Autore: Redazione ImpresaCity - Tempo di lettura 3 minuti.

Qual è oggi la strategia più indicata per adottare un modello ibrido e multicloud che riduca i rischi di lock-in e garantisca interoperabilità e governance dei dati?
La strategia più efficace si fonda su due pilastri: standard aperti e sovranità digitale. Solo adottando architetture basate su tecnologie open e interoperabili è possibile ridurre il rischio di lock-in e garantire la libertà di scegliere dove e come gestire i propri dati.
Il modello ibrido consente di combinare la flessibilità del cloud con il controllo dell’on-premise, gestendo in modo ottimale i carichi di lavoro in base alla tipologia di workload che può avere esigenze specifiche in termini di sicurezza, compliance, performance. La strategia multicloud, invece, permette di diversificare i fornitori e di evitare dipendenze tecnologiche, grazie all’uso di standard comuni e API aperte.
In questo scenario, l’approccio di Aruba promuove un ecosistema realmente interoperabile, in linea con le grandi iniziative europee come Sovereign European Cloud API, che favoriscono la portabilità dei workload e la trasparenza dei processi. Il tema della sovranità digitale è oggi un fattore strategico. Significa che un’organizzazione deve poter decidere dove vengono archiviati i propri dati (residenza), sotto quale giurisdizione ricadono (controllo europeo) e con quali garanzie di sicurezza vengono gestiti. In quest’ottica, cresce anche l’interesse per la data repatriation: nel 2025, il 35% delle grandi imprese dichiara di valutare il rientro dei dati dagli hyperscaler statunitensi verso infrastrutture europee sovrane (contro il 20% nel 2024), a conferma di una crescente attenzione verso l’autonomia tecnologica. Un cloud europeo sovrano, come quello proposto da Aruba, consente alle organizzazioni di mantenere governance e compliance (GDPR, NIS2, Cyber Resilience Act), ma anche di costruire fiducia e resilienza nel lungo periodo, riducendo complessità e aumentando trasparenza.
Quali sono le tecnologie o le architetture più avanzate come per esempio container, orchestrazione, open source, che consentono di gestire ambienti cloud eterogenei come un unico ecosistema integrato e sicuro?
La gestione di ambienti cloud eterogenei, che includono infrastrutture pubbliche, private, edge e on-premise, richiede tecnologie in grado di garantire interoperabilità, sicurezza e controllo. Questo approccio si declina su tutti i livelli dell’infrastruttura: dal data center ai framework applicativi, passando per le scelte architetturali che consentono una gestione coerente e integrata delle risorse. Aruba lavora per costruire un ecosistema in cui cloud pubblici, privati, edge e infrastrutture on-premise possano dialogare in modo fluido e sicuro, intervenendo in maniera coordinata su ciascuno di questi livelli. La capacità di gestire direttamente il livello data center rappresenta ad esempio un elemento distintivo e abilitante per integrare sistemi eterogenei: consente, infatti, di estendere il cloud fino all’on-premise o di interconnettersi con gli hyperscaler tramite Direct Link dedicati. Questi collegamenti abilitano architetture ibride ad alte prestazioni, con piena visibilità e controllo sui flussi di dati.
Un altro ambito chiave è quello delle architetture cloud native, basate su container e microservizi, che permettono di disaccoppiare le applicazioni dall’infrastruttura sottostante e di spostarle liberamente tra ambienti diversi. In questo contesto, la proposta Managed Kubernetes di Aruba, basata su standard Kubernetes, semplifica la gestione e l’orchestrazione dei workload, garantendo interoperabilità, scalabilità, efficienza e sicurezza all’interno di infrastrutture interamente europee. L’adozione di standard aperti abilita inoltre scenari di multicloud e federazione. L’obiettivo finale è abilitare le aziende alla costruzione del proprio ecosistema cloud interoperabile, sicuro e indipendente. Un percorso che valorizza l’adozione di tecnologie open source e cloud native come strumenti concreti per abilitare la trasformazione digitale nel rispetto dei principi di trasparenza, sostenibilità e sovranità dei dati.
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