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HPE, lo sviluppo passa anche dall’Italia

In un incontro a tutto campo, il numero uno per il nostro Paese di Hewlett Packard Enterprise fa il punto su strategie e programmi, che vedono in primo piano anche 5G, AI e supercomputing

Tecnologie

Parte dai fondamentali macroeconomici del mercato italiano l’analisi di Claudio Bassoli, Presidente e Amministratore Delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia da poco più di due anni nel fare il punto a inizio aprile sulle strategie e i programmi dell’azienda nel nostro Paese. Richiamando i recenti dati Assinform-Assintel, che parlano di un mercato ICT 2023 vicino agli 80 miliardi di euro, in aumento del 2,1% per cento rispetto all’anno precedente, Bassoli parla di “un anno estremamente effervescente, che si sta confermando anche nei primi mesi di quest’anno. Se poi guardiamo alle proiezioni che indicano una crescita del 3,8% per il 2024, del 4,8% nel 2025 e del 5% nel 2026, c’è di che essere fiduciosi. E questo vale soprattutto per noi che facciamo parte di una multinazionale: sappiamo bene come le multinazionali investano nei mercati in crescita”.


Investimenti continui

E in effetti anche la filiale italiana di Hewlett Packard Enterprise continua a investire decisamente, focalizzandosi in particolare su Edge, Intelligenza Artificiale, Supercomputing e Private 5G. Proprio a quest’ultimo riguardo, c’è stata nell’estate 2023 l’acquisizione della società italiana Athonet, che è tra i leader nel campo del Private 5G.

La scelta di acquisire è stata presa in base alle competenze e alle capacità che hanno dimostrato le 120 persone del team di Athonet, che ha sede alle porte di Vicenza e uffici a Parigi, Londra, Madrid e negli Stati Uniti”, sottolinea Bassoli, spiegando che “l'obiettivo è quello di raddoppiare il numero di persone nel più breve tempo possibile: siamo sulla buona strada, perché da giugno a oggi siamo riusciti ad assumere 50 persone. E se la ricerca e sviluppo verrà mantenuta a Vicenza, abbiamo aperto anche a Cernusco su Naviglio, alle porte di Milano, presso il nostro quartier generale italiano, e quindi in questo momento la ricerca e sviluppo del 5G a livello mondiale di HPE è principalmente a Vicenza ma abbiamo anche una serie di persone che fisicamente risiedono a Cernusco”.

In sostanza, fa notare Bassoli non senza una punta di giusto orgoglio, “l'Italia è al centro di una piattaforma, quella del Private 5G, di cui teoricamente qualunque tipo di azienda ha bisogno, e questo rappresenta un'opportunità di rilievo per il Paese, con i nostri giovani che possono occuparsi di tecnologie leading edge, grazie anche alla serie di alleanze che abbiamo formato con le università italiane”.


Edge-to-cloud connesso

L’idea alla base dell’acquisizione della società vicentina, che ha oltre 15 anni di esperienza nelle reti cellulari 4G e 5G, è quella di potenziare l’offerta connected edge-to-cloud: l’integrazione delle tecnologie Athonet consentirà ad HPE di fornire funzionalità di rete privata per le imprese all’interno del portfolio di soluzioni di connettività di HPE Aruba. Non solo: oltre a essere prevista una connessione con le sperimentazioni in ambito 6G di HPE, le tecnologie Athonet potrebbero avere un riflesso anche nella prossima integrazione di Juniper Networks, di cui è stata recentemente annunciata l’acquisizione da parte di HPE. Su quest’ultima operazione, il cui processo è ancora in corso, Claudio Bassoli non si sbottona più di tanto, limitandosi all'ufficialità: “mi auguro che per fine anno fiscale o fine anno solare, come ha detto il nostro CEO e Presidente a livello mondiale Antonio Neri, Juniper possa essere totalmente integrata”.

