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Pagamenti digitali: la PSD2 è pronta, le banche italiane meno

La normativa che uniforma le regole sugli e-payment per gli istituti bancari e per i nuovi operatori sorti con l'avvento del digitale è al via, le banche italiane però sono perplesse

Trasformazione Digitale Mercato e Lavoro
CA Technologies ha condotto un'indagine su 89 istituti bancari europei per capire quanto siano pronti all'entrata in vigore della direttiva PSD2, la normativa europea sulla gestione dei servizi di pagamento che va recepita dagli Stati membri in questi giorni. La Payment Service Directive (o PSD2) nasce per una duplice esigenza: da un lato regolamentare un mercato sempre più complesso in termini di player ed evoluzioni digitali, dall’altro armonizzare un quadro regolamentare europeo molto frammentato.

Lo scenario che l'indagine CA descrive per quanto riguarda le banche italiane è in chiaroscuro. Solo la metà del campione nazionale ritiene di riuscire a ottemperare ai requisiti minimi della PSD2 entro i tempi previsti, anche se complessivamente l'atteggiamento verso la nuova normativa è positivo. La quasi totalità (96 percento) del campione si dichiara infatti molto/abbastanza d'accordo sul fatto che la PSD2 costituisca un'opportunità per innovare, differenziarsi e creare nuovi prodotti e servizi. Solo il 21 percento la considera come un mero obbligo normativo.

È anche positivo che le banche italiane abbiano già iniziato a realizzare servizi ispirati alla PSD2 (lo ha fatto il 36 percento) e che lo stiano facendo in modo "moderno", ossia con metodologie "agili" che favoriscono e semplificano lo sviluppo di nuovi servizi. Questo approccio da "software factory" è seguito dal 14 percento delle banche intervistate. È un buon segno anche la percentuale elevata (83 percento) delle banche che ritengono di dover acquisire nuove tecnologie per affrontare l'attuazione della PSD2 e l'open banking in generale.

spese

D'altronde la PSD2, livellando in un certo senso il campo di gioco per nuovi e vecchi operatori, rappresenta anche l'avvio di una partita più complessa per gli istituti bancari italiani (e non solo). A breve termine la concorrenza maggiore dovrebbe comunque venire dagli operatori bancari tradizionali (lo indica il 26 percento del campione) perché questi già detengono relazioni con la clientela. Ma per l'immediato futuro i pericoli verranno da altrove: il 14 percento delle banche intervistate ha indicato che i nuovi operatori tutti digitali avranno una posizione di importante vantaggio perché non sono frenati da sistemi e applicazioni legacy.

Diventa quindi importante per le banche italiane affrontare con decisione l'open banking. E qui i segnali non sono poi così positivi. La grande maggioranza (79 percento) degli intervistati mette in evidenza che l'attuazione della PSD2 pone diversi problemi, dalla mancanza di competenze specifiche ai vincoli di budget passando per le questioni tecnologiche, ma soprattutto si percepisce una certa sfiducia sull'open banking in quanto tale. La metà del campione non ritiene che la clientela italiana sia pronta per l'open banking, motivo per cui gli investimenti che le banche faranno in tal senso non rientreranno prima di almeno due anni (lo afferma il 78 percento del campione).
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