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Una Oracle sempre più aperta per spingere l’AI

Il carattere intrinseco dell’intelligenza artificiale richiede ai vendor di aprire protocolli e tool di integrazione e di ampliare il canale degli sviluppatori.

Tecnologie AI

Dal recap dell’ultima edizione dell’AI World di Las Vegas con i manager italiani ne esce una Oracle necessariamente più “aperta” a quelle che una volta si chiamavano terze parti e ora si definiscono più elegantemente partner (tecnologici). Una necessità, visto il carattere tipico della tecnologia inevitabilmente protagonista, l’intelligenza artificiale. D’altronde, l’evento Oracle si chiama oggi AI World, segno indiscutibile che l’AI è la leva di vendita prioritaria per nuovi progetti, che magari Oracle vorrebbe estendere almeno a una fascia media del mercato, e per l’upselling sugli storici.

L’Intelligenza Artificiale ha trasformato profondamente l'azienda in breve tempo e si prevede che cambierà il mondo – ricorda Carlota Alvarez, AD Oracle Italia -. Il fondatore, Larry Ellison, ha affermato dal palco di Las Vegas che questa rivoluzione sarà persino più pervasiva e più importante di quanto non sia stato l'avvento di Internet nel mondo Enterprise vent'anni fa”.

Oracle non fa altro che allinearsi al pensiero comune a tutti i grandi vendor di tecnologia, salvo poi differenziarsi. Tutti i manager dell’azienda hanno evidenziato che l'AI di Oracle è “integrata e nativa” in tutto lo stack tecnologico: dal database alle applicazioni. Ciò permetterebbe alle aziende clienti un'esperienza intuitiva, immediata, fluida. Perché Oracle è e rimane una data company, dunque si vuole distinguere per essere “vicino ai dati”, evitando processi di migrazione complessi e costosi.

600 agenti AI in un anno

Integrata e nativa, cosa significa? Essenzialmente tecnologicamente trasparente all’utente, al servizio di una necessità specifica - 400 agent sviluppati in un anno finora, con previsione di arrivare a 600 entro la fine -. Ma anche una AI senza problemi di sicurezza e di governance, proprio perché agisce direttamente sulle fonti dati, e ci aggiungiamo anche “sovrana”.

Giovanni Nubile, Country Leader di Oracle per le Applications per le aziende private sottolinea una svolta importante, benché necessaria: “Oracle si sta aprendo sempre più, collaborando con terze parti e altri provider di intelligenza artificiale presenti nel marketplace e partner”.

Nonostante i partner abbiano avuto sempre un ruolo per Oracle, parliamo di svolta perché sembra che la parolina magica sia nominata decisamente più spesso. Canale sì, dunque, ma quale? Le collaborazioni con i nomi mondiali dell’integrazione e i grandi system integrator italiani non si toccano, anzi, ma a queste si aprirebbero partnership con profili locali ben selezionati.

Cercasi partner di sviluppo

Si fa riferimento soprattutto a ISV e integratori applicativi specializzati nell’AI competenti e certificati in grado di produrre codice e integrazioni. Serve codice proprio perché l’ambiente Oracle si apre.

Apertura, per esempio, all’utilizzo di un ampio numero di LLM. Li cita Luca Vellini, Country Leader per il Cloud Applicativo per la PA: “Tramite le applicazioni Oracle, i clienti avranno accesso ai migliori LLM, come Cohere, Meta, Anthropic, Grock, LLMOps e OpenAI” tra gli altri.

Oracle sta rafforzando il suo ruolo di fornitore di tecnologie aperte – ripete Andrea Sinopoli, vicepresidente Technology responsabile del Cloud Infrastrutturale (OCI) - evidenziato dall'espansione del marketplace, dall'introduzione della nuova Data Platform e dalle partnership multicloud. Perché l’apertura facilita l'interoperabilità e l'adozione flessibile delle tecnologie da parte dei clienti”. Sinopoli aggiunge all’openness altri due asset differenzianti: “Performance, scalabilità e l’immutato DNA B2B”.

Ma il vero vantaggio competitivo si realizzerà quando le aziende arricchiranno i modelli di apprendimento LLM con i loro dati privati in un ambiente unico e protetto. Da qui la narrazione AI for Data, che illustra Mario Nicosia, vicepresidente per la Technology e responsabile della DB platform e multicloud.

AI for Data – chiarisce Nicosia - significa portare l'Intelligenza Artificiale vicino al dato. Per maggiore sicurezza, maggiori performance e maggiore semplicità di utilizzo”, il tutto grazie all’interoperabilità e agli standard aperti.

Qualche novità sostanziale

Entrando nello specifico delle novità, si nomina il Vector Search per l’individuazione delle informazioni comprese in un contenuto, lo stesso utilizzato dagli algoritmi di Generative AI. Va da sé che l’approccio di Oracle abbraccia in toto il paradigma Retrieval-Augmented Generation (RAG) - il processo di ottimizzazione dell'output di un modello linguistico di grandi dimensioni - per incrociare l’elaborazione proveniente dagli LLM con i risultati forniti dai database relazionali.

Per la sicurezza del dato, Oracle introduce il Profile Agent, che garantisce che l'interrogazione dei dati tramite LLM sia limitata solo alle informazioni visibili per l'utente che sta interrogando. Mentre, per l’interoperabilità, Oracle adotta il formato Apache Iceberg, ritenuto sufficientemente affidabile nonostante qualche limite.

Aggiunge Lanfranco Brasca, Direttore del Cloud Engineering e responsabile del team presales: “l’adozione di protocolli aperti come Apache Iceberg è cruciale per il time to market richiesto dal business, permettendo al cliente di capitalizzare gli investimenti e usare l'Autonomous Database come elemento pivotale di un data lake allargato”. Il manager, poi ha ricordato che i nuovi servizi includono un catalogo integrato per monitorare i dati, assicurando che agli algoritmi siano forniti solo dati di alta qualità.

Infine, ci devono essere novità anche per il pricing, perché gli accordi con i partner tecnologici non sono certo money free, ma tutti i partecipanti ci devono guadagnare. Per esempio, c’è il Multicloud Universal Credit, il credito unico da utilizzare su tutte le piattaforme supportate dalle tecnologie Oracle (OCI, Google, AWS, on-premise). Ma, in generale, dal punto di vista delle variazioni sul pricing, poco si strappa dai manager Oracle. Vero è che da sempre l’offerta è flat, a canone, per un determinato segmento d'offerta che può comprendere l’utilizzo di “molti” AI agent, la scelta degli ambienti cloud e degli LLM, ma è difficile capire cosa succede rispetto alla scalabilità dei costi. Pensiamo alle nuove necessità di elaborazione e storage, per esempio, all'utilizzo di componenti aggiuntivi non previsti dai pacchetti standard e tutta la necessaria attività di sviluppo, personalizzazione e integrazione, che dovrebbe essere il vero margine del partner di canale.

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