Tappa parigina a metà ottobre dell’evento by Broadcom: si punta a ridefinire il private cloud come modello operativo capace di unire agilità, sicurezza e governance anche per supportare le spinte crescenti verso l’AI privata
Parigi - È un formato più snello quello scelto da VMware, ormai da tempo sotto il cappello Broadcom, per sostituire l’edizione europea dell’evento Explore. E così, quello che da una decina d’anni era un appuntamento irrinunciabile dell’autunno barcellonese, si è trasformato in un evento itinerante che ha toccato alcune città europee col nome appunto di VMware Explore On Tour. La tappa parigina di metà ottobre ha riunito clienti, partner e sviluppatori alla Maison de la Mutualité, storico palazzo Art Decò sulla Rive Gauche, tra la Sorbona e l’Orto Botanico, sicuramente più suggestivo dei funzionali quanto asettici e dispersivi padiglioni della Fira Gran Via di Barcellona.
Sia come sia, i contenuti non sono mancati: in gran parte ricalcati, come è giusto che sia, su quelli di VMware Explore 2025 di fine agosto a Las Vegas, sono stati introdotti alla vasta platea degli oltre mille partecipanti da Joe Baguley, CTO Emea di Broadcom, e hanno visto i riflettori puntarsi soprattutto su VCF 9.0, ovvero la versione più recente della piattaforma VMware Cloud Foundation, che nelle parole dell’azienda ha tutto quello che serve alle imprese oggi per rendere davvero possibile scegliere il cloud privato al posto di quello pubblico.

“Abbiamo condotto un sondaggio all’inizio di quest’anno, coinvolgendo oltre 1.800 professionisti IT in molti Paesi del mondo, e il risultato è stato chiarissimo: private cloud”, esordisce Joe Baguley, ricordando che “abbiamo abbondantemente utilizzato il cloud pubblico, ma la maggior parte del nostro futuro sarà costruita sul cloud privato, perché oggi servono soluzioni solide, che permettano di mantenere il controllo sui nostri dati e di operare nel rispetto delle normative e delle esigenze infrastrutturali, garantendo allo stesso tempo la massima efficienza”.
È anche per questo, prosegue Joe Baguley, che nel sondaggio “oltre il 90% delle aziende ha dichiarato di fidarsi del cloud privato, mentre 7 su 10 hanno già spostato o stanno pianificando di spostare alcuni workload: se non è il caso di parlare di grande esodo dal cloud pubblico verso quello privato, è però un fatto che sia in atto una ricerca dell’equilibrio giusto, ovvero di mettere il workload giusto nel posto giusto, perché è indubbio che oggi alcuni carichi di lavoro sono nel posto sbagliato, quando il posto giusto per questi sarebbe il cloud privato”.
Sullo sfondo, rimane la sfida di sempre: “i team IT si trovano a gestire i sistemi di computing, networking e storage come silos”, sottolinea Joe Baguley, spiegando che “anche noi al nostro interno, negli ultimi 18 mesi abbiamo abbattuto i silos nell’ambito R&D, riorganizzandoci completamente e rendendo VMware Cloud Foundation il nostro prodotto guida, lavorando su un’integrazione completa. Il risultato di questo impegno è VCF 9.0, una vera piattaforma software-defined capace di eseguire tutti i carichi di lavoro applicativi, con computing, networking e storage perfettamente integrati intorno a un unico obiettivo: essere la piattaforma di riferimento per il cloud privato. Ma soprattutto l’abbiamo resa estremamente semplice da implementare, quasi plug-and-play, e oggi i nostri clienti ci dicono che il cloud privato, con VCF, eguaglia il cloud pubblico nei tre ambiti più critici: sicurezza, costi e controllo”.

Spetta a Krish Prasad, Senior vice president and general manager della divisione VMware Cloud Foundation di Broadcom, entrare nel dettaglio delle novità di VCF 9.0. E lo fa partendo dalle origini di VMware, che vent’anni fa parlava di virtualizzazione: “un’innovazione che aveva aperto la strada al cloud computing moderno, mentre oggi l’obiettivo è altrettanto ambizioso: trasformare tutti i data center in modelli operativi di cloud privato”. Che vengono appunto gestiti da VMware Cloud Foundation, “la piattaforma software-defined che integra computing, networking e storage in un unico ambiente capace di eseguire applicazioni di ogni tipo, tradizionali, cloud-native o basate su AI”, spiega Krish Prasad, evidenziando che VCF offre strumenti di automazione, gestione su larga scala e governance completa, mantenendo al centro il motore ESX, sinonimo di sicurezza, scalabilità e compliance.
