Le Telco europee avvisano la UE: non si deve lasciare la frequenza dei 6 GHz ai produttori di dispositivi WiFi
Ci sono praticamente tutti gli operatori mobili europei di rilievo - TIM compresa - tra i firmatari di una lettera aperta destinata alla Commissione Europea, e più nello specifico a chi si sta occupando di definire le normative riguardanti l'assegnazione dello spettro radio nelle frequende dei 6 GHz. Una banda che, secondo gli operatori, sta diventando motivo di incertezza tra chi deve pianificare gli investimenti nelle future reti mobili 6G.
"In qualità di principali operatori di telecomunicazioni europei - si spiega nella lettera aperta - chiediamo all'Europa di rendere disponibile l'intera banda superiore a 6 GHz per la telefonia mobile, a beneficio dell'economia e della società europea. La banda superiore dei 6 GHz rappresenta un'opportunità cruciale per il lancio del 6G in Europa e dovrebbe essere parte integrante della futura infrastruttura mobile europea".
La richiesta è chiara, ma è meno chiaro - per i non addetti ai lavori - dove sia il problema che sottintende. Il punto è che, come spesso accade, una stessa banda dello spettro radio viene gestita in modo diverso da organismi normativi nazionali differenti. Così adesso accade che gli Stati Uniti abbiano assegnato tutta la banda dei 6 GHz per il Wi-FI già nel 2020, mentre la Cina l'ha destinata al 5G e al 6G due anni fa. L'Europa invece non ha ancora deciso come distribuirla. E questo sta diventando un problema.
La banda genericamente "dei 6 GHz" comprende una parte "bassa" che va da 5.945 a 6.425 MHz e una "alta" che va da 6.425 a 7.125 MHz. La prima parte è già stata assegnata per un uso senza licenza ed è ampiamente utilizzata dai dispositivi WiFi6 e WiFi7. La seconda parte resta, in Europa, in un limbo di non-decisioni ed è proprio questo ad aver spinto gli operatori mobili a scrivere la loro lettera. Secondo le Telco, questa parte alta è quasi indispensabile per il futuro del 6G. Ma secondo altri, non è esattamente così.
"Si prevede che la telefonia mobile da sola contribuirà all'8,4% del PIL mondiale entro il 2030. Senza l'accesso alla parte alta dei 6 GHz, l'impatto della telefonia mobile sulla crescita del PIL sarà notevolmente ridotto. La banda 6 GHz dovrebbe svolgere un ruolo significativo nel sostenere la diffusione dei servizi 6G di prossima generazione in Europa. L'intera banda superiore a 6 GHz sarebbe necessaria anche per le prime implementazioni 6G in Europa", spiega la lettera aperta. Questo significa che per le Telco la UE dovrebbe definire la banda alta dei 6 GHz come una banda sottoposta a licenza ed assegnarla alle comunicazioni mobili.
La diatriba su una porzione di spettro radio è in realtà lo scontro tra due visioni diverse delle comunicazioni wireless. I sostenitori del WiFi, che vogliono libera anche la banda alta dei 6 GHz, ritengono che oggi il wireless sia dominante ma fatto soprattutto indoor, nelle imprese come in ambito consumer. Per questo, più banda viene assegnata al WiFi meglio è.
Le Telco hanno una visione opposta: quello dei servizi genericamente cellulari è un mercato essenziale, di per sé e come indotto, e va quindi favorito. E comunque, secondo loro, la banda disponibile già adesso per il WiFi è più che sufficiente. Si tratta di due visioni difficilmente compatibili, frutto anche di strategie commerciali e di sviluppo completamente diverse tra USA ed Europa (e in parte Cina).
La lettera aperta delle Telco è anche una sorta di azione preventiva, dopo le scottature del 5G. Serve a mettere immediatamente sul tavolo la questione del ritorno degli investimenti nelle future nuove reti 6G: o questo ritorno viene agevolato in tutti i modi possibili dalla UE, oppure per gli operatori europei non ha molto senso investire in infrastrutture. Dopotutto, abbiamo forse a malapena trovato le prime applicazioni veramente convincenti per il "vecchio" 5G. Che, a ben vedere, quasi mai è implementato nella sua versione "completa" SA. Se siamo a questo punto, figuriamoci pensare al 6G.