Messo un po’ da parte dopo un periodo di notorietà, il concetto di architettura orientata ai servizi (Soa) viene ora recuperato da Red Hat, con il lancio di JBoss Fuse Service Works 6. Come ricorderà chi ne aveva studiato le implicazioni, qualche anno fa, per Soa si intende un’architettura software che porta a scomporre gli applicativi di un sistema informativo in forma di servizi, per poter poi essere riutilizzati in altre applicazioni, all’interno o all’esterno.
Oltre a rafforzare il posizionamento di Fuse (un enterprise bus derivato dall’acquisizione di FuseSource da Progress Software), il prodotto va a rimpiazzare la soluzione JBoss Soa Platform, facendo evolvere il concetto in direzione del cloud computing. Il nuovo prodotto di Red Hat, infatti, si propone di assicurare l’integrazione fra i servizi cloud e quelli interni al sistema informativo, oltre che fra questi e i processi core, in un’ottica di semplificazione e con l’intento di semplificare il controllo e la gestione di applicazioni, processi e servizi in un contesto di architettura cloud ibrida aperta.
Red Hat vuol provare a ricostruire dalle fondamenta il concetto di Esb (Enterprise Service Bus), modellandolo sulle tecnologie open source. Fuse raccoglie, infatti, strumenti come il framework d’integrazione Camel, il message broker Active-Mq della fondazione Apache e un framework per i servizi Web basato su Apache Cxf. Questo oggetto va a rimpiazzare JBoss Esb, il service bus della vecchia piattaforma JBoss Soa Platform.
L’Esb Fuse può essere associato a uno strato di sviluppo e implementazione di servii con SwitchYard, un framework leggero, che consente agli utenti di progettare, sviliuppare, testare e implementare i servizi. In futuro, poi, i servizi di JBoss Fuse Service Works 6 saranno integrati a OpenShift, l’offerta PaaS di Red Hat.