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Software-Defined Data Center cos’è e perché oggi è la forma di IT più cercata dalle imprese. Il caso Digital Value e VMware

Tutti lo cercano, tutti ne parlano… la nuova dimensione del data center “definito” dal software è la dimensione dell’IT che sta aiutando maggiormente le imprese a dare continuità ai processi più critici soprattutto in questa fase di ripartenza post-pandemia. Scopriamo come, cos’è e soprattutto il caso di chi da tempo è al lavoro su questo mercato grazie ad una collaborazione di eccellenza come Digital Value e VMware. Intervista esclusiva con Sergio Ajani, CTO del gruppo Digital Value, system int

Cloud

Software-Defined Data Center cos’è, perché tutti lo cercano e, soprattutto, perché è la declinazione di IT che più e meglio sta supportando le imprese in questa fase di ripartenza tutta digitale?

La risposta in una piccola guida pratica che abbiamo sviluppato grazie al contributo esclusivo di un manager come Sergio Ajani che di mestiere fa il CTO di un system integrator italiano di eccellenza come Digital Value (recentemente in grande evidenza per l’operazione di acquisizione di TT Tecnosistemi).

Un system integrator che proprio grazie ad una storica collaborazione con VMware e ad una soluzione come VMware Cloud Foundation si è da tempo mosso con grande successo proprio nel mercato del Software-Defined Data Center rispondendo alle richieste di agilità, innovazione e ottimizzazione dei costi in arrivo con sempre più pressione da parte delle imprese del nostro Paese… e non solo ovviamente.

Software- Defined Data Center cos’è

Ma come sempre andiamo con ordine, vocabolario alla mano un Software Defined Data Center (SDDC) è una struttura di archiviazione dati in cui tutti gli elementi dell'infrastruttura (rete, archiviazione, CPU e sicurezza) sono virtualizzati e forniti come servizio.

La distribuzione, il funzionamento, il provisioning e la configurazione sono “astratti” dall'hardware. Queste attività sono implementate attraverso l'intelligenza del software.

Proprio l'ex CTO di VMware Steve Herrod è indicato come colui che ha coniato il termine nel 2012.Il mercato che fa riferimento a questo tipo di infrastruttura è inevitabilmente esploso nel corso della pandemia proprio per la capacità di un SDDC di rispondere meglio e prima alle richieste di agilità e ottimizzazione di spazi/costi che ogni forma e dimensione di azienda sta mettendo sul piatto dei principali provider di servizi IT in tutto il mondo.

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Componenti di un Software-Defined Data Center

La virtualizzazione è ovviamente fondamentale per un Software-Defined Data Center. Ci sono però tre principali elementi costitutivi:

La virtualizzazione della rete, che combina le risorse di rete suddividendo la larghezza di banda disponibile in canali indipendenti che possono essere assegnati, o riassegnati, a un particolare server o dispositivo in tempo reale.

La virtualizzazione dello storage, che raggruppa lo storage fisico da più dispositivi di rete in quello che sembra essere un singolo dispositivo di storage gestito da una console centrale.

La virtualizzazione del server, che maschera le risorse del server, inclusi il numero e l'identità dei singoli server fisici, processori e sistemi operativi, dagli utenti del server. L'obiettivo è quello di risparmiare agli utenti la gestione di dettagli complicati delle risorse del server. Aumenta inoltre la condivisione e l'utilizzo delle risorse, pur mantenendo la capacità di espandere la capacità successivamente.

Vantaggi del Software-Defined Data Center

Di fatto, dunque, questa forma di vita del data center sta attirando attenzioni e richieste delle imprese italiane, soprattutto in questa fase perché proprio un data center software-defined fornisce a un'organizzazione il proprio cloud privato per un migliore controllo dei dati ospitati.

I data center software-defined sfruttano l'agilità, l'elasticità e la scalabilità del cloud computing e il vantaggio principale è l'automazione di tutte le funzioni attraverso un software intelligente, in particolare le attività manuali intensive relative al provisioning e alla gestione operativa.

Software-Defined Data Center: il motore del Digital Workplace e il caso Digital Value e VMware

Una forma vita dei servizi IT, dunque, assolutamente contemporanea rispetto alle esigenze di questa fase di così delicata di ripartenza. Una forma di vita che triva perfetta sintonia e anzi accende in maniera decisiva la rivoluzione dello spazio di lavoro digitale, quel digital workplace su cui migliaia di imprese in tutta talia, e non solo, si stano appoggiando per ripartire meglio e più competitive di prima.Una nuova declinazione di IT su cui è da tempo al lavoro una realtà come Digital Value grazie soprattutto alla collaborazione di eccellenza con VMware.

