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Veeam, va in scena l’atto secondo. Si va verso il Cloud Data Management

Nelle cinque tappe del VeeamON Tour sul territorio italiano – Milano, Padova, Roma, Firenze, Bari, a cui hanno preso parte oltre 1.200 persone - il vendor presenta la strategia che punta dritto al Cloud Data Management.  Presentati i dati di una ricerca per comprendere come le aziende operano nei confronti della protezione e della gestione dei dati all’interno di architetture cloud - nonché il loro ruolo nella trasformazione digitale

Trasformazione Digitale Cloud
I dati sono la materia prima fondamentale per le aziende e oggi la sfida principale è quella di garantirne la disponibilità continua nel cloud. La sfida delle continuità e della disponibilità dei dati, della loro governance e della sicurezza tra le nuvole caratterizza infatti la gran parte delle aziende alle prese con la trasformazione digitale e Veeam intende vincerla abbracciando oggi un nuovo corso che tiene conto dei cambiamenti in atto nel mercato assecondandoli nel nuovo scenario del Cloud Data Management, come illustrato di recente all'evento mondiale a Miami VeeamON 2019 e nell’evento italiano VeeamON Tour sul territorio.

E’ Albert Zammar, VP Semea di Veeam Software, ad aprire a Milano la prima delle cinque tappe a giugno, chiamando a raccolta partner, clienti e alleanze strategiche (oltre 400 persone in questa tappa, rifacendosi a una frase di Benjamin Franklin che dice “Il cambiamento è l’unica costante della vita”.
Un primo segno del cambiamento di Veeam sta appunto in questo nuovo  format dell’evento, che dopo essere stato organizzato per tre anni in un’unica location, in questa edizione opta per la formula della prossimità territoriale e degli incontri diretti in cui è la stessa Veeam con i partner sponsor ad avvicinarsi a clienti e partner vicino alle loro aree di riferimento. Cinque le tappe toccate Milano,  Padova, Roma, Firenze, Bari, per un totale di oltre 1.200 partecipanti.

Al via il secondo atto della storia aziendale
Cambiamento
che, più in generale, per Veeam si traduce soprattutto in innovazione, guardando oggi ai trend tecnologici dominati del mercato che stanno trasformando in modo radicale il modo di fare business, come il Cloud, la Mobility, l’Intelligenza Artificiale, il Machine Learning e l’Internet of Things: “Nei prossimi cinque anni saranno generati tanti dati quanti ne sono stati generati negli ultimi 50 anni e si tratterà per la maggior parte di dati generati nelle periferie (all’edge); dati che devono essere archiviati, messi in sicurezza e  gestiti. E questa è la sfida che Veeam abbraccia dalle origini: dalla prima vendita di licenza per il backup nel 2009 fino al 2018 nel suo primo atto di storia”zammar
Albert Zammar, VP Semea di Veeam Software
Come spiega Zammar dal 2008 al 2018 l’azienda ha infatti messo a segno risultati molto importanti: è partita cavalcando l’onda della virtualizzazione, un nuovo modo di intendere l’IT che ha introdotto un grande cambiamento tecnologico imprimendo un nuovo passo. Un’innovazione tecnologica che ha portato in breve tempo il vendor ad acquisire la leadership di mercato, a cui nel tempo il vendor ha affiancato altri tasselli funzionali innovativi per aderire alle scelte dei clienti. Risale a due  anni fa l’annuncio della versione 10 del prodotto bandiera Veeaam Availability Platform, la cui disponibilità è attesa entro l’anno, accompagnata dal lancio in questo biennio di una serie di funzionalità propedeutiche alla nuova rivoluzionaria versione.
Un decennio che ha visto il vendor raggiungere il traguardo del miliardo di dollari di fatturato: “Un grande motivo di orgoglio per l’azienda se si considera che sono solo 34 le aziende di puro software ad avere raggiunto la vetta del miliardo di dollari al mondo”, enfatizza Zammer. Un risultato messo a segno grazie all’accoglienza da parte di 350 mila clienti di una tecnologia diventata lo standard dei data center moderni: “Una soluzione così affidabile scelta da oltre l’80% delle aziende Fortune 500, molto spesso attraverso il passaparola”. Un risultato a cui ha contribuito fattivamente anche l’Italia con il suo team oggi di 25 persone, capace di portare a bordo oltre 300 nuovi clienti ogni mese, su una base attuale di 23 mila clienti e una potenziale di oltre 230 mila.
Il cambiamento a cui oggi sono chiamate le organizzazioni vede nell’hybrid cloud il nuovo paradigma di trasformazione che, di fatto, apre il secondo atto della storia di Veeam oggi intenzionata a diventare il partner di riferimento per l’alta disponibilità negli ambienti di cloud ibridi. “Oggi non abbiamo clienti che non stanno ragionando in ottica di ambienti ibridi – un mix di cloud privati (data center on premise) + cloud pubblici; un mercato dal valore di 15 miliardi di dollari, doppio rispetto a quello originario di Veeam del backup di 7.4 miliardi di dollari. Una nuova sfida che Veeam vuole vincere rimanendo sempre fedele alla promessa originaria fatta ai clienti di offrire una soluzione semplice da implementare, affidabile ed estremamente flessibile”, rimarca Zammar.
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Un’offerta per i tempi moderni. La centralità dei partner
In un mondo cloud ibrido infatti alle soluzioni come quelle Veeam si richiede di proteggere workload in infrastrutture virtuali e fisiche, di cloud pubblici così come i dati nelle transazioni del sofware as a service. La piattaforma di Veeam si interfaccia con i principali fornitori di infrastruttura in architetture di cloud pubblici, garantendo di poter effettuare il backup e la replica dei dati nonché estrarre carichi di lavoro da un’architettura a un’altra e monitorare e analizzare i dati nelle infrastrutture ibride, orchestrando il tutto. Un’offerta per ambienti di cloud ibrido omnicomprensiva per garantire una protezione nativa in grado di gestire tutti i livelli di cloud tiering, attraverso un sistema di licensing utilizzabile dai clienti in una logica di cloud mobility con la promessa di evitare il cosiddetto lock in, permettendo ai clienti di scegliere qualsiasi piattaforma cloud e spostarsi da un cloud all’altro mantenendo il controllo e la gestione dei propri dati. Un disegno ibrido che oggi, ancora più di ieri non può prescindere dal fare leva sull’ecosistema di partnership – tecnologiche e di canale.
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Il segreto del successo di Veeam? Come dice il nostro fondatore è quello  di trovarsi al posto giusto, al momento giusto con un’idea brillante. A cui aggiungiamo … con l’ecosistema di partner corretto: 60 mila a livello mondiale (3.000 raggiunti in Italia in un decennio di cui 20 top, a cui è dedicato un programma semplice e trasparente che premia quelli più fidelizzati), di canale e tecnologici, quest’ultimi a partire dai partner di storage primario con cui la proposizione di Veeam si integra in modo nativo ma da anche quelli di storage secondario, nonché di iperconvergenza e di altre componenti infrastrutturali necessarie in uno scenario di cloud ibrido in cui la gestione del dato diventa sempre più strategica", sottolinea Zammar. 

