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SAP Italia: “Nel business l’AI da sola non è la soluzione”

Oltre 1900 clienti e partner riuniti a Milano per la trentesima edizione dell’evento annuale italiano di SAP. Le testimonianze di Polifin, Nutkao e FiberCop

Trasformazione Digitale Progetti

Oltre 1900 visitatori hanno affollato qualche giorno fa a Milano la trentesima edizione dell’evento annuale di SAP Italia per partner e clienti, stavolta battezzato SAP NOW AI Tour Milan. Una giornata con oltre 100 appuntamenti fra panel, demo, sessioni di prodotto, interventi di partner e di clienti italiani, incentrati in grandissima parte sul tema dell’intelligenza artificiale (AI) nell’accezione di SAP, ovvero business AI all’interno di una piattaforma integrata.

“L’intelligenza artificiale, da sola, non è la soluzione: non è autonoma perchè ha bisogno di dati affidabili, e applicarla ai processi senza un piano complessivo non dà risultati positivi. Per questo SAP propone un approccio integrato, che coinvolge applicazioni, dati e AI per creare sinergie e insight di valore in tutta l’organizzazione”, ha detto nel keynote Carla Masperi, Amministratore Delegato di SAP Italia (nella foto).

L’evento è stato l’occasione per presentare per la prima volta in Italia gli assistenti role-based di Joule, il copilota di SAP, ovvero agenti AI basati sulle app e i dati di SAP Business Suite e sui ruoli delle persone all’interno dell’azienda.

“La nostra visione è che a tendere l’AI reinventerà le business application. In futuro valuteremo la bontà di una piattaforma applicativa sulla sua capacità di infondere facilmente AI nei processi di business, senza fatica e grandi investimenti, a vantaggio della persona che la sta utilizzando”, ha commentato Masperi.

Il 40% delle imprese medie e grandi in Italia utilizza già ampiamente l'AI

Al SAP NOW AI Tour Milan inoltre sono stati premiati 12 clienti e 8 partner italiani per i loro progetti innovativi (ne abbiamo parlato qui), ed è stato presentato lo spaccato italiano di un’indagine globale di SAP sulle propensioni di investimento tecnologico delle aziende, che ha coinvolto 12.000 decision maker nel mondo, di cui 575 di aziende medie e grandi in Italia di tutti i principali settori.

Lo studio evidenzia che praticamente tutte queste realtà (94,9%) basano la crescita della propria organizzazione sull'efficienza, con priorità alla semplificazione e al miglioramento dei processi, e particolare attenzione all'integrazione dei sistemi e all’ampliamento della rete di partner e fornitori.

In questo quadro la tecnologia è considerata un fattore chiave per sostenere questi obiettivi di crescita e semplificazione. In particolare il 50% ha indicato come priorità l’adozione dell’AI generativa o degli Agenti AI, per facilitare la creazione di contenuti, l’analisi dei dati e l’automazione delle attività: il 93% afferma che l'adozione della GenAI è una priorità medio-alta, e il 40% utilizza già ampiamente l’AI per svolgere un’ampia gamma di attività.

Quanto ai rischi più grandi nell’uso dell’AI, il 29% ritiene che il maggiore sia agire sulla base di informazioni errate generate dai sistemi di AI, ma più della metà (51%) ha fiducia nell’accessibilità e qualità dei dati della propria organizzazione per alimentare correttamente l’AI.

Il caso Polifin: "Innovazioni come l'AI vanno introdotte con forte pragmatismo"

Un’idea più concreta delle propensioni delle imprese italiane verso le tecnologie e l’AI è venuta dalle molte testimonianze di clienti SAP. Durante la conferenza stampa in particolare hanno raccontato la loro esperienza Paolo Cervini, Amministratore Delegato del Gruppo Polifin, Gianfranco D’Amico (CEO di Nutkao), e Fabio Veronese, Chief Information Technology Officer di FiberCop.

“Nel nostro gruppo la realtà primaria è Gewiss, uno dei principali operatori italiani di elettrotecnica, poi c’è l’impresa di costruzioni Percassi, che cambierà nome in Impresa B4T, e altre realtà che fanno involucri per infrastrutture e facility management”, ha spiegato Cervini.

“Stiamo crescendo molto rapidamente, negli ultimi cinque anni abbiamo più che triplicato le dimensioni, da circa 300 milioni di fatturato a oltre un miliardo, e anche la profittabilità, e quadruplicato la presenza internazionale da 13 paesi a 52, passando nel frattempo da impresa imprenditoriale a manageriale”.

Tutto questo, ha sottolineato l’AD di Polifin, non sarebbe potuto avvenire senza un percorso strutturato e strategico di digitalizzazione di processi, persone, e soluzioni, che a volte diventano anche nuovi modelli di business.

“La digitalizzazione, quindi, è un forte enabler, così come la sostenibilità, ma entrambe però con un occhio attento ai costi e con l’obiettivo di creare valore per il gruppo. Anche nell’ambito delle costruzioni, un settore considerato molto retrogrado sulle tecnologie, stiamo cercando di affermare una mentalità digitale avanzata, per esempio con la progettazione tramite digital twin”.

Sono evoluzioni, continua Cervini, che si possono fare a macchia di leopardo, oppure con un piano strutturato, in cui fare rientrare anche l’AI. "In realtà come la nostra, innovazioni radicali come l'AI devono essere introdotte con forte pragmatismo. Per questo due anni fa ho creato un comitato specifico per avere un approccio strutturato all'AI”.

