Un'analisi dell’Area Studi Mediobanca sul settore “Websoft” evidenzia un fatturato di 43,4 miliardi (+9,2%) nel 2024, in un percorso di consolidamento e sviluppo positivo ma più lento rispetto ai colossi mondiali
Nel 2024 le Websoft italiane, cioè le imprese che si occupano di sviluppo software, servizi web e piattaforme digitali, hanno raggiunto un fatturato aggregato di 43,4 miliardi di euro, in crescita del 9,2% sul 2023 e del 97,4% sul 2019, dando lavoro a oltre 235 mila addetti (+3,1% sul 2023 e +50% sul 2019).
Sono i principali dati della prima indagine dell’Area Studi Mediobanca appunto sul settore Websoft, che analizza i dati del quinquennio 2019-2024 di 171 società riconducibili a 119 gruppi, con ricavi superiori a 50 milioni di euro e almeno 30 dipendenti, che si occupano appunto di sviluppo software, servizi ICT nel senso più ampio e piattaforme digitali.
Più precisamente i segmenti di questo settore secondo i ricercatori di Mediobanca sono E-commerce, Internet Media e Services, System Integrator and Hosting & Trust Service Provider, Software & ICT Services, e anche due segmenti verticali: Travel Booking & Services (servizi e prenotazioni digitali per i viaggi), e Grocery e Food Delivery (operatori di consegna a domicilio di prodotti alimentari).
Proprio quest’ultimo segmento risulta quello a maggiore crescita del settore negli ultimi 5 anni, con ricavi in rialzo del 277,7% sul 2019, seguito da e-commerce (+211,8%) e Internet Media&Services (+163,5%). La crescita dei system integrator e hosting service provider è stata praticamente in linea con la media di settore (+93,7% dal 2019), mentre quella del software e IT services è stata del 77,9%.
In generale, sottolinea l’Area Studi Mediobanca, nel quinquennio lo sviluppo delle websoft è stato favorito da operazioni di fusione e acquisizione (M&A) e dall’ingresso di fondi di private equity, che hanno accelerato il consolidamento del settore, e in effetti le imprese a più alta crescita di fatturato e occupazione sono quelle controllate da fondi.
Al contrario del fatturato però la redditività operativa mostra un trend complessivamente decrescente nei 5 anni: l’Ebit margin aggregato è calato dall’8% del 2019 al 7% nel 2024, descrivendo un andamento a “V” legato al periodo pandemico.
L’incremento significativo dei ricavi è stato infatti accompagnato da un aumento più che proporzionale dei costi, penalizzando i margini, che hanno toccato il minimo nel 2022 (ebit margin 6,8%). Negli anni successivi gli operatori si sono impegnati a ridurre i costi per riportare la redditività ai livelli pre-pandemici. Il risultato è che nel 2024 l’ebit margin medio più alto è nel segmento Travel, Booking & Services (12,2%), seguito da Software & IT services (8,2%) e da System Integrator and Hosting & Trust service provider (8%).
Passando alla solidità patrimoniale delle websoft italiane, i ricercatori rilevano un indebolimento nel quinquennio - la leva finanziaria è salita dall’86,7% del 2019 al 103,3% nel 2024 - legato principalmente alle molte operazioni di M&A del post-pandemia, che hanno aumentato l’indebitamento e ridotto il risultato netto, a causa dell’incremento dei costi operativi.
Le imprese controllate da fondi di private equity, sia nazionali che esteri, mostrano i livelli di indebitamento più alti e la liquidità più bassa, secondo la strategia tipica di questi operatori, basata su leveraged buyout. Le società a controllo pubblico hanno la minore leva finanziaria (46,8%), mentre il miglior rapporto tra liquidità e debiti finanziari è delle società controllate da privati/famiglie, che hanno liquidità sufficiente a ripagare circa metà dei propri debiti finanziari.
Nel 2024 i ricavi aggregati delle Top 25 mondiali del settore websoft hanno raggiunto 2.262 miliardi di euro (+12,6% sul 2023; +109,1% sul 2019), mentre le Top25 italiane (escludendo le controllate da websoft internazionali) valgono invece 20,7 miliardi di euro (circa il 48% del totale nazionale websoft) e segnano una crescita del 9,8% sul 2023.
Il ranking globale per ricavi 2024 è guidato da Amazon (614,1 miliardi di euro) davanti ad Alphabet (336,9 mld di euro) e Microsoft (€235,9 mld), seguite a distanza da Meta (€158,3 mld) e JD.com (€152,8 mld).