La nuova versione VCF 9.0, sintetizza Krish Prasad, ha “oltre 500 funzionalità nuove ed è il risultato di anni di lavoro e di milioni di ore di sviluppo, configurandosi come una piattaforma completa e pronta a guidare la prossima evoluzione del cloud privato”. Ci ha invece pensato Chris Wolf, Global Head of AI and Advanced Services, VMware Cloud Foundation Division di Broadcom, a illustrare ulteriormente in dettaglio le novità, delle quali ImpresaCity aveva già raccontato in occasione dell’evento di Explore 2025.
La densa giornata di Explore On Tour ha visto anche la presenza sul palco della testimonianza del cliente ADP, Aeroports de Paris, che gestisce i due principali aeroporti parigini, ovvero il Charles De Gaulle e Orly, e che ha raccontato l’esperienza dell’uso della VMware Cloud Foundation. Di matrice francese, ça va sans dire, anche l’intervento di Olivier Breton, VP Sales for France, Benelux and Middle East and Africa di OVHcloud, che ha illustrato la posizione del noto provider sull’attualissimo tema della sovranità dei dati.
Mario Derba di Broadcom
Ma anche se giustamente va tenuto in debita considerazione il fatto che l’evento era ospitato a Parigi, è anche vero che non di sola Francia si vive, e infatti durante Explore On Tour c’è stata l’occasione per una declinazione degli annunci nel contesto italiano con Mario Derba, Managing Director, Italy, and Area Sales Lead Iberia & Italy di Broadcom, e con Claudia Angelelli, Manager Solution Engineering di Broadcom.
“L’on premise is back perché i clienti si sono accorti che costi, sicurezza e compliance non viaggiano insieme al cloud pubblico”, esordisce Mario Derba, nell’evidenziare come le aziende stiano riscoprendo il valore del cloud privato: “non si tratta di un ritorno al passato, ma di una nuova fase del cloud, dove flessibilità, sicurezza e governance sono le parole chiave. I clienti si sono accorti che i modelli full public cloud non sempre garantiscono il controllo necessario sui costi, sulla compliance normativa e sulla protezione dei dati, temi oggi centrali anche per via dei nuovi carichi di lavoro legati all’AI”.
Non a caso, secondo il report “Private Cloud Outlook 2025”, citato nel keynote di Joe Baguley e richiamato da Mario Derba, il 90% delle imprese prevede di spostare una parte significativa dei propri workload sul cloud privato. Molte di loro, infatti, stimano di sprecare tra il 25% e il 75% della spesa in cloud pubblico, spesso a causa della mancanza di controllo sui costi e della difficoltà di gestione multicloud.
Claudia Angelelli di Broadcom
È qui che si innesta VMvare Cloud Foundation 9.0, proponendosi come punto di riferimento del private cloud, con una piattaforma unificata completamente ripensata, capace di combinare l’agilità e la scalabilità del cloud pubblico con la sicurezza e il controllo tipici dell’on-premise. L’idea, ribadisce Claudia Angelelli, è quella di superare i diversi silos dei sistemi di storage, networking e computing spesso separati e difficili da coordinare, offrendo una gestione integrata “end-to-end” di tutti i componenti, compresi anche sicurezza e automazione, all’interno di un’unica console.
Però attenzione: “il cloud privato non è un ambiente fisico ma è un modello operativo nuovo, ed è questo il tassello importante che stiamo condividendo, aiutando i nostri clienti a implementarlo, perché senza il cambiamento di modello operativo all'interno dei processi del cliente la tecnologia rimane limitata”, avverte Claudia Angelelli, sottolineando che “con VCF 9.0 arriva anche una componente importante di ottimizzazione: fino alla versione precedente vi erano tante dashboard, ognuna dedicata a un compito, come operation o automation, ma adesso la piattaforma è effettivamente unificata con dashboard unificate strumenti avanzati di monitoraggio dei costi, funzionalità di forecasting e un modello di sicurezza Zero Trust esteso a tutti i livelli, oltre che automazione, containerizzazione e gestione intelligente delle risorse GPU per supportare i workload AI. Detto questo, rimane sempre fondamentale che il cliente ristrutturi anche il modello operativo, analogamente a quanto abbiamo fatto noi al nostro interno”.