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CSIT: il modello Industry 4.0 deve evolvere

Confindustria Servizi Innovativi Tecnologici pone l'accento su una crescita che deve mettere al centro non solo la tecnologia ma anche la sostenibilità. E che il Governo dovrà agevolare.

Industria 4.0 Mercato e Lavoro

SPS Italia, evento che raccoglie un po' tutto il comparto manifatturiero-tecnologico italiano, è stata l'occasione scelta da CSIT - Confindustria Servizi Innovativi Tecnologici per dare la sua opinione su come sta evolvendo - e soprattutto su come dovrebbe evolvere - lo scenario tecnologico e di mercato per come lo vedono le aziende industriali italiane.

Una opinione bene informata, dato che CSIT è la Federazione di Confindustria che riunisce 21 associazioni di categoria e 34 sezioni territoriali delle imprese che producono digitalizzazione e forniscono i servizi abilitanti per la trasformazione organizzativa e digitale in ogni ambito. Una rappresentanza complessiva di oltre 5.500 imprese e 200.000 dipendenti.

Accelerare il passo del processo di trasformazione verso il digitale diventa sempre più urgente per le imprese italiane” ha spiegato Carlo Berardelli, Presidente di CSIT. “Da qui ai prossimi 3/5 anni, le aziende dovranno concentrare le proprie risorse e i propri effort per completare la trasformazione digitale avviata con Industria 4.0 e abbracciare il nuovo paradigma 5.0, mettendo al centro l’uomo, la sostenibilità e la resilienza".

Non si tratta quindi solo di automazione e di connessione dei processi produttivi, nella visione di CSIT, perché - ha sottolineato Berardelli - "occorrerà integrare la tecnologia digitale con i lavoratori, i prodotti e i servizi, creando un sistema di produzione più flessibile, adattabile e rispettoso dell'ambiente e dell’uomo... L’impegno della Federazione sarà quindi concentrato nei prossimi mesi nel promuovere verso il Governo e le istituzioni l’evoluzione del piano 4.0 in 5.0".

Quello che CSIT delinea è un vero e proprio nuovo piano industriale che dovrà prevedere quattro principi fondanti: semplificazione normativa ("poche regole, chiare e facilmente declinabili nell’operatività quotidiana delle imprese", spiega Berardelli); razionalizzazione delle politiche di incentivazione ("senza disperdere le risorse in troppi capitoli di investimenti"), massicci investimenti nell’immateriale, nel software e IT made in Italy (anche "per accompagnare l’ultimo miglio della digitalizzazione delle PMI"); formazione al passo con i tempi e con le nuove sfide.

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