A Francoforte gli annunci per diverse novità di HPE GreenLake for Private Cloud Enterprise
Come sostengono in maniera decisa i fautori della repatriation, il futuro dell'as-a-Service non è solo nel cloud ma in una combinazione di ambienti che comprende anche l'on-premise. Un'idea che viene portata avanti anche da tutti quei vendor tecnologici che offrono piattaforme aaS in stile cloud ma implementabili tranquillamente nel proprio data center. HPE è tra questi, grazie alla sua offerta GreenLake. Che non a caso definisce "edge to cloud" e che ora si rafforza con alcuni nuovi moduli e aggiornamenti, presentati all'evento Discover di Francoforte.
Le principali novità riguardano HPE GreenLake for Private Cloud Enterprise, che di fatto permette di realizzare un ambiente di cloud privato allineato, secondo HPE, con tutte le più moderne opzioni disponibili nei cloud pubblici. Senza questa trasversalità non potrebbe certo essere "l'unica soluzione, erogata come servizio cloud che porta le migliori funzioni di cloud ibrido dall'edge al core e su cloud diversi", come la definisce Vishal Lall, Senior Vice President and General Manager, HPE GreenLake Cloud Services Solutions.
Oggi non si può essere una soluzione cloud di qualsiasi livello senza un adeguato supporto alla virtualizzazione e alla containerizzazione, ed è proprio sotto questo aspetto che la piattaforma HPE GreenLake for Private Cloud Enterprise è stata migliorata. L'obiettivo è dare la possibilità di gestire in maniera ottimizzata applicazioni sia tradizionali sia cloud-native, attivando a seconda delle esigenze istanze bare-metal, macchine virtuali o workload containerizzati e assegnando loro risorse tratte da un pool comune.
La piattaforma HPE ora supporta innanzitutto la creazione di istanze pre-ottimizzate per tipi specifici di workload, partendo dal presupposto che il cloud è sì un approccio omogeneo, ma non lo sono le esigenze infrastrutturali delle applicazioni e dei servizi che ospita. In particolare HPE ha predisposto configurazioni mirate per i carichi di lavoro definiti "general purpose" (come le applicazioni generiche), "compute optimized" (in primis container e macchine virtuali), "memory optimized" (come i database in-memory, "storage optimized" (come i servizi di storage o i data lake).
Sempre in ottica di ottimizzazione, ma stavolta dei costi, HPE GreenLake for Private Cloud Enterprise ora sa ricavare i dati sull'utilizzo di servizi e applicazioni da AWS, Azure e Google Cloud Platform, integrandoli in una "vista" integrata che permette di comprendere meglio quanto si spende in cloud. Anche quando il cloud è ibrido e magari sparso tra data center, nazioni e regioni diverse. Una funzione molto utile per definire correttamente i propri budget ma anche per il capacity planning.
Lato container, HPE GreenLake for Private Cloud Enterprise supporta ora Amazon EKS Anywhere. Questo di fatto permette, nelle configurazioni di cloud ibrido, di usare i medesimi container sia on-premise sia nel cloud pubblico, migliorando la portabilità dei workload tra i due ambienti. Tutte le operazioni di provisioning delle istanze e delle loro risorse possono infine essere gestite da una console integrata, via API, via linea di comando o con un approccio Infrastructure-as-Code (IaC) che piacerà molto ai fan del DevOps.
Altre novità dell'offerta GreenLake riguardano l'annuncio di una versione specifica che supporta gli ambienti a container Red Hat (HPE GreenLake for Red Hat OpenShift Container Platform), il (ri)lancio di quella per gli ambienti di cloud ibrido basati su VMware (HPE GreenLake for VMware), l'anteprima "early access" delle versioni mirate per il data management/analytics (HPE GreenLake for Data Fabric) e per i progetti di data engineering e data science (HPE Ezmeral Unified Analytics).