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Lenovo pensa ai data center del futuro

Le architetture tradizionali dei data center non sono sempre adeguate alle necessità emergenti delle imprese. Lenovo ha immaginato come potrebbe essere il data center ideale del 2055.

Cloud

Nelle nazioni dove la digitalizzazione è ancora in pieno corso, come l'Italia, quello dei data center è un mercato in piena crescita. Ma secondo le aziende utenti la concezione tradizionale dei data center non è più del tutto adatta a soddisfare le esigenze attuali del mercato, quindi è necessario pensare ad architetture alternative. Questa è almeno l'indicazione che Lenovo ha tratto da una survey che ha coinvolto 250 decisori IT in alcune nazioni europee, tra cui anche l'Italia.

I segnali che vengono dalla survey sono particolarmente interessanti. In particolare in tema sostenibilità, un argomento sempre più delicato quando si tratta di infrastrutture IT. La quasi totalità (92%) degli intervistati vorrebbe partner tecnologici che applicano approcci e tecnologie per la decarbonizzazione e la riduzione dei consumi energetici, ma solo poco meno della metà (46%) ritiene che le proprie infrastrutture di data center siano in grado di supportare gli obiettivi che sono stati posti in tal senso. 

L'altro tema chiave per le aziende utenti è la data sovereignty. L'88% del campione la considera già una priorità e praticamente tutti (il 99%) i decisori coinvolti pensano che resterà una questione critica per i prossimi cinque anni. Secondo Lenovo, le questioni di compliance e la volontà di avere il pieno controllo su dove risiedono i dati influenzeranno la progettazione dei data center del prossimo futuro. 

Ci sono poi da considerare altri temi importanti, ma più tecnologici, che stanno dettando nuovi requisiti chiave nel design dei data center. Il primo è l'immancabile AI: la diffusione delle tecnologie di Intelligenza Artificiale aumenterà significativamente l'utilizzo dei dati da parte delle imprese (lo indica il 90% del campione) e avrà, insieme alle funzioni di automazione, l'impatto più importante sule strategie IT del prossimo futuro (secondo il 62% del campione). 

Tutto questo guida verso una riprogettazione anche delle infrastrutture di data center. Anche se, va ricordato, sempre nella survey Lenovo una buona fetta (41%) del campione ammette di non essere ancora in grado di integrare in modo efficiente l'AI nei propri processi. 

All'AI è parzialmente collegato un altro tema segnalato: la bassa latenza nella trasmissione dei dati, che il 94% degli intervistati ritiene già ora importante e che promette di esserlo ancora di più per la diffusione dell'elaborazione decentrata dei dati e per le esigenze delle applicazioni real-time di nuova generazione. 

Sulla base di queste valutazioni, Lenovo ha coinvolto tecnici ed architetti di due studi di progettazione esterni (AKT II e Mamou-Mani) per immaginare il data center ideale del 2055. Per questo lavoro creativo ha definito alcune linee guida da mantenere per tutti i progetti: il concetto attuale dei server in rack, l'utilizzo del raffreddamento a liquido, l'uso di risorse naturali rinnovabili, l'installazione in spazi in disuso (quindi non l'occupazione di nuovo suolo), la collocazione anche in luoghi inusuali.

Delle varie idee maturate, Lenovo ne ha segnalate quattro in particolare. Il data center Floating Cloud è quella più di impatto: qui il data center è letteralmente in volo, sospeso a una altitudine di 20-30 chilometri, quindi ben oltre le aerovie commerciali, e alimentato totalmente da energia solare. Un sistema di raffreddamento a liquido con circuiti chiusi pressurizzati evita qualsiasi forma di inquinamento.

Il cosiddetto Data Village ha una concezione meno estrema. Il data center nel suo complesso è un insieme di nodi modulari che vengono posizionati vicino a fiumi e canali, distribuiti all'interno di una città (anche per questioni di latenza). La vicinanza alle sorgenti d'acqua aiuta il raffreddamento, e il calore raccolto viene trasferito agli edifici vicini come fonte locale di energia o riscaldamento. 

Il modello del Data Village ha una sua evoluzione più estrema nella cosiddetta Data Spa. Qui i nodi modulari del data center sono inseriti direttamente nella natura, perché la loro posizione è scelta in modo opportuno ad alimentarli con fonti geotermiche. La Data Spa è una concezione in cui l'impatto visivo del data center è ridotto al minimo, per come esso è quasi "mimetizzato" all'interno di scenari naturali.

Meno appariscente ancora è il Data Center Bunker, anche se il suo concetto è assai poco "paesaggistico". In questo caso tutta la tecnologia e tutti i sistemi del data center sono collocati sottoterra in tunnel, bunker e sistemi di trasporto in disuso. Questo riduce l'impatto ambientale di un nuovo data center anche quando viene posizionato in una posizione anche molto centrale di una città. Inoltre, la collocazione "underground" aiuta sia la messa in sicurezza dell'infrastruttura, sia la gestione del calore dissipato.

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