Una scarsa gestione dei dati costa fino a 20 milioni di dollari all’anno
Un tema quella della gestione dei dati baricentrico, analizzato da Veeam nello studio Veeam Cloud Data Management Report commissionato a Vanson Bourne, condotto lo scorso aprile su un campione di 1.575 Decision Maker IT e business di aziende da 1.000 a 5.000 dipendenti (125 quelle italiane coinvolte con un organico tra 1.000 e 3.000 dipendenti) per comprendere come le aziende operano nei confronti della protezione e della gestione dei dati all’interno di architetture cloud - nonché il loro ruolo nella trasformazione digitale, in uno scenario che per il 2025 stima che si genereranno oltre 175 Zettabyte di dati all’anno, una crescita di quasi due terzi rispetto al 2018. Da qui la necessità da parte delle aziende di gestire e proteggere le informazioni, indipendentemente da dove queste risiedano.
Dallo studio emerge però che il percorso da compiere per raggiungere tale obiettivo è ancora lungo sia a livello mondiale che italiano, nonostante la consapevolezza del tema aumenti sempre più. Tra le prime evidenze emerse infatti risulta che il 73% delle organizzazioni a livello mondiale (il 46% a livello italiano) ammette di non essere in grado di garantire agli utenti un accesso ininterrotto a dati e applicazioni e che una scarsa gestione dei dati può costare ad un’azienda fino a 20,1 milioni di dollari l’anno (17,9 milioni di dollari il valore per le aziende italiane), dato che evidenzia l’impatto devastante che le interruzioni possono avere su fatturato, produttività e fiducia da parte dei clienti e dei dipendenti.
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La perdita di dati provenienti da applicazioni mission-critical costa alle organizzazioni italiane 101.803 dollari all'ora, appena al di sotto della media globale. Inoltre, in media, secondo oltre un intervistato su dieci (14%) questa cifra supera i 150.000 dollari o più all'ora. In media, gli intervistati italiani hanno subito 4 interruzioni non pianificate negli ultimi 12 mesi e oltre un IT manager italiano su dieci (11%) ha dichiarato che la loro organizzazione ha subito oltre 10 interruzioni non pianificate negli ultimi 12 mesi. Secondo gli IT manger italiani, la durata media delle interruzioni non pianificate è di 52 minuti - dato inferiore alla media globale di 65 minuti.
Lo studio evidenza altresì che le aziende stanno fortunatamente agendo per combattere questo problema: il 72% prevede di adottare strategie di Cloud Data Management, spesso sfruttando le possibilità offerte dal cloud ibrido, per avere successo e ottenere un maggior valore dai loro dati. “In un’era caratterizzata dai dati le aziende non possono permettersi di non proteggerli, gestendoli in modo tale che siano sempre disponibili e sfruttandone il valore per generare crescita. E’ questo un imperativo per tutti, una necessità di business per tutte i business che hanno a che fare coi dati, nessuno escluso”, sottolinea Zammar. 