In Italia SeSa (3.214,6 milioni di euro) si colloca al vertice della Top5 delle websoft secondo l'Area Studi di Mediobanca, seguita da Reply (€2.295,9 mln) ed Engineering (€1.716,6 mln), con Almaviva (€1.266,2 mln) e Z Holding (gruppo Zucchetti, €1.217,9 mln) ai piedi del podio. Il differenziale dimensionale è netto: i fatturati dei primi 5 player globali sono oltre 150x quelli dei primi 5 italiani.
Sul piano dei margini 2024, il confronto conferma la superiorità delle big tech globali, con i top player che storicamente esprimono ebit margin superiori al 30-40%. In Italia, Zucchetti (Z Holding) è in prima posizione con un ebit margin del 25,4%, seguita da Moltiply Group (16,2%) e Bending Spoons (15,6%).
Le sette WebSoft italiane quotate capitalizzano 9 miliardi di euro (‑5,4% su fine 2024; +76,5% su 2019). Tra i campioni domestici, sono attesi i delisting di Digital Value e Tinexta entro la prima metà 2026, mentre Bending Spoons starebbe valutando un’IPO, con preferenza per gli Stati Uniti.
L’Area Studi Mediobanca stima per il 2025 una crescita a due cifre (+12,6%) del fatturato aggregato dei principali operatori mondiali del settore websoft rispetto al 2024. Il Cloud si conferma il motore della crescita, sostenuto dall’adozione crescente di soluzioni PaaS e SaaS, spinte dal costante sviluppo dell’Intelligenza Artificiale generativa, destinata a rappresentare il vero elemento disruptive dei prossimi anni.
La crescita non riguarda solo i ricavi: sul fronte della redditività, il margine operativo netto (EBIT) è atteso in aumento del 20,2% e gli utili netti del 27,3%, raggiungendo livelli record. A questi risultati si affianca l’incremento della forza lavoro (+4,6%) e, soprattutto, quello degli investimenti (+66,0%), segnali di una strategia orientata all’espansione e all’innovazione, sostenuta dall’adozione e dallo sviluppo di soluzioni basate sull’IA.
Anche in Italia la dinamica sarà positiva ma più contenuta: i ricavi delle WebSoft italiane dovrebbero crescere del 6,6%, con EBIT in miglioramento del 12,8% e utili netti del 5,8%. Anche sul fronte degli investimenti si registra una spinta significativa (+21,5%), mentre l’occupazione è attesa in aumento del 3,8%. Questi dati confermano un percorso di consolidamento e digitalizzazione, seppur con ritmi più moderati rispetto ai colossi globali, riflettendo la minore scala e la frammentazione del mercato domestico.
Nel 2024 il giro d’affari aggregato delle principali websoft mondiali è aumentato del 24,2% rispetto al 2022, confermando la leadership del settore digitale rispetto alle altre industrie globali (la grande manifattura nello stesso periodo è arretrata dell’1,7%). Anche la forza lavoro è cresciuta, seppur più moderatamente (+2,2% tra il 2022 e il 2024), in controtendenza rispetto alla grande manifattura (-1,8%) e alle telecomunicazioni (-1,4%).
A consuntivo, il 2024 si può definire “l’anno dell’efficienza”, spiega il report: le websoft mondiali hanno confermato una straordinaria capacità di generare profitti e margini, consolidando la loro posizione ai vertici della redditività globale. L’ebit margin medio si attesta al 20,4%, in forte miglioramento rispetto al 2022 (+6,9 p.p. sul 2022). Ma il dato più indicativo riguarda l’anima digitale del settore (sviluppo software e internet media services), la cui redditività vola al 31,7%, superando tutte le industrie, comprese le case farmaceutiche (23,8%).
Queste performance, conclude l’Area Studi di Mediobanca, riflettono un modello di business scalabile e ad alta efficienza, capace di trasformare la crescita dei ricavi in utili consistenti grazie a una strategia di razionalizzazione dei costi e ottimizzazione degli organici, come dimostrano i tagli significativi operati da alcuni big nel 2023.
Le ottime performance economiche si riflettono anche su una struttura finanziaria di grande solidità. La liquidità complessiva supera gli 866 miliardi di euro, in crescita del 24,4% rispetto al 2022. Questa disponibilità, pari a oltre il 21,8% del totale attivo, garantisce ampia flessibilità per
operazioni di M&A e investimenti strategici.