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Commvault, gestione e protezione dei dati sempre più intelligente

A Connections21, il Ceo spiega come colmare il ‘business integrity gap’ con gli Intelligent Data Services. Il commento del management Emea e Italia sugli annunci dell’evento

Tecnologie Cloud
Davvero molto ricco il menu autunnale servito da Commvault. A fine ottobre si è tenuto l’evento online Connections21, seguito in esclusiva per la stampa italiana da ImpresaCity, e in un incontro di metà novembre a Milano sono stati analizzati i riflessi in Europa e nel nostro Paese degli annunci dell’evento.  

La strategia di Commvault poggia ormai su un set completo di “intelligent data services”, servizi dati intelligenti, introdotti la scorsa primavera e commentati nelle novità dal CEO Sanjay Mirchandani, durante il suo keynote di fine ottobre direttamente dal quartier generale dell’azienda, a poca distanza da New York.

L’assunto di fondo è che anche a seguito delle trasformazioni indotte dalla pandemia, che ha portato a un uso sempre più intenso del cloud, “i dati non sono mai stati così preziosi come oggi, ma soprattutto non sono mai stati così vulnerabili come oggi”, ha esordito Mirchandani, spiegando che il punto chiave è “proteggere i dati e trasformarli in valore”.

Ma non solo: anche alla luce dei crescenti attacchi ransomware, “oggi non basta più essere resilienti, ma bisogna anche essere a prova di futuro. E per fare questo serve avere il massimo controllo sui dati, perché proprio i dati sono la nuova frontiera”, ha proseguito Mirchandani, citando il fatto che “nel solo 2020, 64 ZB di dati sono stati creati o replicati, e si prevede un incremento dei dati del 23% all’anno da qui al 2025”.

commvault connections21 1Sanjay Mirchandani di Commvault nel corso del suo keynote a Connections21

Occhio al “business integrity gap”

È anche per questo che gestire e proteggere i dati nella maniera giusta è secondo Mirchandani “la nuova frontiera”, perché “abbracciare, gestire e proteggere i propri dati adeguatamente, diventerà la differenza decisiva per un’azienda”. Ma per far questo, occorre che le aziende risolvano quello che il CEO di Commvault indica come il “business integrity gap”, ovvero il divario tra “quello che il business vuole fare e quello che i team IT sono attrezzati per fare”.

In sostanza, per Mirchandani, colmare questo gap significa “cominciare a prendere il controllo di tutte le molteplici fonti di dati aziendali, presenti sia on premise sia nei numerosi cloud, che comportano la presenza di molteplici tipi di workload e di workflow”. Però, “nonostante tutti gli sforzi già compiuti, ci sono tuttora troppi silos: alcuni sappiamo dove sono e altri no. In altre parole, c’è molta frammentazione, e i dati non sono mai stati così lontani dalle app come oggi”, ha proseguito Mirchandani, spiegando che questo “rende sempre più difficile riuscire a gestire, proteggere e governare i dati con le risorse e le competenze di cui le aziende dispongono oggi, ma soprattutto questo non solo allarga il business integrity gap, ma amplia anche la superficie di attacco per i malintenzionati, in particolare del ransomware, i cui costi sono pesanti non solo in termini di eventuali riscatti, ma anche di reputazione dell’azienda e di morale dei team”.

Ancora più Intelligent Data Services

In sintesi, ha concluso Sanjay Mirchandani, “superare il business integrity gap significa soprattutto avere una gestione dei dati completa”: proprio quello che permette di fare la Intelligent Data Services Platform, che offre tutto il portfolio esistente di Commvault attraverso vari modelli di erogazione, come sottoscrizione software, appliance integrata, managed service tramite partner e SaaS. “Supportiamo tutti i tipi di workload, che siano carichi di lavoro on premise o nel cloud, oppure ancora applicazioni SaaS o container”, ha esemplificato Mirchandani, spiegando che “tutto è costruito sulla nostra nota architettura scale up, e soprattutto prevede una singola interfaccia di gestione: sono i nostri Intelligent Data Services che fanno la differenza sul mercato: Data Management & Protection, Data Security, Data Compliance & Governance, Data Transformation e Data Insights, e infine AI e Machine Learning, perché l’automazione è il vero collante che tiene insieme tutto e lo rende a prova di futuro”.

Preminenza nei due mondi

Parte idealmente proprio da quest’ultimo punto Marco Fanizzi, Vice President Emea di Commvault, nel commentare a metà novembre a Milano, insieme a Sergio Feliziani, Country Manager di Commvault Italia, e a Fausto Izzo, Sales Engineer di Commvault Italia, la portata degli annunci di Connections21.  

Ricordando che Commvault è attiva “nella protezione e gestione dei dati nei due mondi on premise e cloud con la massima interoperabilità, quasi come se si gestisse lo stesso data center”, Fanizzi ha tenuto a sottolineare che “siamo stati tra i primi a investire nella protezione di workload nel cloud, e questo ci mette in grado di consentire alle aziende di operare quello che si definisce ‘shift & lift’, ovvero prendere i dati dal cloud privato, portarli nel cloud pubblico e standardizzarli, in modo da poterli spostare dove si vuole in base alle necessità”, evitando anche i rischi di vendor lock-in.