Un caso, quello di Digital Value che meglio di ogni altra definizione ci aiuta a cogliere il potere e l’essenza della rivoluzione del software defined data center proprio perché Digital Value è un Gruppo impegnato in prima linea nella sua integrazione all’interno delle imprese sul territorio.

sergio antonio ajani, direttore solution unit hybrid data center

«Di fatto – ci racconta in una intervista esclusiva Sergio Ajani, CTO del gruppo Digita Value –, il mio mestiere è quello di fungere da decisivo anello di congiunzione tra manager, imprese e le tecnologie IT che il gruppo rappresenta sul mercato. Un ruolo che oggi mi porta ad avere la fortuna di “vedere” in maniera trasversale le esigenze più forti e pressanti delle imprese e le risposte necessari.

Una di queste è ovviamente la gestione del digital workspace, uno spazio di lavoro che è stato completamente rivoluzionato dalla Pandemia e dalla clamorosa accelerazione digitale che ne è scaturita»Un concetto che oggi però viene spesso abusato.

«Proprio così – spiega Ajani - è un tema chiave per le imprese di oggi ma anche un tema che se affrontato solo dal punto di vista dei puri prodotti che lo popolano diventa poco utile e fuorviante. Uno spazio di lavoro digitale davvero al servizio delle imprese oggi prevede necessariamente alle spalle una infrastruttura IT di nuova generazione che abbia la capacità di distributore servizi e applicazioni con la flessibilità e la agilità che servono. È cambiato il nostro concetto di produttività, è cambiato il nostro concetto di continuità e la pressione che mettiamo su questi temi nel corso delle nostre giornate lavorative».

Software-Defined Data Center, la strada della VMware Cloud Foundation

Ed ecco che siamo al tema chiave di questa guida, il Software-Defined Data Center e, soprattutto, il valore che su questo tema è in grado di “scatenare” la collaborazione tra Digital Value e VMware. «VMware è un partner di riferimento da sempre per noi – ci racconta Ajani -. In sintesi, si tratta di un partner che mette a disposizione dei nostri clienti, in maniera integrata, tutti gli aspetti tecnologici vitali (potenza di calcolo, spazio di archiviazione, network, server…) in un unico ambiente di lavoro digitale il tutto in un contesto di totale sicurezza che, come sappiamo, è decisivo: se non è sicuro il digitale oggi non ci fa ripartire...

Di fatto grazie a VMware applichiamo il concetto di fluidità di cui tutti oggi parlano anche ad un data center che non è più uno spazio definito e sviluppa un modello di erogazione, “computazione” completamente “ibrido”, a metà strada tra cloud e infrastruttura fisica.

In mezzo c’è il cliente che, grazie ad una soluzione come VMware Cloud Foundation, può prendersi il meglio dei due mondi: la flessibilità del cloud, il controllo totale degli ambienti on premise».

VMware Cloud Foundation, dunque, è il perfetto “bilanciatore” tra l’inevitabile spinta centrifuga che sta portando CIO e imprese ad affidare a cloud parti importanti dei propri processi in una fase in cui serve scalabilità totale e prontezza reattiva di fronte alle sollecitazioni del mercato (mai così imprevedibili) e allo stesso tempo la sempre più forte necessità di controllo, prossimità, territorialità che vengono chieste a dati e applicazioni al tempo del GDPR.

«Esattamente, VMware Cloud Foundation è un elemento cardine per tutti i nostri progetti di hybrid cloud e data center. – spiega Ajani – Si tratta della piattaforma di cloud ibrido più avanzata del settore perché offre una serie completa di servizi Software-Defined per la gestione di elaborazione, storage, rete, sicurezza e cloud finalizzati all'esecuzione di app aziendali (tradizionali o containerizzate) in ambienti privati o pubblici. VMware Cloud Foundation semplifica notevolmente il passaggio al cloud ibrido offrendo un'unica soluzione integrata semplice da gestire, grazie alla gestione automatizzata del ciclo di vita integrata».

I vantaggi della VMware Cloud Foundation

«Se dovessimo sintetizzare i vantaggi di una simile soluzione – conclude Ajaini – direi di partire con la possibilità di accelerare il time-to-market fino a 15 volte eliminando processi complessi correlati ad attività quali progettazione, test, creazione, configurazione e provisioning del sistema. Va poi citata la possibilità di garantire distribuzioni rapide, ripetibili e sicure in base a un VMware Validated Design standardizzato. Infine, la riduzione fino al 30-40% del TCO generale delle distribuzioni di cloud privato e ovviamente la certezza di avere tra le mani una infrastruttura a prova di futuro che garantisce l’esecuzione di qualsiasi tipo di app, sia tradizionali sia containerizzate e native per il cloud»

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