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Il mondo IT post coronavirus: grande sarà di nuovo bello?

Nei momenti di crisi le grandi aziende se la passano meglio delle piccole. Sarà così anche nella Silicon Valley, con acquisizioni nei prossimi mesi?

L'opinione
Sembra strano pensare a un mondo IT post coronavirus mentre la pandemia non ha nemmeno raggiunto il suo picco. Ma è utile farlo. L’IT non è immune dai cambiamenti che le esperienze di questi mesi ci porteranno a fare. Quando ci si scotta anche l'acqua fredda fa paura. E il mercato IT potrebbe seguire tendenze che sinora sono state poco prevalenti. Alcune riguardano come ultimamente si fa innovazione tecnologica. E gli equilibri tra grandi e piccoli operatori di mercato.

La Silicon Valley americana è entrata nell'immaginario collettivo per molti suoi aspetti. Uno di quelli che hanno più attecchito è legato al modello delle startup tecnologiche. L'agilità e l'inventiva del piccolo messa a confronto con l'inerzia e lo status quo del grande. In parte questo modello è sempre vero. In parte non lo è più, perché i mercati cambiano. In parte non è mai stato esportabile, perché la Silicon Valley del mito non è solo tecnologia e idee. Ma anche un ecosistema di capitali disposti ad essere investiti con elevate percentuali di rischio. Che altrove non sono digerite allo stesso modo.

È comunque un dato di fatto che il successo di moltissime startup tecnologiche americane ci ha portato un modello di innovazione che - questo sì - è applicabile ovunque. In questo modello le idee innovative nascono spesso fuori dalle grandi imprese e vengono portate avanti da startup. Ad un certo punto di maturità, queste startup vengono assorbite da grandi aziende interessate alla loro innovazione. O comunque entrano a fare strettamente parte del loro ecosistema.

prospettivafuturaMolte startup di nuova generazione stanno seguendo questa strada. Sono quelle di cui magari non si parla tanto sui giornali e online, perché sviluppano tecnologie di nicchia. Al loro fianco ci sono poi sempre le classiche startup che vogliono crescere. E conquistarsi un posto tutto loro al sole del mercato IT. Alcune vanno avanti, altre no. Ma in questi anni lo sviluppo c'è stato e con questo anche una circolazione positiva di idee innovative. Specie nei settori tecnologici d'avanguardia.

La pandemia da coronavirus può impattare su questo scenario? Certamente sì, perché il mercato IT va verso una distribuzione diversa degli investimenti, da parte delle imprese come dei venture capital. È ancora presto per dire se le previsioni cupe di alcuni analisti saranno confermate. Sembrerebbe strano se alcuni ambiti, come lo smart working, non traessero una nuova spinta da quello che sta succedendo ora. Inoltre, è con gli investimenti in innovazione che molte imprese sapranno affrontare nuove emergenze meglio di come stanno facendo ora.
Lo Speciale di ImpresaCity dedicato alle iniziative del mondo ICT per aiutare le aziende nell'emergenza coronavirus
Ma tutto è ancora da vedere. Si va comunque verso maggiori incertezze. E l'incertezza non fa bene alla circolazione dei capitali. Dalla Silicon Valley ci sono i primi concreti segnali che gli investitori piccoli e grandi preferiscono essere meno esposti. E le startup ne soffrono: raccogliere round di investimento si fa più difficile. Farsi apprezzare è più complicato. Ma anche per le aziende non startup è dura. Con gli investitori più "attivi" che vogliono essere meno esposti, recuperare i loro investimenti.

Alla ricerca di garanzie

C'è anche un fattore non finanziario da considerare. In questi ultimi due-tre anni i grandi nomi della Silicon Valley hanno avuto qualche problema di immagine. Hanno visto ridursi il loro appeal nei confronti dei potenziali dipendenti. Quei supercandidati, dagli sviluppatori ai data scientist, da conquistare a suon di dollari e benefit. Che le grandi aziende si contendono. Ma che possono anche uscirne e farsi una startup. O entrare in una azienda percepita come dinamica e outsider.

Nel mondo IT del post coronavirus è assai probabile che torni di moda il pragmatismo. Il contagio si allarga, gli investimenti frenano, le startup licenziano (o peggio). La grande enterprise torna ad essere vista come un posto relativamente sicuro dove stare. Che dà assistenza medica, servizi, aiuto. Di questi tempi meglio essere dentro che fuori.

corporateSe così fosse, e i segnali per ora lo lasciano intendere, il dopo pandemia porterà alle enterprise dell'IT meno competizione per i talenti e più forza economica. Rispetto alle startup certamente, ma anche rispetto alle aziende comunque più piccole. Anche per queste l'incertezza del mercato rappresenta un problema. La logica conseguenza dovrebbe essere un incremento nelle acquisizioni. Quindi un consolidamento del mercato, anche nelle aree in cui lo sviluppo tecnologico è più rapido.

Il settore a cui tutti guardano per nuove acquisizioni è quello delle tecnologie genericamente collegate al multicloud. Il che significa iperconvergenza, virtualizzazione, storage di nuova concezione, piattaforme di sviluppo. E l'immancabile sicurezza. In cui le acquisizioni sono già all'ordine del giorno. I candidati? Tutte quelle aziende che nel passato recente, per non dire dalla loro nascita, hanno guardato molto più alla crescita che agli utili. In una fase di contrazione diventa una debolezza pericolosa. E con questo criterio di selezione l'elenco dei "papabili" di certo non è breve.
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