Non a caso, “Commvault è l’unica a essere stata posizionata sia da Gartner sia da IDC nei ‘quadranti’ giusti di entrambi”, fa notare Fanizzi, sottolineando anche che “siamo anche gli unici che proponiamo tecnologie per la protezione e la gestione dei dati on premise e in modalità SaaS, e soprattutto lo facciamo internamente”.  

commvault marco fanizzi 2021

Marco Fanizzi, VP di Commvault Emea

Ma anche Marco Fanizzi non manca di richiamare l’attenzione sul ransomware, oggi ancora più pressantealla luce dell’assoluta centralità dei dati e dal fatto che oggi gli attacchi degli hacker sono molto più smart che in passato. Questo rende la protezione dei dati sempre più difficile, ma se è vero che dal ransomware non si può essere mai protetti al cento per cento, è anche vero che si possono senz’altro mitigarne le conseguenze con le nostre tecnologie di protezione multistrato”.  

Protezione completa

Oltre alle note soluzioni Commvault Ransomware Protection e Response, il tema non è solo quello di avere il classico backup, che “quando è fatto bene non passa mai di moda”, come ha ribadito Sanjay Mirchandani durante il keynote a Connections21, ma proprio quello di mettere in sicurezza il backup stesso, che è “l’ultimo baluardo della sicurezza del dato”, fa notare Fausto Izzo, spiegando che “sono molti i CISO che si rivolgono alle soluzioni di sicurezza di Commvault, dopo aver visto che purtroppo la vulnerability zero-day è reale, anche alla luce della constatazione che il 70% delle aziende sotto attacco ransomware avevano tutti i sistemi di sicurezza sia in funzione sia soprattutto aggiornatissimi, ma nonostante questo sono state attaccate ugualmente”.  

Da qui nasce l’obiettivo di Commvault di contrastare il ransomware anche mettendo in sicurezza il backup, che significa agire su molti fronti, tra cui la limitazione dell’accesso alle diverse piattaforme aziendali: una partnership specifica ha permesso a Commvault di integrare la soluzione di identity management di CyberArk, eliminando la possibilità che gli hacker abbiano accesso alla console di backup.

Un altro fronte per proteggere il backup, prosegue Fausto Izzo, è quello di “lavorare sull’immutability del dato, che è un punto focale molto forte per i CISO, per fare in modo che la copia di backup sia la più sicura possibile. Con le nostre soluzioni, non solo si impedisce all’hacker di accedere alla consolle di gestione del backup, ma gli si impedisce anche di modificare i dati o di crittografarli agendo per esempio sulle library”.  

Un forte contributo a questo aspetto viene dato da una nuova componente della soluzione as a Service Metallic, ovvero quella Cloud Storage, che “può essere reso disponibile come copia secondaria dei dati, con molti vantaggi di sicurezza, tra i quali quello di avere sia un ‘air gap’ nativo, cioè una separazione fisica e logica dei dati, sia un protocollo di accesso differente da quello sul quale operano solitamente le aziende, e anche la caratteristica di essere Worm, e quindi immutabile”, spiega Fausto Izzo, sottolineando che “utilizzando la nostra soluzione, si soddisfa la nota best practice ‘3, 2, 1’: la copia di backup su Metallic Cloud Storage è appunto quella offsite”.

commvault fausto izzoFausto Izzo, Sales Engineer di Commvault Italia

Novità per Metallic

Sempre in tema di Metallic, che è come noto basata sul cloud di Microsoft Azure, la soluzione si arricchisce ulteriormente. In primo luogo con Security IQ, integrata come funzionalità opzionale in tutto il portafoglio Metallic, che consiste in una consolle di sicurezza unificata che offre rapide e importanti informazioni sulle minacce che potrebbero avere un impatto sui dati e sulla postura di sicurezza del backup negli ambienti cloud Metallic. Security IQ fa ampio uso di Intelligenza Artificiale per verificare le anomalie di utilizzo dei file oppure per mettere “honeypot”, cioè esche, per dare ulteriori possibilità di prevenire eventuali attacchi da parte di malintenzionati.

Un’altra novità di Metallic è l’integrazione MSP Portal per i Managed Service Provider: se finora la soluzione era disponibile solo agli end user, adesso una consolle aggiuntiva consente ai Service Provider di seguire da remoto i propri clienti, anche con sistemi di billing centralizzato.

Business in crescita

Infine, l’andamento del business: a livello Emea, Marco Fanizzi parla di un “trend di crescita trimestrale superiore del 20%, che è stato mantenuto anche nel primo semestre di quest’anno e che fa seguito a un incremento del 23% fatto registrare nello scorso anno fiscale. È interessante notare che nell’ultimo trimestre a livello Emea il 40% dei clienti era nuovo, mentre per quanto riguarda l’offerta SaaS, su 100 nuovi clienti di Metallic , il 66% era completamente nuovo, mentre il 34% lo ha aggiunto a ciò che aveva già in casa di Commvault”. Questo positivo andamento del business si riflette anche sull’organico, che a livello Emea è oggi di 470 persone, con un volume di assunzione di 160 persone solo nell’ultimo anno e mezzo.  

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Sergio Feliziani, Country Manager di Commvault Italia

Per quanto riguarda il business di Commvault in Italia, dove l’azienda conta su circa 50 persone, presenti nelle sedi di Milano, Roma e Torino, “l’andamento è sovrapponibile a quello Emea, anche se come Italia il nostro contributo alla crescita nell’area è superiore al dato medio: ogni trimestre noi apportiamo un numero di clienti nuovi nell’ordine di alcune decine”, conclude Sergio Feliziani, Country Manager di Commvault Italia, sottolineando che “stiamo incrementando la nostra presenza su settori verticali specifici, come per esempio quello della Pubblica Amministrazione, che in questo momento è notoriamente molto caldo anche alla luce di quanto previsto nel Pnrr”.
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