Il mercato supererà 8 miliardi di euro nel 2025, grazie soprattutto ai progetti Private Cloud. Le grandi aziende preferiscono approcci ibridi e mirati a cloud first e cloud only
I progetti di intelligenza artificiale (AI) e la domanda di sovranità digitale alimentano la crescita del mercato Cloud in Italia, che nel 2025 ha raggiunto un valore di 8,13 miliardi di euro, in aumento del 20% rispetto al 2024.
Anche quest’anno quindi il Cloud si è dimostrato un motore primario di innovazione tecnologica per le imprese italiane. E lo resterà a lungo, visto il fondamentale ruolo abilitante delle infrastrutture Cloud per i progetti di AI e GenAI. Ma le crescenti esigenze di sovranità digitale e controllo dei dati provocate dal complicato scenario geopolitico iniziano a pesare anche a livello di investimenti, visto che il Private Cloud risulta la componente del mercato a più forte crescita.
Sono queste le conclusioni principali dell’edizione 2025 dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, la sedicesima, presentata pochi giorni fa.
Più in dettaglio, la componente Public & Hybrid Cloud si conferma come gli scorsi anni quella preponderante del mercato, con una spesa di 5,83 miliardi di euro (+21%). All’interno di questa componente, l’Infrastructure as a Service (IaaS) raggiunge i 2,63 miliardi (+23%) e rappresenta il 45% della spesa complessiva, sostenuto soprattutto dall’uso delle Virtual Machine per ambienti di sviluppo e produzione, oggi indispensabili anche per applicazioni di AI.
Il Software as a Service (SaaS) arriva a 2,2 miliardi (+19%), spinto dall’adozione di soluzioni di sicurezza e analytics e dall’integrazione di funzionalità AI nelle piattaforme aziendali. E il Platform as a Service (PaaS), pur rimanendo la componente più piccola in valore, supera per la prima volta il miliardo di euro (+21%), grazie alla diffusione di API e servizi per modelli generativi.
La componente più in crescita del mercato è però il Private Cloud (+23%), che raggiunge 1,39 miliardi, sostenuta come accennato dall’esigenza di maggiore controllo dei dati e dalla diffusione di offerte di Cloud sovrano, proposte sia da provider nazionali sia da player internazionali. Infine la componente Data Center Automation registra un incremento del 12% e tocca i 910 milioni, a conferma del percorso di modernizzazione delle infrastrutture on-premise.
Per approfondire le tendenze di investimento nel Cloud in Italia, l’Osservatorio ha realizzato tre indagini. Una rivolta a CIO di aziende pubbliche e private di grandissime dimensioni (oltre 1.000 addetti e fatturato superiore a 250 milioni di euro), ottenendo 69 risposte, e l’altra a grandi imprese (tra i 250 e i 1000 addetti) di tutti i principali settori, ottenendo 138 risposte. Una terza indagine come vedremo più avanti riguarda le PMI.
“Il 2025 segna un punto di svolta: il Cloud non è più solo il paradigma per costruire e modernizzare i sistemi informativi, ma un asset strategico di innovazione e competitività, che va costruito mantenendo il controllo di applicazioni e dati attraverso la Cloud Sovereignty”, ha detto Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation.
“Le aziende ne hanno maggiore consapevolezza e questo si riflette in un approccio più selettivo: il 46% delle grandissime organizzazioni, contro il 36% dell’anno scorso, adotta ormai strategie ibride e mirate, scegliendo con attenzione quali carichi di lavoro affidare al Cloud e quali mantenere on-premise”.
In altre parole, arretrano le scelte cloud first e cloud only, che l’anno scorso riguardavano il 59% delle grandi imprese italiane e quest’anno il 43%. “Le iniziative di repatriation, per contro”, continua Mainetti, “restano marginali e sotto il 5%, anche se l’intenzione di valutarle cresce e riguarda ormai il 35% delle grandissime organizzazioni”.

Per quanto riguarda le tipologie di progetti Cloud più diffusi, il 2025 mostra un aumento del focus su sicurezza e compliance: il 72% delle grandi imprese italiane ha avviato progetti di cybersecurity e gestione dei rischi informatici, mentre il 37% si è concentrato sull’adeguamento alle nuove normative europee come NIS2, DORA e AI Act, e il 31% sull’aggiornamento del parco hardware IT.
Per il 2026 invece nelle intenzioni di investimento si inserisce al primo posto l’integrazione dell’AI nel business (52%), mentre il miglioramento della sicurezza IT slitta al secondo posto (48%) e l’adeguamento alle normative al terzo (37%).
Oltre la metà delle imprese quindi considera l’AI la priorità di investimento tecnologico per l’anno prossimo, confermando il Cloud come l’infrastruttura abilitante per l’Intelligenza Artificiale. Nel 2025 il 25% delle grandissime imprese ha utilizzato API di AI-as-a-Service, il 23% applicazioni pronte all’uso e il 16% piattaforme per sviluppatori. Tuttavia, solo il 30% delle aziende affida i propri progetti di AI esclusivamente al Public Cloud, mentre la maggior parte preferisce ambienti Private o on-premise per garantire maggiore controllo e conformità.
“L’Intelligenza Artificiale e il Cloud sono inseparabili. La nuvola è il motore che rende possibile l’AI, ma per coglierne i benefici le imprese devono imparare a coniugare innovazione e governance dei dati, superando i limiti legati a competenze e sicurezza che ancora oggi rappresentano un ostacolo”, spiega Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation.

Sull’AI però si evidenzia un vuoto di governance preoccupante. Tra le grandissime organizzazioni italiane, il 44% non ha ancora introdotto policy per contrastare la perdita o l’uso improprio di informazioni sensibili da parte dei dipendenti che utilizzano strumenti di AI Generativa, e un altro 15% addirittura non le ritiene necessarie. Il 46% segnala inoltre difficoltà nel rispetto degli obblighi di tracciabilità e documentazione dei dati previsti dall’AI Act.
Altra criticità notevole è la dipendenza tecnologica dagli hyperscaler extraeuropei. “Quasi il 90% del mercato Cloud in Europa è in mano ai grandi hyperscaler statunitensi e a provider non europei”, spiega Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Cloud Transformation. “Un dato che riaccende il dibattito sul tema della sovranità digitale e della capacità del continente di rimanere competitivo e resiliente in un contesto geopolitico sempre più incerto”.
Per diventare davvero rilevante nello scacchiere mondiale dell’AI infatti, sottolinea l’Osservatorio, l’Europa deve andare verso politiche industriali comuni, filiere digitali continentali e sinergie tra gli attori globali e l’ecosistema europeo, in grado di bilanciare regolazione e competitività.

Come di consueto, l’Osservatorio ha anche approfondito l’adozione dei servizi Cloud nelle piccole e medie imprese (PMI) italiane, con un’indagine che ha coinvolto 346 realtà tra 10 e 249 addetti su tutto il territorio, operanti in 10 settori, dal manifatturiero al commercio fino ai servizi.
Il responso principale è che nelle PMI italiane l’adozione del Cloud resta stabile al 67%, ma cresce la spesa complessiva in Public & Hybrid Cloud, che raggiunge i 690 milioni di euro (+18%). Le PMI che hanno adottato il Cloud, spiegano i ricercatori, tendono a estenderne l’utilizzo, in particolare per servizi di sicurezza e infrastrutture applicative.