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Ufficiale: Broadcom acquista VMware

Broadcom mette sul piatto 61 miliardi di dollari e prende VMware, in un connubio hardware-software che guarda al futuro

Cloud

Sembrava una acquisizione improbabile, invece si è concretizzata poco dopo le prime voci. Broadcom, che ha un suo consistente portafoglio software ma che è nota soprattutto in campo hardware, prende VMware mettendo sul piatto 61 miliardi di dollari in "cash" e azioni. Un esborso che diventa persino più corposo, se consideriamo che l'acquirente si addossa anche otto miliardi di debito netto. Somme importanti: la fusione Dell-EMC, che fece grande scalpore, non era molto lontana da questa.

Sono somme che si giustificano con una visione di prospettiva che va oltre l'aver conquistato una delle principali imprese del mondo IT. Nelle parole di Broadcom: "il pioniere delle tecnologie di virtualizzazione" che "ha trasformato il computing x86 server-based". VMware diventa gioiello della corona Broadcom, certamente. Ma anche la base su cui costruire un nuovo sviluppo tecnologico e di business. Broadcom, d'altronde, con questa acquisizione è diventata una società con un nuovo equilibrio: metà hardware e metà (per la precisione 49% in fatturato) software.

Il lato software di Broadcom assume giustamente il marchio VMware. A parte i dettagli formali (è il Broadcom Software Group che cambia nome in VMware) di fatto VMware acquista le piattaforme che Broadcom già aveva. Ossia la parte infrastrutturale assorbita con CA Technologies e quella per la cyber security ricavata da Symantec. Questa combinazione permette, nelle intenzioni, di offrire ai clienti enterprise tutto ciò che serve per eseguire, gestire e mettere in sicurezza le loro applicazioni. In ambienti che vanno dal data center all'edge computing passando per le varie forme possibili di (multi)cloud.

Hock Tan, Presidente e CEO di Broadcom, nei suoi commenti sottolinea questo ruolo infrastrutturale: Broadcom vuole presentarsi come una delle principali "infrastructure technology company", spiega. Il messaggio chiave è probabilmente proprio questo, anche se - comprensibilmente - i commenti di Raghu Raghuram, attuale CEO di VMware, e di Tom Krause, oggi Presidente del Broadcom Software Group, virano più verso la componente "enterprise software" delle loro società e della futura VMware.

Hock Tan però porta indirettamente l'attenzione su un punto essenziale: è praticamente sicuro che qualsiasi grande azienda stia già utilizzando prodotti sia Broadcom sia VMware. Broadcom fa componenti hardware per computing, storage e networking. VMware fa le piattaforme che virtualizzano e gestiscono queste tre anime dell'IT.

Fior di analisti sottolineano come in quei tre campi il software stia diventando più importante dell'hardware, ed è certamente vero. Il punto forse più rilevante, in prospettiva, è però che conta sino a un certo punto cosa sia più importante tra software e hardware: conta che essi possano essere facilmente integrati insieme. Con l'acquisizione di VMware, Broadcom ora garantisce questa possibilità alle sue piattaforme.

Oltre il data center

Quando si parla di VMware si è sempre portati a considerarla all'interno del suo campo da gioco storico e principale, ossia il data center. Non che la software house non abbia una sua visione ben precisa anche su come estendere le sue tecnologie ad altri ambiti, solo che l'associazione tra virtualizzazione e data center - quel "server-based computing" a cui fa oggi cenno esplicito Broadcom - è immediata. La nuova VMware può permettersi invece una visione molto più trasversale, perché è quella che ha già la sua nuova casa madre. I prodotti Broadcom trovano applicazione nei data center come in molti altri ambiti: le tante forme dell'edge computing e dell'IoT sono quelle che appaiono più interessanti per le tecnologie VMware.Broadcom sa bene che il computing sta assumendo molte forme diverse e che troverà casa in una miriade di nodi e dispositivi molto diversi fra loro. Sensori, device IoT, macchinari, dispositivi personali innovativi e non (come i buoni vecchi smartphone, tablet e PC), veicoli, infrastrutture, nodi di edge computing, server di ogni dimensione... un continuum di elementi che potranno avere processori, memorie, chip Broadcom e che - grazie a VMware - potranno essere potenziati e gestiti da piattaforme software comuni. Sempre di Broadcom. Un vantaggio non da poco, che potrebbe in futuro fare la differenza per i clienti enterprise.

Poi, certo, VMware porterebbe valore (e fatturato) a Broadcom anche semplicemente continuando a fare quello che fa adesso, come divisione software indipendente. E sarebbe ingenuo non considerare che l'acquisizione ha un evidente tratto di opportunismo finanziario, per così dire. Hock Tan, che di operazioni del genere se ne intende, ha colto il momento in cui il titolo Vmware era in flessione marcata (dall'uscita da Dell Technologies ha perso oltre il 40% del suo valore) ma probabilmente da troppo tempo per non risalire, più prima che poi, essendo l'azienda solida, di primissimo piano e con strategie ben definite. Forse non ci sarebbe stato un momento più giusto per acquisire Vmware.

Si può in sostanza guardare all'acquisizione senza fare troppe considerazioni futuribili. Magari sottolineando anche che l'integrazione tra VMware e il resto del Broadcom Software Group proprio immediata non è: qualche taglio di prodotti e personale certamente ci sarà. Ma è in prospettiva che la combinazione Broadcom-VMware appare più solida: l'hardware che si sposa con il software perché il suo futuro è, in vario modo, software-defined.

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