Il nuovo corso del CEO Lip-Bu Tan frena gli investimenti senza un ritorno certo e taglia i business che non sono più considerati strategici
Intel ha deciso di eseguire uno spinoff della sua divisione Network and Edge Group (più in breve, NEX). La decisione in realtà non è stata ufficializzata pubblicamente, ma comunicata ad alcuni clienti via mail da Sachin Katti, responsabile della divisione. Questo memo ha ovviamente fatto in fretta ad uscire dal circolo ristretto a cui era destinato e Intel ha dovuto confermare la decisione ad alcune testate.
Della possibilità di uno scorporo della divisione NEX si parla in effetti da qualche tempo, in particolare da quando l'agenzia Reuters ha riportato le dichiarazioni in merito delle classiche fonti non nominate ma bene informate sui fatti. Lo spinoff di NEX dovrebbe seguire le stesse logiche di quello di Altera, con Intel che manterrebbe una quota importante - anche se non maggioritaria - della nuova società.
Non è immediato capire che appeal la divisione NEX potrebbe avere oggi sul mercato. I vari cambiamenti apportati ai business di Intel dall'ex CEO Pat Gelsinger, infatti, hanno tra l'altro tolto alla divisione alcune linee di sviluppo importanti: la parte edge computing è confluita nel Client Computing Group, mentre la parte della fotonica rientra ora nel Data Center Group.

Il risultato è che oggi la divisione NEX è focalizzata più che altro sullo sviluppo di chip e componenti per il networking tradizionale. È un ambito comunque importante, ma appetibile solo per i produttori di componenti che sono già attivi nel campo e che hanno una massa critica tale da poter assorbire tutta la divisione. Ed è anche un ambito in cui gli sviluppi non sono tali da portare, oggi o in prospettiva, quelle crescite annue a doppia cifra percentuale che attirano le private equity.
A dimostrarlo è indirettamente Intel stessa, facendo rientrare la divisione NEX nelle attività non critiche che possono essere sacrificate per fare cassa nell'immediato e per aiutare il nuovo CEO Lip-Bu Tan nella sua opera di "alleggerimento" di tutta Intel. Un'opera di cui sono ora vittime collaterali sia il 15% dei dipendenti, sia la costruzione degli impianti europei in Germania e Polonia.
Addio quindi sia al grande impianto di produzione di Magdeburgo, annunciato con grande fanfara nel 2022 e simbolo dell'ormai defunta sinergia tra Europa e USA nello sviluppo della Chip Economy UE, sia all'impianto di assemblaggio e test di Wroclaw. Il perché di queste decisioni è presto detto: secondo il nuovo management, in passato Intel si è esposta troppo, finanziariamente, per aumentare e sviluppare tecnologicamente la sua capacità produttiva, anche in assenza di una adeguata domanda di prodotti da parte del mercato. Ora questo non è più sostenibile.
Lip-Bu Tan è CEO di Intel dallo scorso marzo
La coperta, insomma, è diventata troppo corta e Intel deve investire i suoi fondi in maniera più oculata. E siccome è impensabile eliminare lo sviluppo delle "fab" e degli altri impianti sul suolo USA, per ovvi motivi anche politici, i cordoni della borsa si chiuderanno per i piani di sviluppo al di fuori degli USA.
Il ragionamento vale anche per gli sviluppi tecnologici. La fuga in avanti per lo sviluppo del processo di produzione cosiddetto 14A non ha portato bene e Intel ora non ha intenzione di investirvi ulteriormente se non ci saranno grandi clienti dichiaratamente interessati. "Non ci sono più assegni in bianco", ha dichiarato Lip-Bu Tan, secondo cui 14A è sì uno sviluppo importante ma da portare avanti in team: Intel e - detta papale papale - i grandi clienti che garantiranno a priori di comprare i nuovi chip. C'è tempo per vedere se ce ne saranno, dato che i frutti concreti di 14A erano previsti in teoria per il 2027 ma è inevitabile che questa scadenza sia spostata sensibilmente più in là.
D'altronde il nuovo CEO è stato chiaro: la priorità è portare l'attuale processo di produzione 18A a livelli di resa superiori. Il processo 18A funziona ed è la base di sviluppo che dovrebbe portare Intel "ben dentro il prossimo decennio". Il che lascia pensare a 18A come la tecnologia "standard" di Intel per i prossimi dieci anni, in un approccio conservativo che segna una importante differenza con la gestione Gelsinger.
Vale anche la pena notare che in ambito data center (non è chiaro se anche in altri ambiti) Intel intende riportare in auge il Simultaneous Multithreading (SMT) che era stato abbandonato nelle generazioni più recenti delle sue CPU. Dalle parole del nuovo CEO si capisce che abbandonare il SMT viene ora considerato un errore, perché ha messo i processori Intel in una condizione di svantaggio competitivo lato performance. Peraltro, SMT era stato abbandonato anche perché rappresentava un potenziale fattore di aumento delle vulnerabilità, lato cybersecurity.