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Tecnologie e PMI: nel manifatturiero il rapporto migliora

Per l'Osservatorio Mecspe le PMI non hanno paura di investire della digitalizzazione, ma si pongono il problema delle competenze

Industria 4.0
Le piccole-medie imprese del settore manifatturiero credono nelle potenzialità delle nuove tecnologie e non hanno paura di investire per adottarle. Lo testimonia indirettamente il campione di 141 aziende lombarde del settore della meccanica che è stato sondato per l'Osservatorio Mecspe focus Lombardia, relativo al secondo semestre 2018.

Secondo l’analisi, otto aziende su dieci credono nella trasformazione digitale che hanno portato avanti in questi anni e anche nel 2019 punteranno sulle nuove tecnologie. In primo piano sicurezza informatica, citata dal 77 percento del campione, connettività (50 percento), cloud computing (37 percento) e robotica collaborativa (23 percento). Buone le propensioni di investimento in ricerca e innovazione: il 68 percento delle aziende vi dedicherà fino al un decimo del fatturato e il 23 percento arriverà sino al doppio.

Le aziende hanno poi chiaro che la loro trasformazione passa anche da un rapporto più stretto con università, scuole professionali e istituti tecnici. Da qui devono venire le nuove professionalità per l’Industria 4.0, perché le aziende ritengono che la tecnologia abbia un ruolo di primo piano solo se supportata da un’adeguata formazione umana e da un cambiamento culturale (lo dice il 46 percento del campione). Anche se colmare il futuro (e anche attuale) skill gap non sarà semplice: il 47 percento delle aziende consultate pensa che la digitalizzazione imporrà la nascita di nuove figure professionali con forti competenze in ambito IT.

È un problema che dovrebbe aiutare a risolvere anche il Piano Industria 4.0, che nella sua versione "aggiornata" dall’ultima finanziaria viene sostanzialmente promosso, anche se non certo a pieni voti. Il 42 percento delle imprese valuta che le sue misure possano far fare alle aziende un passo in avanti, ma il 40 percento le giudica solo discrete e il 13 percento avrebbe preferito un piano più strutturato.

È una constatazione complessiva che si intuisce anche dalle misure giudicate più rilevanti: proroga dell’iper-ammortamento e credito d'imposta per ricerca e sviluppo (citati dal 75 percento del campione), Nuova Sabatini (72 percento), bonus formazione 4.0 (70 percento) e incentivi agli investimenti in startup innovative (47 percento).
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