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Hewlett-Packard Enterprise, il nuovo corso procede sulla strada del valore

Nella recente due giorni milanese il vendor racconta strategia ai circa 900 partecipanti - partner e clienti. Stefano Venturi, Presidente e AD, Hewlett Packard Enterprise Italia, ribadisce la bontà del modello scelto per cavalcare la nuova era dei dati

Trasformazione Digitale
La Hewlett Packard Enterprise vissuta nei giorni scorsi a Milano da circa 900 persone all’HPE Italian Summit 2018 – HPE Partner Summit e HPE Reimagine - alla presenza di partner e utenti finali nella moderna location 'The Mall' al centro della Milano dell’innovazione, ha oggi un’identità chiara e definita: l’azienda del futuro che apre nuovi orizzonti, disegnata dall’AD Meg Whitman (da febbraio 2018 è Antonio Neri a guidarla, ndr) quando nel 2015 avviò il processo di separazione da quella che oggi è HP Inc, verso l’idea di un’azienda snella, focalizzata e volta a lavorare in partnership. “Significa che la strategia della nuova HPE sta funzionando e clienti e partner ci seguono in quello che è il viaggio verso il futuro,” sottolinea Stefano Venturi, Presidente e Amministratore Delegato, Hewlett Packard Enterprise Italia, nel raccontare la strategia aziendale alla platea. Un futuro, già presente, che porta nella terza rivoluzione tecnologica che fa leva sull’asset dato e sulle tecnologie più innovative, dopo quella del world wide web e quella del social applicato alla mobility. img 5745
Stefano Venturi, Presidente e Amministratore Delegato, Hewlett Packard Enterprise Italia

Una tempesta perfetta

Da una parte c'è un’immensa disponibilità di dati e dall’altra le tecnologie innovative. La nuova HPE opera in questo mondo con la missione di essere leader nelle infrastrutture tecnologiche, rendendo più semplice l’acceso ai dati, all’automazione e all’utilizzo dei Big Data Analytics.
“I dati sono la nuova materia prima da cui estrarre valore: oggi ci sono circa 3,5 miliardi di utenti Internet che nel 2020 diventeranno circa 6 miliardi e in quell’anno saranno 200 miliardi i sensori il cui compito è quello di trasportare i dati. Chi sarà in grado di raccoglierli, analizzarli, combinarli e correlarli in tempo reale in modo economicamente sostenibile rispetto al proprio business avrà una marcia in più rispetto ai concorrenti”, sostiene Venturi. E poi ci sono le tecnologie che per lavorare sui dati richiedono nuove architetture: “La riposta tecnologica corretta non sta in reti e server più potenti e muscolosi che richiedono investimenti ingenti anche in termini energetici, ma in piattaforme rivoluzionarie in grado di operare in modo diverso rispetto al passato,” sostiene. Ed è ciò che fa oggi la nuova HPE nella configurazione definitiva sotto la guida di Antonio Neriil primo Ceo interno all’azienda dopo 20 anni, un ingegnere cresciuto in HPE che riporta l’azienda alle origini, quelle dell’innovazione con l’obiettivo di creare nuove categorie tecnologiche sul mercato: “Vogliamo essere abilitatori del ‘nuovo’ per i nostri clienti e in senso lato per la società, facendo le migliori architetture attorno alla valorizzazione dei dati in combinata con l’Intelligenza Artificiale – l’automazione che sale di livello e non sostituisce l’uomo -  per ottimizzare i processi e i calcoli consentendo alle architetture di dare il meglio, partendo dalle infrastrutture tecnologiche su cui i clienti hanno investito, trasformando l’esistente: un lavoro enorme per i prossimi decenni”.
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HPE usa il tridente

Le tre punte strategiche del tridente utilizzato da HPE per emergere in questo scenario sono: rendere semplice l’IT ibrida – combinando al meglio ambienti data center on premise e cloud; rafforzare l’Intelligent Edge – il networking  per modernizzare la periferia, la fabbrica e il campus, che si fa intelligente a livello di wifi ma anche aggregando tutti i sensori IoT in modo sicuro; accelerare la trasformazione attraverso i servizi PointNext, la componente di servizi infrastrutturali (la parte rimasta dalla cessione di EDS) per accompagnare il viaggio di trasformazione dei clienti, sempre meno servizi tradizionali e più servizi trasformativi peculiari sulla tecnologia, abbattendo i rischi e lavorando in stretta collaborazione con i business partner.
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Tecnologie per valorizzare i dati