“Con SAP c'è una collaborazione molto efficace. Ora ci stiamo preparando per il passaggio a SAP4Hana, è un progetto che parte a breve. 25-30 anni fa si parlava di rivoluzione ERP, 15 anni fa di rivoluzione IoT, oggi di rivoluzione AI. Per affrontare queste rivoluzioni è imprescindibile avere dei partner tecnologici affidabili. C'è però anche un po' di preoccupazione, perché ci si lega in modo forte, e quindi l’impegno reciproco di creare valore è fondamentale”, ha concluso l’AD di Polifin.

Il caso Nutkao: l'AI per prevedere il raccolto del cacao e delle nocciole

Nutkao invece è contract manufacturer nel settore alimentare, spiega il CEO Gianfranco D’Amico. “Siamo tra i tre maggiori produttori al mondo di creme spalmabili, escludendo Ferrero, che gioca un campionato a parte, ma soprattutto siamo uno dei partner più importanti in Italia e non solo nel B2B alimentare industriale e artigianale. Lavoriamo per brand molto noti, come Esselunga, Barilla, Wal Mart”.

È una storia di impresa familiare come ce ne sono tante in Italia, continua D’Amico: “In 43 anni siamo arrivati a mezzo miliardo di euro di fatturato, con cinque stabilimenti in tre continenti - tre in Europa, uno negli Stati Uniti e uno in Ghana - e siamo presenti in 90 paesi con i nostri prodotti”.

Nutkao ha fatto una scelta strategica di controllo totale della filiera, partendo dagli ingredienti, “perché dobbiamo garantire la tracciabilità completa del prodotto e del suo livello qualitativo. Partiamo dalla fava di cacao contrattando le quantità con il ministero dell'agricoltura ghanese, e approcci analoghi li abbiamo con gli altri due nostri ingredienti fondamentali: nocciole e pistacchi”.

Anche Nutkao come gruppo è cresciuto velocemente, quadruplicando il business negli ultimi sei anni, anche con acquisizioni, continua il CEO: “E anche noi non avremmo potuto farlo senza una base tecnologica adeguata. Nel 2020 siamo passati a SAP, un passaggio epocale non tanto per la tecnologia ma per la trasformazione interna dei processi, molto complessa anche perché nel nostro business model è il cliente che decide cosa facciamo: abbiamo oltre 10mila diverse ricette di prodotto”.

“Abbiamo adottato direttamente SAP4Hana: il cloud ci permette agilità e scalabilità immediata. Il percorso è solo all’inizio, da qualche mese siamo entrati in Rise with SAP, stiamo sviluppando la parte di business intelligence legata all’AI”.

Una delle prime applicazioni riguarda l’impatto dei cambiamenti climatici sull’approvvigionamento delle materie prime. “Riuscire ad avere dei modelli predittivi che lavorando anche con dati esterni mi danno un’idea di cosa succederà tra sei mesi nel raccolto delle nocciole o del cacao, può semplificare fortemente i nostri piani di produzione”, sottolinea D’Amico.

Il caso FiberCop: ERP in Public Cloud per una nuova azienda da 19mila dipendenti

“Noi siamo un caso molto diverso dai due precedenti. Non abbiamo il problema di strutturarci nell’ambito di una crescita veloce: siamo nati già grandi, da poco più di un anno, ma con 19mila dipendenti, quindi con una complessità notevole già in partenza”, ha spiegato Fabio Veronese di FiberCop.

“Ci siamo scorporati da TIM con una società nuova concentrata sull'infrastruttura di rete fissa in rame e in fibra, con l'obiettivo di completare la copertura in tutta Italia e fare il decommissioning del rame a favore della fibra: un obiettivo che è funzionale allo sviluppo stesso del Paese”.

In questo scenario, la scelta non scontata di FiberCop è stata di adottare SAP4Hana Cloud Public Edition con il pacchetto “Grow with SAP”.

“Dovevamo staccarci da TIM, e volevamo adottare un approccio profondamente nuovo. Per questo abbiamo deciso per un’implementazione “greenfield”: in un'azienda da 19mila persone con 4 miliardi di fatturato è una decisione rischiosa, ma i potenziali vantaggi ci hanno convinto”.

L’ERP in cloud, continua Veronese, elimina per l’azienda i problemi della legacy infrastrutturale e degli upgrade, e recepisce immediatamente le innovazioni che SAP introduce, per esempio quelle di AI. “Inoltre spinge all’uso di processi standard: portarsi dietro le customizzazioni farebbe fallire il progetto”.

Il problema di tante grandi aziende è di avere un sistema SAP talmente grande, personalizzato e complicato da limitare l’evoluzione invece di supportarla, aggiunge il manager di FiberCop. “Nelle grandi aziende per molti processi le personalizzazioni non hanno logica economica. Sulla gestione di fornitori, pagamenti, fatture, non c’è bisogno di fare innovazione. L'innovazione serve nei processi tipici del business”.

La difficoltà vera per FiberCop è stata introdurre un cambiamento così profondo in un’azienda nata grande: “Oltre ai 19mila dipendenti abbiamo anche 10.000 uffici, nel senso di building, ciascuno con i suoi installati, asset, magazzini. È stato un cambiamento forte, però noi siamo fortemente convinti, anche perché usando l’ERP in Public Cloud la tecnologia sparisce, e questo ci permette di concentrarsi sul change management per far cambiare la cultura”, ha concluso Veronese.

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