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Il parere di Kyndryl

Risponde Raffaele Pullo, Cloud Practice Leader (VP) di Kyndryl Italia

Autore: Redazione ImpresaCity - Tempo di lettura 3 minuti.

Qual è oggi la strategia più indicata per adottare un modello ibrido e multicloud che riduca i rischi di lock-in e garantisca interoperabilità e governance dei dati?

Sul mercato sono disponibili diverse soluzioni per il cloud ibrido, offerte sia da hyperscaler sia da vendor tecnologici con modelli a costi flessibili. Un approccio hybrid include public e private cloud: gli hyperscaler offrono numerosi servizi per il public cloud, mentre i vendor garantiscono tecnologie full stack per il private cloud. La scelta di quale ambiente adottare deve essere centrica sulle applicazioni: ogni workload andrebbe posizionato sulla base di vari fattori quali prestazioni, controllo, sicurezza, compliance e integrazione nell’ecosistema aziendale

Quando si parla di lock-in, spesso l’attenzione è rivolta alle sfide di trasferire un'applicazione da un ambiente cloud a un altro, per esempio tra diversi hyperscaler. Ma esistono soluzioni che rendono i workload facilmente portabili e il focus si sposta sul lock-in legato a strumenti, processi e tool di gestione. Quello che è importante chiedersi è come viene monitorato lo stato delle applicazioni, quali strumenti vengono utilizzati per farlo e in che modo vengono automatizzate le operazioni. Inoltre, l’attenzione deve essere anche su quali tecnologie di automazione DevOps sono adottate e come viene realizzata la resiliency applicativa. Spesso, il vero lock-in risiede proprio in questi aspetti. Bisogna quindi trovare un equilibrio tra lock-in e benefici, utilizzare gli strumenti di gestione nativi di un hyperscaler semplifica e accelera lo sviluppo dei progetti, ma allo stesso tempo può aumentare il rischio di lock-in. La consapevolezza di questo è importante.

Quali sono le tecnologie o le architetture più avanzate come per esempio container, orchestrazione, open source, che consentono di gestire ambienti cloud eterogenei come un unico ecosistema integrato e sicuro?

Da un punto di vista delle tecnologie oggi se ne stanno affermando diverse che sono diventate standard de facto, come ad esempio i containers e Kubernetes. L’interoperabilità e l’integrazione tra ambiente cloud e tradizionale è garantita da interfacce ben documentate in una logica di API economy. Si stanno affermando anche standard per contesti specifici. A titolo di esempio: lo standard Model Context Protocol (MCP) che permette l’interoperabilità con cui Agenti AI possono connettersi con altri sistemi per accedere ai loro dati e richiedere azioni. Questo permette di creare un ecosistema di Agenti cooperanti per raggiungere uno determinato scopo. Ma tornando alla gestione di ambienti muti-cloud e hybrid cloud, essa richiede piattaforme costruite ad hoc. Oggi giorno esistono tecnologie e standard che ben si adattano a tale scopo, come Telemetry. Un ambiente hybrid è generalmente un ambiente complesso da gestire, controllare e ottimizzare. I nostri clienti ci chiedono di poter gestire cloud multipli come fosse uno solo. Kyndryl ha sviluppato un approccio alla co-creation con i propri clienti per sviluppare insieme la piattaforma di gestione multi-cloud e hybrid cloud più adeguata al contesto specifico. Questa piattaforma fornisce due macro funzionaltà: Observe e Control. Da un lato, quindi, permette di osservare lo stato dei sistemi end-2-end, anticipare trend e problemi; dall’altro di controllare ed agire per risolvere incidenti, migliorare le performance, rendere i sistemi più sicuri ed ottimizzare i costi. In questa piattaforma vengono integrati diversi tool di gestione combinati con funzionalità di Generative AI e Agentic AI per ottimizzare le IT operations e migliorare la qualità e le performance dei servizi.

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Qual è oggi la strategia più indicata per adottare un modello ibrido e multicloud che riduca i rischi di lock-in e garantisca interoperabilità e governance dei dati? Sul mercato sono disponibili diverse soluzioni per il cloud ibrido, offerte sia da hyperscaler sia da vendor tecnologici con modelli a costi flessibili. Un approccio hybrid include public e private cloud: gli hyperscaler offrono numerosi servizi per il public cloud, mentre i vendor garantiscono tecnologie full stack per il private cloud. La scelta di quale ambiente adottare deve essere centrica sulle applicazioni: ogni workload andrebbe posizionato sulla base di vari fattori quali prestazioni, controllo, sicurezza, compliance e integrazione nell’ecosistema aziendale Quando si parla di lock-in, spesso l’attenzione è rivolta alle sfide di trasferire un'applicazione da un ambiente cloud a un altro, per esempio tra diversi hyperscaler. Ma esistono soluzioni che rendono i workload facilmente portabili e il focus si sposta sul lock-in legato a strumenti, processi e tool di gestione. Quello che è importante chiedersi è come viene monitorato lo stato delle applicazioni, quali strumenti vengono utilizzati per farlo e in che modo vengono automatizzate le operazioni. Inoltre, l’attenzione deve essere anche su quali tecnologie di automazione DevOps sono adottate e come viene realizzata la resiliency applicativa. Spesso, il vero lock-in risiede proprio in questi aspetti. Bisogna quindi trovare un equilibrio tra lock-in e benefici, utilizzare gli strumenti di gestione nativi di un hyperscaler semplifica e accelera lo sviluppo dei progetti, ma allo stesso tempo può aumentare il rischio di lock-in. La consapevolezza di questo è importante. Quali sono le tecnologie o le architetture più avanzate come per esempio container, orchestrazione, open source, che consentono di gestire ambienti cloud eterogenei come un unico ecosistema integrato e sicuro? Da un punto di vista delle tecnologie oggi se ne stanno affermando diverse che sono diventate standard de facto, come ad esempio i containers e Kubernetes. L’interoperabilità e l’integrazione tra ambiente cloud e tradizionale è garantita da interfacce ben documentate in una logica di API economy. Si stanno affermando anche standard per contesti specifici. A titolo di esempio: lo standard Model Context Protocol (MCP) che permette l’interoperabilità con cui Agenti AI possono connettersi con altri sistemi per accedere ai loro dati e richiedere azioni. Questo permette di creare un ecosistema di Agenti cooperanti per raggiungere uno determinato scopo. Ma tornando alla gestione di ambienti muti-cloud e hybrid cloud, essa richiede piattaforme costruite ad hoc. Oggi giorno esistono tecnologie e standard che ben si adattano a tale scopo, come Telemetry. Un ambiente hybrid è generalmente un ambiente complesso da gestire, controllare e ottimizzare. I nostri clienti ci chiedono di poter gestire cloud multipli come fosse uno solo. Kyndryl ha
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