Sono numerosi i ritrovati tecnologici di HPE per abilitare la valorizzazione del dato: a partire dalle tecnologie di High Performance Computing non solo ad appannaggio dei grandi centri di ricerca ma oggi più granulari e applicabili in contesti medio-grandi e medi mettendo al centro l’intelligente artificiale. Così come i computer di nuova generazione, a partire da Synergy, la ‘composable infrastructure’ parte del progetto avviato tre anni fa ‘The Machine’ che traguarda il 2020 con l’obiettivo di ridisegnare il mondo del computing nella forma di in-memory computing, mettendo la memoria al centro e le Cpu in periferia, aprendo nuove frontiere per la Big Data Analytics. Un concetto già applicato nei Superdome Flex (di derivazione Silicon Graphics) arrivati a 48 terabyte di memoria live, con prototipi in laboratorio in grado di arrivare a 160 Terabyte – “una memoria in grado di contenere i dati delle cartelle cliniche di tutto il pianeta terra“, che apre frontiere immense. La Nasa stessa utilizza la tecnologia supercomputing di HPE: ha iniziato a lavorare per la missione su Marte ridisegnando la parte di computing, portando la potenza di calcolo a bordo delle navicelle attraverso la tecnologia Apollo di HPE.
E poi ci sono le tecnologie afferenti l’area Mobile & Data Collection Engagement, relative a networking e sicurezza avanzati facendo leva sulle tecnologie di Aruba Networks con soluzioni di edge networking e utilizzo dell’AI che definiscono nuovi livelli di sicurezza integrata.Tecnologie innovative in cui si fa sempre più spazio il ricorso all’Intelligenza Artificiale che entra in molte delle innovazioni più recenti di HPE: è il caso di quella applicata nella Gen 10 dei server con l’impronta digitale sul firmware o quella presente nella novità InfoShigt applicata anche allo storage grazie la tecnologia Nimble per passare da un concetto di predictive maintanance dello storage a quello di proactive maintanance con risultati interessanti di abbattimento e risoluzione dei problemi e con l’idea di portare questa tecnologia su tutti gli elementi del data center per realizzare il concetto di Data Center Autonomo, nonché la tecnologia di derivazione di Niara in ambito sicurezza per la detection delle minacce che arrivano dai sensori.
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Innovare per primi accresce il valore

A margine dell’evento incontriamo Stefano Venturi che rimarca alcuni concetti emersi nella due giorni: “Il nuovo corso di HPE è avviato al meglio e anche i clienti e i partner ci stanno seguendo. Bisogna rompere con il passato, più lo si fa e si abbraccia il nuovo che avanza e più saremo tutti  vincenti.
Venturi ritorna sul nuovo corso aziendale, enfatizzando la bontà del modello: “Quando si verificano profondi momenti e picchi di innovazione bisogna specializzarsi ed essere in grado di collaborare con tutti; ci si distingue sul valore che si crea per i clienti portando per prima l’innovazione, valore che consente di fare più margine e di investire in ricerca e sviluppo. Un modello che funziona: grande e impegnato su più fronti tecnologici non è sempre bello: non dimentichiamo che HPE rimane comunque un’azienda di circa 30 miliardi di fatturato, quindi non è certo piccola, ma più snella e focalizzata sul tema delle infrastrutture tecnologiche, ed è qui che sta il vantaggio competitivo. Fare tutto defocalizza dall’innovazione, perché quando si ha un business a volume non si può essere best of breed e collaborare con tutti. Se si opera in logica di volume si può arrivare primi in alcune elementi di offerta ma non in tutti e ci si riduce a essere il distributore di chi fornisce i componenti riducendo sempre di più il valore. Il volume porta fatturato, ma la linfa per andare avanti è il margine che permette di continuare a investire in R&D. Da quando abbiamo virato tutte le nostre conversazioni sono nell’ottica dei progetti a valore. Crediamo profondamente in questa strategia: un percorso in continuo divenire, che ci vede investire in novità tecnologiche fortemente innovative: nessuno oggi ha sul mercato una piattaforma come Synergy, un vero 'unicum', solo per citare un’innovazione dirompente destinata a ridisegnare il computing”.
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La filiale italiana ha abbracciato con convinzione questa strategia, distinguendosi nel panorama internazionale per alcuni progetti molto innovativi presso i clienti e anche per le performance finanziarie, ponendosi tra i paesi che riportano crescite più interessanti. Una strategia che si sta dimostrando vincente a guardare i numeri aziendali: se dal 1 novembre 2015 l’azione è passata dal valore di 8,64 dollari (a novembre del 2015) a 17,55 (il 22 maggio 2018) per una crescita del +103%, le ultime due trimestrali lo evidenziano ulteriormente: il primo trimestre (chiuso a fine febbraio) è andato meglio del previsto su tutti gli indicatori in forte crescita in termini sia di fatturato che di profitto e il secondo è stato ancora migliore con un fatturato mondiale in crescita a doppia cifra del 10%, con una regione Emea che brilla con un +18% di fatturato (Usa +2%, Asia Pacific + 11%), soprattutto nelle aree tecnologiche più innovative su cui l’azienda sta investendo: Hybrid IT (+ 7%) – con il computing a +6%, lo storage a +24%, data center networking a +2% e servizi PointNext  a +1% (una crescita interessante tenendo conto in molti mercati HPE è il player numero 1 nell’assistenza dei data center con un volume di fatturato molto alto); Intelligent Edge in crescita del +17% tra prodotti e servizi.
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