Il supercomputing per Eni

Rimanendo sempre in Italia ma sempre con rilevanza mondiale, Bassoli illustra nel dettaglio lannuncio di febbraio relativo all’accordo con Eni per la realizzazione di un supercomputer di nuova generazione, l’HPC6. “Già da alcuni anni collaboriamo con Eni in ambito High Performance Computing, ma questa volta siamo autorizzati a rendere pubblici i dettagli, anche in relazione alla rilevanza del progetto”, rivela Bassoli, spiegando nel dettaglio che HPC6 “avrà come velocità di picco più di 600 milioni di miliardi di operazioni al secondo, e questo darà a Eni non solo la possibilità di essere ai vertici delle classifiche sui supercalcolatori, ma soprattutto quella di apportare grandi vantaggi nella ricerca scientifica, per quanto riguarda le energie alternative e le applicazioni di intelligenza artificiale tradizionale o generativa. Non solo: penso che sia anche un valore rilevante per il nostro Paese enorme, perché un supercalcolatore di questa capacità potrà attirare talenti italiani, quindi tenerli in Italia, ma talenti anche dall'estero, perché di macchine di questa portata ce ne sono ben poche”.


A tutto supercalcolo

Quello per Eni è solo uno dei fronti in cui HPE è impegnata a livello supercomputing: “negli ultimi dieci anni abbiamo acquisito le realtà più importanti nell'ambito del supercalcolo e oggi siamo il numero uno a livello mondiale, per esempio con la macchina Frontier, negli Stati Uniti, che ha una capacità di 1,1 miliardi di operazioni al secondo. Stiamo già installando la macchina, diciamo, che si chiamerà El Capitan, che farà 2.2 miliardi di miliardi di operazioni al secondo. Questa macchina sarà sempre per il governo degli Stati Uniti e ovviamente potrà risolvere problemi di complessità superiore a quella di Frontier”, racconta Bassoli.

Non solo, aggiunge Bassoli: “la nostra leadership è anche nell’avere le macchine più potenti per l'applicazione dell'intelligenza artificiale, sia tradizionale sia generativa, di cui siamo in grado di mettere insieme le quattro componenti, ovvero CPU, GPU, networking e storage: alcuni sono nostri, altri sono di partner, da Intel a AMD a Nvidia. Per esempio, il nostro networking estremamente performante è alla base dei supercalcolatori più potenti al mondo, così come lo sono le nostre soluzioni di storage A1000”.

Il fronte del software

Gli investimenti di HPE riguardano anche l’area software, con particolare attenzione a tre ambiti: le funzionalità per l’acquisizione dati, con l’acquisizione di Pachyderm, le soluzioni per creare modelli, con l’acquisizione di Determined AI, e l’inferenza, che viene gestita anche in partnership con altri con software open source. Un altro sviluppo nell'intelligenza artificiale è tramite una partecipazione con il partner europeo Aleph Alpha, che “ha un motore di intelligenza artificiale generativa chiamato Luminos, il più potente in Europa e uno dei più potenti al mondo, con più di 300 miliardi di connessioni, che soprattutto prevede che lo sviluppo e l'accelerazione dei modelli si possa fare con i dati a casa del cliente, e questo è un aspetto fondamentale a livello di riservatezza del dato”, spiega Bassoli.

La carica dei 5000

Infine, ricordando che la missione di HPE è quella di supportare la trasformazione digitale in tutti i segmenti, dalle PMI all’ambito enterprise, senza ovviamente dimenticare la Pubblica Amministrazione centrale e locale, Claudio Bassoli ha ribadito l’importante contributo del canale alla strategia di go-to-market dell’azienda, con una rete che in poco tempo è passata da 3600 a 5mila partner.

In Italia, spiega Bassoli, “portiamo innovazione al 99% sempre assieme a qualche partner. Si va dai grandi system integrator internazionali ai tantissimi partner locali, di cui la maggior parte lavora sulle piccole e medie imprese, che per noi è importantissimo come settore di business e dove la filiale italiana ha fatto scuola a livello mondiale, sviluppando negli ultimi anni modelli di go to market che poi sono stati esportati in tutto il mondo. Anche nella PA operiamo con i partner nazionali, che spesso hanno specializzazioni peculiari in ambiti quali per esempio la PA centrale o la Sanità".

In sintesi,“operiamo in due modi: o portando al mercato il portafoglio delle soluzioni, oppure con soluzioni specifiche per segmenti, come la cybersicurezza, il disaster recovery, la protezione del dato o la connettività, e continuiamo ogni trimestre a sfornare soluzioni pacchettizzate molto apprezzate dalle piccole e medie imprese e dai partner, in quanto vanno sul mercato in modalità as a Service sotto il cappello HPE Greenlake, che ha avuto negli ultimi tre anni un grande sviluppo grazie anche al fatto che possiamo proporre alle PMI soluzioni sofisticate con costi che sono alla loro portata, visto che si paga ciò che si utilizza”, conclude Claudio Bassoli.

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