Il Gruppo capitanato da Alberto Ghisleni si propone sempre più come interlocutore trasversale per i percorsi di digitalizzazione delle imprese, rispondendo alla loro esigenza di semplicità
La figura del system integrator è profondamente cambiata in questi ultimi anni, in particolare in nazioni come l'Italia, dove una buona fetta delle imprese utenti non ha tutte le competenze che servono per introdurre efficacemente al proprio interno le nuove tecnologie IT. Man mano che queste tecnologie si sono fatte sempre più complesse, necessarie e pervasive, attraverso la digitalizzazione, è cresciuta da parte delle imprese la domanda di partner affidabili in grado di affiancarle in un cammino non solo nuovo, ma potenzialmente anche molto lungo e decisamente trasformativo.
Una domanda che si è rivolta naturalmente verso i system integrator, gli unici in grado di offrire competenze sia tecnologiche, sia legate ai mercati verticali e ai territori. A patto, ovviamente, che i system integrator coinvolti abbiano le spalle abbastanza larghe e continuino a rafforzarle. In Italia una realtà di questo genere è certamente WeAreProject, meglio nota per diversi anni come Gruppo Project. Un operatore cresciuto sia organicamente sia per acquisizioni, in modo da coprire le principali esigenze - e sono molte - che una azienda italiana può avere nel campo della Trasformazione Digitale. Esigenze che continuano ad ampliarsi e a farsi più profonde.
L'esigenza di avere a disposizione competenze e servizi a tutto tondo è, in pratica, ben evidente. Come si risponde a questa esigenza è l'elemento strategico che sta facendo la differenza sul mercato, e non solo in Italia. Come spiega Alberto Ghisleni, fondatore e CEO di Project Informatica, per WeAreProject l'obiettivo dichiarato "È formare un Gruppo che possa seguire i clienti nella loro digitalizzazione, in maniera più completa di quanto possono fare altri gruppi concorrenti. E con un grosso sforzo di integrazione, in modo che i clienti ci vedano come un’unica interfaccia per tutte le loro necessità. Per fare un paragone tecnologico, in un certo senso vogliamo 'virtualizzare' tutte le loro necessità tecnologiche, risolvendole in maniera integrata".Alberto Ghisleni, fondatore e CEO di Project Informatica
Questo soprattutto perché oggi la complessità dell’IT è tale che le aziende utenti hanno bisogno di delegarla a un partner unico che se ne faccia carico in modo trasversale. Ecco perché la verticalizzazione spinta delle proprie competenze e degli ambiti di intervento sta diventando, spesso, un fattore limitante e non di forza. La velocità nell'evoluzione delle tecnologie e nel modo in cui si possono applicare fa sì che solo le grandi aziende utenti, e a volte nemmeno quelle, abbiano modo di fare scouting di prodotti e soluzioni e, poi, di gestirle in una visione sia tattica, di breve periodo, sia strategica, a lungo termine e in sinergia con gli obiettivi di business.
Al gran numero delle aziende "normali" serve invece semplificazione, che oggi si traduce soprattutto nell'avere un unico punto di contatto per, ragionevolmente, tutte le principali esigenze. "Alcuni possono considerare questo approccio come generalista - commenta in questo senso Ghisleni - dando al termine un'accezione negativa. Non siamo generalisti, ma per noi riuscire a fungere da single point of contact è molto importante: cosa che risulta più complessa per un operatore molto verticale. Ad esempio, abbiamo avuto aziende clienti sotto attacco informatico a cui abbiamo ovviamente dato supporto di cybersecurity, ma abbiamo anche offerto risorse e servizi sistemistici che hanno permesso loro di ripartire velocemente. E che un operatore puro di sicurezza non avrebbe dato".
La visione integrata di WeAreProject nasce e si sviluppa sin dai primi passi del Gruppo. Diventa una direttrice chiara e chiave soprattutto quando, racconta Ghisleni, "Project era diventata un corporate dealer importante ma non aveva la possibilità di investire in tutte le nuove tecnologie sul mercato e di sviluppare la massa critica utile per rivolgersi al mercato midmarket di fascia alta. Le cui aziende, peraltro, avranno sempre meno la possibilità di avere al proprio interno il personale e le competenze tecnologiche necessarie alla digitalizzazione, quindi, affideranno sempre più la gestione della loro infrastruttura a società come la nostra".
Attenzione però a non ridurre il ruolo del system integrator a quello di supermarket tecnologico. Tecnologie e skill vanno sempre sostenuti da una visione: "La sfida - sottolinea Ghisleni - non è solo essere grandi e acquisire competenze: è anche saperle orchestrare, e da questo punto di vista il system integrator oggi diventa anche uno skill integrator. Proprio saper integrare competenze e tecnologie diventa il valore aggiunto che permette di affrontare i grandi progetti, anche a livello internazionale".Giuseppe Costa, COO di WeAreProject
Che un nuovo scenario tecnologico spinga i system integrator verso una sorta di selezione naturale lo conferma anche Giuseppe Costa, COO di WeAreProject. "L’evoluzione dei system integrator - spiega - è costante e continua. Anche perché, e oggi lo si percepisce chiaramente, per far fronte alle esigenze sempre nuove dei clienti e per stare al passo col mercato servono sia una certa massa critica sia la capacità di fare investimenti anche importanti. Negli ultimi anni il livello si è alzato: per avere tutte le competenze che servono ad affrontare le esigenze sempre più complesse dei clienti, aggregarsi diventa quasi una scelta automatica". WeAreProject ha intrapreso questa strada da circa due anni e mezzo e intende continuare lungo un percorso di crescita che va sia per linee interne sia per linee esterne, sondando costantemente le opportunità del mercato.
Essere un gruppo in crescita permette tra l'altro di presidiare meglio e direttamente il territorio, una caratteristica che le imprese utenti ancora cercano molto nei partner che devono accompagnarle e, spesso, assisterle in momenti anche delicati della loro operatività.
"La vicinanza fisica al cliente è ancora un elemento essenziale - conferma Giuseppe Costa - non solo perché il business lo si costruisce con i clienti, alla fine, ma soprattutto perché la vicinanza permette di comprendere appieno le caratteristiche e le necessità di ciascun territorio, identificando quali tecnologie e servizi è più opportuno proporre alla clientela locale. Che spesso, non dimentichiamolo, vuole essa stessa partner che esprimano una sorta di 'identità territoriale' comune. Una base sulla quale è più immediato costruire relazioni solide nel tempo. Ovviamente, poi, la vicinanza fisica al cliente diventa un vantaggio concreto quando si vuole gestire il cliente continuativamente per qualsiasi problematica di servizio e fornitura, intervenendo direttamente nei casi che lo richiedono".
La logica di WeAreProject è però più ampia. In un certo senso è "glocal", volendo usare il termine che una volta andava di monda per sposare il presidio locale con una strategia anche globale. Una visione ampia resa possibile anche dal fatto che dal 2020 è stata accelerata la logica di espansione con un occhio di riguardo all’ambito internazionale.