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L'Europa rilancia: una nuova strategia per le startup

La UE mette sul piatto un complesso di iniziative e norme che vogliono dare un nuovo deciso impulso all’ecosistema startup-scaleup del Vecchio Continente  

Trasformazione Digitale

È tempo che l'Europa diventi una potenza delle startup. La nostra competitività e in definitiva la nostra prosperità dipendono da questo”: se avete già sentito una frase del genere, è perché è stata abbondantemente usata in molte analisi che la UE ha fatto del suo ecosistema startup. Che storicamente soffre di gap importanti rispetto alla metaforica Silicon Valley ma anche semplicemente al mondo startup del Regno Unito.

Così la UE ci prova – di nuovo – a diventare un luogo dove fare innovazione non sia troppo complicato. Lo fa con la nuova EU Startup and Scaleup Strategy, la quale punta a un modello “più innovativo e imprenditoriale” in cui chi investe sia più disposto ad assumersi dei rischi e “il fallimento è visto come un passo necessario per il progresso”.

In sostanza, quello che la UE vuole fare con la Startup and Scaleup Strategy è affrontare i principali punti deboli dello scenario europeo dell’innovazione, cercando di eliminare quelli che per scaleup e startup sono i principali ostacoli alla crescita. Ostacoli che per la UE si superano intervenendo in cinque ambiti: favorire genericamente lo sviluppo dell’innovazione, semplificare l’accesso ai capitali, supportare la crescita delle neo-aziende, attrarre i talenti tecnologici, facilitare l’accesso alle infrastrutture.

Per una startup è molto difficile muoversi in un mercato europeo che dovrebbe essere unico ma che in realtà non lo è e in cui, inoltre, il peso amministrativo e di compliance è molto elevato. Critiche non nuove a cui ora la Commissione Europea di fatto risponde affermando che un po’ di deregulation va bene – entro certi limiti – ma solo per le startup.

Per questo propone un "ventottesimo regime" per le startup, ossia un regime normativo sovra-nazionale europeo che dovrebbe semplificare i processi di creazione e sviluppo di una azienda, per aspetti come la tassazione, le leggi sul lavoro, il rischio di fallimento. Accanto a questo regime comunitario opereranno altre norme ed azioni vecchie e nuove mirate alla semplificazione dei processi e delle interazioni fra aziende.

Il lato finanziario

Anni di discorsi sull’innovazione non hanno cambiato un dato di fatto: per spingere i venture capital europei ad allargare i cordoni della borsa servono quasi sempre interventi del settore pubblico e, comunque, la gran parte degli investimenti che arrivano alle startup viene dalle banche. Gli investimenti dei venture capital non si possono forzare - vanno dove viene percepita la maggiore probabilità di un ritorno - ma quello che si può fare, con nuove iniziative e norme, è da un lato fare rete, dall'altro semplificare la vita a chi vuole investire capitali in Europa.

In questo nuovo scenario gioca un ruolo importante il futuro Scaleup Europe Fund, un fondo pensato per favorire le scaleup deep tech che operano in settori strategici per sovranità tecnologica europea. Tra gli obiettivi delle future iniziative UE troviamo anche un maggiore coinvolgimento dei grandi investitori istituzionali, aiutare le neo-imprese a proteggere e sfruttare le loro proprietà intellettuali, creare una European Corporate Network che faccia da collegamento solido tra le startup/scaleup e le grandi aziende europee.

Anche la migliore e meglio finanziata startup può poco se le sue idee innovative non si trasformano in un prodotto che abbia successo sul mercato. Il tema di fondo è quello del trasferimento tecnologico “from lab to market”, che ora la Commissione Europea traguarda focalizzandosi sulla commercializzazione delle innovazioni che vengono sviluppate nelle Università. Per questo nasce la Lab to Unicorn Initiative: per trasformare le idee da laboratorio in unicorni, la UE intende soprattutto favorire il dialogo fra i vari ecosistemi e hub di innovazione, in modo che startup e scaleup delle varie nazioni europee si favoriscano a vicenda scambiandosi servizi, soluzioni, tecnologie.

Altro filone di intervento: i prodotti e i servizi innovativi di startup e scaleup devono essere aiutati ad avere successo sul mercato. La Commissione Europea non può ovviamente imporre per legge che vengano acquistati, ma può agevolare la loro inclusione nei processi di procurement del settore pubblico dei vari Stati membri. Cercherà tra l'altro di farlo con una serie di norme che, ad esempio, riducono per le neo-aziende i requisiti dei bandi pubblici e favoriscono la selezione delle startup e scaleup europee nei bandi collegati alla Difesa e alla sicurezza.

Altro punto debole delle startup è la poca capacità di attrarre nuovo personale qualificato, perché non possono competere economicamente con le aziende “classiche” già ben sviluppate. Per questo la Commissione lancia la Blue Carpet Initiative: un programma che vuole aiutare le aziende europee ad attrarre talenti tecnologici provenienti da nazioni non-UE (il nome è già un riferimento alla Blue Card, il “visto” privilegiato per i lavoratori non europei altamente qualificati).

La Blue Carpet Initiative è un complesso di interventi anche molto diversi fra loro, che vanno dalle agevolazioni per le startup che intendono concedere stock option ai possibili problemi (criteri di tassazione, assistenza sociale...) per chi intende lavorare in remoto dall'estero, dalla Blue Card (e altre agevolazioni) per chi vuole fondare una startup in Europa a una Skills Portability Initiative che dovrebbe semplificare il riconoscimento delle qualifiche conseguite in nazioni non-UE.

Ma in questo ambito la Commissione “bacchetta” anche gli startupper europei, che solo raramente hanno alle spalle una vera preparazione strutturata in campo imprenditoriale. Anche le Università devono fare la loro parte: i potenziali innovatori e startupper spesso "non hanno gli incentivi necessari" a diventare imprenditori perché le Università danno precedenza alle pubblicazioni scientifiche rispetto alla commercializzazione di nuove idee.

Infine, c’è il nodo infrastrutture. Le startup hanno bisogno di infrastrutture tecnologiche per testare e validare rapidamente le loro innovazioni. La UE ha già in atto diverse iniziative in tal senso ma è oggettivamente complicato accedervi e orientarsi nelle varie opzioni possibili. Serve semplificare le cose: la Commissione vuole farlo definendo una forma di accesso formalizzato e standardizzato con cui le imprese possono utilizzare le infrastrutture di ricerca, di supercomputing e di AI europee.

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