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Il Consorzio Italia Cloud interroga la politica

Lettera aperta del Consorzio Italia Cloud alle forze politiche in lizza il 25 settembre: che farete per favorire gli operatori italiani del cloud?

Cloud

Il Consorzio Italia Cloud non è nuovo a posizioni che si potrebbero definire diplomaticamente "nette" a favore dell'ecosistema nazionale del cloud. Di recente ha, ad esempio, criticato il ministro Colao per la sua (presunta) predilezione per i grandi hyperscaler. Ora guarda in avanti - al futuro Governo italiano del dopo-elezioni - e smuove le acque per capire cosa la politica intenda fare a favore della "nuvola" italiana.

Perché il cloud resta certamente la base tecnologica indispensabile per favorire la modernizzazione delle infrastrutture digitali italiane. "Non è una semplice infrastruttura - sottolinea il Consorzio - ma un punto cardine di un Paese che vuole digitalizzare le proprie capacità organizzative e decisionali". L'adozione del cloud è quindi doverosa e va anzi accelerata. ma "preservando la nostra capacità di controllo delle informazioni che saranno depositate nel cloud, essendo di interesse strategico nazionale".

E qui, secondo il Consorzio, siamo lontani da una condizione ideale. "Le procedure attivate dal Governo uscente ci appaiono insufficienti ad assicurare la reale autonomia e sovranità del sistema Italia, sia nelle infrastrutture previste che nella loro gestione che ne conseguirà", si spiega. Perché i cloud degli hyperscaler globali ovviamente si svilupperanno nelle direzioni che questi ultimi valuteranno più vantaggiose per loro, non in funzione delle necessità italiane.

Nel frattempo, il patrimonio di competenze e di esperienze cloud che stanno sviluppano gli operatori italiani viene - è la posizione nota del Consorzio - sostanzialmente trascurato dalle politiche nazionali di selezione dei servizi cloud. Mentre invece sarebbe in linea con le esigenze della PA italiana, centrale come locale.

Ora che il Governo cambierà, il Consorzio Italia Cloud vuole conoscere la posizione delle varie forze politiche su tre temi: le possbili misure a sostegno dell’industria italiana del cloud, il riconoscimento degli operatori locali, il problema del costo dell'energia.

Il primo tema è lo stesso sotteso dal "caso Colao": il mercato globale dei servizi cloud è "concentrato e oligopolista", bisogna fare in modo di compensare questo sbilanciamento a favore dei grandi nomi americani. Se non lo si è potuto fare prima per la fretta di mettere in atto il PNRR, concede in qualche modo il Consorzio, va comunque fatto d'ora in poi. Con una nuova "gestione strategica della commessa pubblica" che valorizzi e promuova le competenze locali.

Il secondo tema è collegato al primo ma è anche meno immediato. L'Italia - è l'idea del Consorzio - non sta facendo abbastanza per proteggere la propria "data economy", perché sta lasciando i dati delle imprese nazionali in mano a operatori esteri. Altri Stati europei stanno facendo il contrario: si riappropriano della propria data economy stimolando la crescita degli operatori cloud locali. Anche qui, la politica può cambiare direzione.

Infine, gli operatori cloud italiani devono affrontare - come qualsiasi impresa - il problema del costo dell'energia. Ma non possono essere trattati alla stregua di una qualsiasi altra generica azienda perché i loro processi sono particolarmente energivori. Se da un lato - giustamente - si stimolano le PA a passare al cloud, con innegabili vantaggi, dall'altro bisogna anche fare in modo che gli operatori cloud nazionali non crollino sotto il peso economico di questo maggior carico.

Nella foto di apertura: Michele Zunino, Presidente del Consorzio Italia Cloud

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