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Red Hat, l’evoluzione dell’open source

Tra open hybrid cloud e intelligenza artificiale, un incontro a metà luglio commenta le novità del recente Summit di Boston e le peculiarità del contesto italiano

Trasformazione Digitale

Come di consueto, il Red Hat Summit di fine maggio a Boston è stato caratterizzato da numerosi annunci, e il tradizionale incontro a Milano di metà luglio con i vertici dell’azienda ha costituito l’occasione per calare tutte le novità nella realtà italiana, oltre che per fare il punto sull’andamento del business nel nostro Paese.

Dinamiche complesse

È Gianni Anguilletti, Vice-President Med Region di Red Hat, a esordire illustrando le dinamiche di mercato, spiegando che oggi “sempre più aziende desiderano che l’IT le aiuti a risolvere esigenze complesse, andando a rendere più efficienti e più veloci i processi decisionali, facendo in modo che si possa fornire un servizio clienti sempre più accattivante, sfruttando al meglio i dati e le informazioni a loro disposizione, ma ovviamente nel rispetto delle regole di compliance e di privacy. E, ultimo ma assolutamente non ultimo, richiedono di perimetrare le operazioni con il massimo grado di sicurezza possibile”.

Nelle parole di Anguilletti, è questa la descrizione di alcune traiettorie talvolta divergenti, che da tempo si riassumono nel classico mantra “fare di più a meno”, ovvero “si desidera innovare a una velocità elevatissima, ma nel contesto di budget per così dire sacrificati, e fare in modo che si possano sviluppare servizi, prodotti e applicazioni in modo sempre più rapido e sfruttare tutte le piattaforme potenzialmente disponibili per ottenere scalabilità e l'agilità che il contesto impone”.


Gianni Anguilletti di Red Hat

Quattro punti cardine

Per dare risposte a questo tipo di esigenze e di dinamiche, Red Hat continua a investire su uno stack tecnologico e infrastrutturale costituito da quattro punti cardine, prosegue Anguilletti: “il primo è rappresentato dal framework per lo sviluppo di applicazioni sempre più moderne, native per il cloud, che possono sfruttare nuovi paradigmi come quelli dei container, dell’AI o dell’edge; il secondo pilastro è quello degli strumenti per la costruzione di piattaforme cloud ibride che siano aperte, per fare in modo che le applicazioni vengano sviluppate, esercitate, monitorate e manutenute su qualsiasi tipo di piattaforma e in qualsiasi momento, ovvero con un livello di disponibilità al 99,9”.

Il terzo pilastro, spiega ancora Anguilletti, fa riferimento “ai tool di monitoraggio e automazione delle infrastrutture IT, per rendere questi processi non solo più efficienti da un punto di vista economico e di tempistiche, ma anche più intelligenti: su questo aspetto si sono concentrati molti degli annunci del Red Hat Summit di fine maggio". Infine, il quarto e ultimo pilastro dell’offerta Red Hat "punta a fare in modo che le tecnologie e i servizi possano essere considerati, fruiti, acquisibili e gestiti secondo una varietà di opzioni che meglio possono rispondere alle esigenze dei clienti in termini sia di efficienza operativa sia di agilità”.

Casi concreti

Tutto questo sta avvenendo “nell'ambito di tutta una serie di sfide e difficoltà oggi molto evidenti, come lo skill gap, che non accenna a diminuire, o la complessità in aumento di processi e di operazioni, oppure ancora ai picchi di richieste incredibili alle quali non si riesce a rispondere in maniera in maniera agile. C’è anche tutta una serie di nuove tecnologie che vanno affermandosi, che però per essere sfruttate al meglio vanno a creare un ulteriore livello di complessità”, fa notare Anguilletti.

Ma in che modo Red Hat aiuta oggi le aziende a perseguire i loro obiettivi di business e a rispondere a queste sfide? Gianni Anguilletti fa qualche esempio, come il colosso dell’aviazione Airbus, che ha utilizzato la piattaforma OpenShift in maniera talmente massiva da considerarla un asset strategico a supporto dei processi, e il Grupo Piñero, azienda spagnola operante nel settore del turismo, che utilizza le soluzioni Red Hat per affrontare picchi di richieste estremamente variabili data la stagionalità delle operazioni, oppure, per l’Italia, i casi di Italgas e Istat.


Rodolfo Falcone di Red Hat

Lo scenario di casa nostra

Entra nel dettaglio dell’Italia Rodolfo Falcone, Country Manager di Red Hat Italy, per descrivere lo scenario di casa nostra citando i dati del recente rapporto Anitec-Assinform, che colloca il valore del mercato digitale italiano a quota 77 miliardi di euro per il 2022, mentre “le risorse disponibili del Pnrr sono di circa 50 miliardi di euro, dei quali ne sono stati utilizzati fino a oggi poco più di 15. Guardando invece all’andamento dei singoli settori, quelli che hanno registrato le crescite maggiori quelli del software, dei servizi e delle soluzioni”.

Tra i motivi di ottimismo citati da Rodolfo Falcone, vi è “la crescita dei neolaureati in informatica” e il fatto che “il mercato digitale cresce del 4,5%, in misura maggiore rispetto alla crescita del Pil, con le PA centrali e locali in prima linea degli investimenti, che riguardano aree quali cloud, AI e cybersecurity”. Si tratta di temi che “ritroviamo all'interno dei nostri prodotti”, prosegue Falcone, spiegando che Red Hat si pone anche “come trusted advisor, aiutando le più importanti aziende pubbliche e private italiane a trasformarsi con le nostre soluzioni”.


Giorgio Galli di Red Hat

Annunci corposi

È infine Giorgio Galli, Manager Sales Specialist & Solution Architect Team di Red Hat Italy, a illustrare molto diffusamente e a commentare lo stack tecnologico odierno di Red Hat, anche alla luce dei corposi annunci di fine maggio al Summit di Boston (di cui ImpresaCity ha dato ampio resoconto qui), sempre nel segno dell’hybrid cloud, in un modello che avvicina sempre più ai principi dell’open source, con cui il vendor si propone di aiutare i clienti a costruire, eseguire e gestire carichi di lavoro e applicazioni, indipendentemente da dove si trovano, trasformando ciò che è complesso in qualcosa di più semplice, senza per questo frenare l’innovazione ma, anzi agevolandola attraverso l’automazione, in modo sicuro e scalabile.

Il paradigma del cloud è sempre al centro delle nostre offerte, e gli annunci del Red Hat Summit lo dimostrano ancora una volta, anche nel segno dell’automazione sempre più spinta, che è essenziale per la gestione delle infrastrutture di oggi”, commenta Giorgio Galli, sottolineando alcuni elementi di spicco, tra i quali l’unificazione dei processi sulla base della piattaforma Red Hat Ansible Automation Platform, l’estensione della piattaforma Red Hat Openshift verso l’AI, e infine il fatto che Red Hat Ansible Lightspeed utilizza IBM Watson Code Assistant per aiutare il lavoro di chi gestisce le infrastrutture.


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