici stanno arrivando alle imprese. Come l'apparentemente esoterico quantum computing che - evidenzia Paola Verrucchi, ricercatrice presso l'Istituto dei Sistemi Complessi del CNR, l'Università di Firenze e l'INFN – in realtà ha già portato a molte applicazioni concrete e di interesse per le imprese, come la Quantum Key Distribution per la cifratura.

E che è molto più vicino di quanto si pensi: come ricorda Verrucchi, "Non abbiamo la necessità di sostituire tutto quello che già c'è in versione classica con il suo equivalente quantistico... La ricerca ci insegna sempre più a pensare in modo ibrido, basandoci su un'infrastruttura classica a cui si aggiungono componenti quantistiche". In questo modo si ottiene, efficacemente, il meglio dei due mondi. Non a caso, un approccio ibrido contraddistingue molti dei progetti Quantum Flagship attualmente finanziati dall'Unione Europea.
Se il VEMlive si è confermato anche quest’anno come un appuntamento di riferimento per chi guarda all’innovazione come leva strategica per il business, “Per noi di Check Point – spiega Alex Galimi, Partner Sales Manager di Check Point - è stata un’occasione per portare la nostra visione: la cybersecurity non è soltanto protezione, ma un fattore abilitante per lo sviluppo delle imprese”. Per questo Check Point nel suo intervento ha evidenziato come oggi il tema centrale sia quello della fiducia digitale: “Non possiamo più permetterci di considerare sicuro ciò che non verifichiamo. Il modello Zero Trust non deve rimanere uno slogan, ma tradursi in un approccio concreto che consenta alle aziende di innovare in un contesto in cui le minacce evolvono ogni giorno”, sottolinea Galimi. Così entrano in gioco soluzioni come Secure Access Service Edge ed External Risk Management, che permettono di semplificare la gestione della sicurezza e garantire la protezione di accessi, identità e supply chain digitali.
Ma il messaggio di Check Point è andato oltre la tecnologia: “Crediamo che la vera sfida sia costruire ecosistemi collaborativi – spiega Galimi - basati su un approccio aperto, capace di unire vendor, partner e clienti in una strategia comune”. Qui si inserisce la collaborazione con VEM Sistemi: “Un’alleanza strategica sul territorio capace di trasformare le esigenze delle aziende italiane in progetti concreti e sostenibili. Una partnership fondata sulla complementarietà: da un lato la profonda conoscenza dei clienti e del mercato di VEM, dall’altro la solidità e l’innovazione delle nostre soluzioni di sicurezza”. Con sullo sfondo un messaggio sempre importante e valido: “abbiamo voluto ribadire che la sicurezza non è un costo, ma un vero motore di crescita per le imprese italiane”.
Difficile affrontare tutti questi scenari di sviluppo, e più in generale un mercato del digitale che non si può mai definire tranquillo, se non si è ben strutturati e solidi. Così Stefano Bossi può giustamente sottolineare la crescita sia economica (un +50% del fatturato in tre anni, tra il 2022 e il 2024) sia infrastrutturale del Gruppo VEM (con nuove sedi e un nuovo data center in arrivo per Neen). E non guasta che l'azienda possa contare su un numero di dipendenti in deciso aumento, con una età media relativamente bassa (circa 38 anni) e un turnover molto contenuto (meno del 6%).

Su questa solidità il Gruppo VEM può costruire una crescita organica in cui i tasselli fondamentali - tecnologie, soluzioni, piattaforme, servizi - sono (quasi) tutti sviluppati e gestiti in casa e possono essere adattati in funzione di quello che effettivamente chiedono i clienti. Un fattore non da poco perché, spiega Bossi, "Per affrontare le nuove complessità non esiste una strada univoca, bisogna mettere a fattor comune le skill e le tecnologie di gruppo per fare innovazione su misura e in modo concreto. E qui il fatto che la tecnologia abilitante dei servizi del Gruppo VEM sia del Gruppo VEM stesso fa la differenza rispetto a chi usa tecnologie terze, che di fatto non conosce e non controlla in profondità".
Grazie al suo bagaglio tecnologico, VEM Sistemi vede a questo punto varie possibilità di sviluppo del mercato. "Sicuramente nell'ambito del cloud distribuito - spiega innanzitutto Bossi - perché grazie a Neen offriamo un portafoglio di soluzioni che prima non avevamo. Gli interlocutori sono in parte quelli che già conosciamo, ma lo spazio di crescita è ancora molto ampio". Come lo è in ambito cybersecurity e per l'area data center, che vive di progetti complessi come quello realizzato con BPER.
VEM punta in ogni caso a una crescita sostenibile del suo business, senza puntare su picchi che poi è improbabile confermare o su quelle grandi commesse che portano fatturato ma non una vera crescita. Altrettanto sostenibile vuole essere la crescita geografica: "Nella nostra storia, quando abbiamo aperto una nuova sede è perché avevamo consolidato l'esistente ed era giusto cominciare anche altrove". Oggi la priorità è consolidare la sede di Roma che, causa pandemia ha avuto uno sviluppo più lento rispetto a quanto ipotizzato. Ma VEM un "salto" geografico in più l'ha fatto: l'avvio di un NOC/SOC presidiato H24 basato in Albania, i cui servizi sono una evoluzione di quelli già erogati in reperibilità dall'Italia. Le risorse sono formate direttamente presso VEM Sistemi e l'investimento complessivo sarà importante. Anche perché, potenzialmente, costituirà la base per altri sviluppi anche nel Sud Italia. D’altronde guardare sempre al futuro serve per non perdere lo slancio, il “momentum”, che si è conquistato.