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Ad Atos serve una nuova strategia

Atos cerca una sua stabilità finanziaria dopo che l'opzione Airbus non si è concretizzata

Mercato e Lavoro

Sviluppare buone tecnologie non basta nemmeno per le grandi aziende che hanno fatto parte della storia dell'IT. Questa considerazione vale da tempo anche per la francese Atos, che resta un player di primo piano nel supercomputing europeo - anche di casa nostra - ma che allo stesso tempo non riesce a trovare una sua stabilità. In realtà una strategia di sviluppo è stata definita, ma non ci sono le condizioni economiche per portarla avanti con tranquillità.

L'idea di Atos era semplice: fare un "pivot" alla IBM-Kyndryl e dividersi in due aziende distinte. Le attività più a forte crescita - dalla cybersecurity al supercomputing passando per tutto ciò che è mission critical - dovrebbero restare in una "nuova Atos" ribattezzata Eviden. Le attività più tradizionali vanno invece scorporate in una sorta di "bad company", genericamente indicata come Tech Foundations, da mettere sul mercato.

Ora Atos ha delineato alcune previsioni che provano come questa strategia sia sensata. Atos prevede infatti che nel 2024 entrambe le sue anime svilupperanno un fatturato di 5 miliardi di euro circa. La differenza è che quest'anno Eviden mostrerà una crescita del 2% anno su anno e un margine operativo del 6%, mentre Tech Foundations una flessione del 6% e un margine del 2,5%.

Il gap aumenterà da qui al 2027, quando Eviden dovrebbe fare 6,6 miliardi di euro di fatturato, con una crescita del 7,8% l'anno rispetto al 2023, e un margine operativo del 12%. Tech Foundations dovrebbe invece fatturare poco meno di 5 miliardi, con una flessione annua del -1,9% rispetto al 2023, e dare un margine operativo del 7,8%.

Il problema di Atos è che portare avanti questa transizione senza avere subito un acquirente per Tech Foundations è difficile e comunque servono più in generale molti fondi per continuare a operare senza problemi. Una necessità aziendale che è diventata quasi un diktat di Stato, perché Atos (più precisamente la consociata Bull SA) è un asset strategico per la Francia in quanto fornitore chiave della PA nazionale.

Ad Atos servono qualcosa come 1,2 miliardi di euro per rifinanziarsi ed andare avanti come è strutturata al momento. I creditori (Atos ha 5 miliardi di debiti) e alcune banche hanno concesso a breve termine finanziamenti per 400 milioni. Lo Stato ha finanziato la sola Bull per altri 50, ottenendo in cambio il diritto di acquistare le attività "sovrane sensibili" di quest'ultima nel caso in cui qualche terza parte non specificata - ma si suppone non francese - acquisisse almeno il 10% di Atos.

Le tecnologie, le competenze e i progetti di Atos - tra cui anche la gestione della cybersecurity delle prossime Olimpiadi - sono comunque attraenti per il mercato, ma la sua praticamente obbligatoria "francesità" da mantenere e le somme in gioco non aiutano. Airbus si era presentata come possibile partner in campo proprio cybersecurity, ma con un nulla di fatto.

Ora l'aiuto dovrebbe venire dalla francese Butler Industries, coinvolta dalla parigina Onepoint che è il principale azionista (all'11,4%) di Atos. Butler ha investimenti in molti grandi gruppi - poco però nell'IT, a ben vedere - e potrebbe contribuire a realizzare la visione di Onepoint, secondo cui Atos può diventare "il principale operatore cloud europeo" come anche il player continentale di riferimento per digitale, cybersecurity e AI.

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