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Nuovi Data Center italiani, a tendere il 60% in Lombardia

Su 14 progetti finora approvati, 13 riguardano siti lombardi. E la Regione approva un Progetto di Legge specifico.

Mercato e Lavoro

La Giunta di Regione Lombardia ha approvato un Progetto di Legge relativo alle “disposizioni in materia di insediamento dei Data Center”. Il progetto in 10 articoli è stato presentato dal Presidente insieme agli Assessori per gli Enti locali, Montagna e Risorse energetiche, Territorio e Sistemi verdi, Ambiente e Clima e Sviluppo economico.

L’intervento normativo potrebbe e dovrebbe anticiparne uno a livello nazionale e vorrebbe colmare un vuoto per un settore strategico e in notevole crescita. Attualmente, in Italia sono ben 14 i data center - per un valore stimato di circa 2,5 miliardi di euro – che hanno ottenuto il via libera dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, e altri dieci progetti sarebbero al vaglio dello stesso ministero.

Di questi, solo il Tecnopolo Tiburtino di Aruba è previsto fuori dalla Lombardia. I progetti degli altri 13 coinvolgono Microsoft in cinque poli diversi, Equinix (tre), CyrusOne (due), Data4 (uno), AWS (uno) e Stack/Supernap (uno). Con Microsoft, Data4 ed Equinix che ne hanno altri in valutazione. Ma, a tendere, secondo quanto dichiarato dalla Regione, nel prossimo futuro il 60% dei data center sarà distribuito in Lombardia.

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Sono diverse le lacune normative e le garanzie formali legate alle autorizzazioni fornite dal Ministero competente e, visto che è la regione italiana più interessata, la Lombardia ha pensato bene di ragionarci sopra e realizzare una proposta che faccia ordine. La proposta evidentemente coinvolge gli operatori economici privati, Regione, Comuni, Province e la Città Metropolitana di Milano.

Attualmente a livello nazionale si seguono le Linee Guida del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica stilate ad agosto 2024 e la Strategia per l’attrazione in Italia degli investimenti industriali esteri in data center del Ministero delle Imprese e del Made in Italy del luglio 2025. In più, in Lombardia con la DGR 2629/2024 sono state approvate le ‘linee guida per la realizzazione in Lombardia delle infrastrutture fisiche in cui vengono localizzate apparecchiature e servizi di gestione delle risorse informatiche – Data Center’. Ora la Regione Lombardia intenderebbe legiferare per fornire un quadro normativo ancora più preciso.

In particolare, si intende “garantire il governo regionale delle procedure autorizzatorie, mediante il coordinamento tra i diversi attori istituzionali e l’individuazione di tempi certi; assicurare certezza e omogeneità sul territorio regionale con riferimento alla destinazione d’uso urbanistica; governare l’elevato consumo energetico, limitando operazioni speculative e favorendo l’utilizzo di fonti rinnovabili; individuare come prioritarie l’utilizzo di aree dismesse, il riutilizzo del calore prodotto, favorendo tecnologie alternative all’utilizzo dell’acqua e disincentivare il consumo di suolo agricolo nello stato di fatto, prevedendo un maggior contributo di costruzione da destinare a misure compensative di riqualificazione urbana e territoriale”.

Tra le righe si leggono gli ambiti strategici di intervento, in particolare:

  • Una maggiore snellezza nelle procedure e più certezza delle tempistiche grazie a un coordinamento centrale
  • Un maggiore controllo della distribuzione dei siti sul territorio
  • Precise garanzie sul consumo energetico, sull’uso di fonti rinnovabili, dell’acqua e sul riutilizzo del calore prodotto
  • Dare priorità alle aree industriali dismesse, favorire la riqualificazione urbana e territoriale e disincentivare il consumo di suolo agricolo.

In definitiva, l’iniziativa della Regione Lombardia sembra decisamente opportuna. Se, infatti, da una parte i data center contribuiscono a rendere l’Italia un polo tecnologico di altissimo valore, oltre a confermarne la sua strategicità geografica e a generare nuova occupazione, dall’altra è fondamentale formalizzare i processi di autorizzazione e di monitoraggio, soprattutto in termini di impatto ambientale – si pensi allo sfruttamento di risorse naturali necessarie all’agricoltura – e sociale.

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