La Trasformazione Digitale è in atto
Lo spostamento verso i nuovi paradigmi tecnologici come cloud, Big Data, Intelligenza Artificiale e Internet of Things è un dato di fatto: si parla di un investimento di 41 milioni di dollari nel 2019 per inserire queste tecnologie e creare trasformazione e quasi la metà degli intervistati ammette che la protezione dei dati è indispensabile per poter sfruttare questi investimenti. È però allarmante notare che solo il 37% delle aziende ha molta fiducia nelle attuali soluzioni di backup, e la maggioranza (73%) degli intervistati ammette di non essere in grado di soddisfare le richieste degli utenti. Ciò inibisce l'adozione di strumenti e processi che possono determinare vantaggi di business e gli intervistati riconoscono che molto lavoro deve essere fatto; oltre la metà delle aziende che hanno preso parte all’indagine sta cercando di implementare soluzioni di Intelligent Data Management e multi-cloud a livello enterprise per risolvere questo problemi. 

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Si va verso un business più intelligente. Serve cultura
Lo studio rivela che le organizzazioni hanno iniziato il loro percorso verso un business più intelligente, sfruttando tecnologie come il Cloud Data Management e l'Intelligenza Artificiale per avere una vista in tempo reale di tutto il business, agendo di conseguenza sulla base dei dati a disposizione.
Un percorso che identifica nel Cloud Data Management una componente essenziale per la gestione intelligente dei dati: tre quarti delle aziende intervistate utilizzano piattaforme SaaS, molte utilizzano il cloud per le attività di backup e ripristino, il 51% opera in modalità Backup-as-a-Service e il 44% utilizza servizi DRaaS (Disaster Recovery-as-a-Service).
I decisori riconoscono quindi i vantaggi di un approccio multi-cloud ibrido, adducendo come motivo della scelta i costi, l’affidabilità, la flessibilità e la sicurezza dei dati.  Fondamentale però che le aziende migliorino le competenze, per far sì che i loro dipendenti possano attingerei informazioni dai dati a disposizione e utilizzare le nuove tecnologie man mano che vengono implementate: 9 aziende su 10 considerano le competenze digitali dei loro dipendenti vitali per il loro successo. L’aspetto culturale è ancora una volta centrale: creare una cultura che si adatti e recepisca senza ostacoli le nuove tecnologie, per far sì che le persone evolvano insieme con l’azienda è essenziale. Oltre due terzi degli intervistati ritiene che la cultura aziendale deve diventare più aperta verso le tecnologie digitali. Le aziende inoltre devono creare fiducia nei confronti della loro capacità di implementare un business digitale, che ha nei dati le sue solide fondamenta. Al momento, soltanto un quarto degli intervistati si è dimostrato fiducioso  nella capacità di risolvere le sfide digitali.  

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Il senso di urgenza: occorre agire ora
Dal Veeam Cloud Data Management Report 2019emerge chiaramente che è necessario agire adesso: partendo da solide fondamenta digitali e facendo in modo che i dati siano protetti e sempre disponibili. Una volta superato questo primo passo, le aziende possono implementare con fiducia nuove iniziative digitali, creando valore di business e vantaggio competitivo e sfruttando tutto il potenziale del Cloud Data Management.  
"Oggi non vale più la logica di workload o applicazione mission critical e non mission critical. Tutto è interconnesso: questo concetto sfuma e si va verso una logica di servizi IT molto più ampia in cui l’istantaineità diventa una necessità. Il management aziendale, tuttavia, a differenza del passato, ha ben presente quanto l’IT sia strategico per il business e il ruolo del Cio e dell’IT diventa sempre più chiave, non più a supporto del business ma vitale per il business aziendale, assumendo una valenza strategica nelle scelte aziendali", rimarca Zammar. E conclude: "Diventa quindi fondamentale per tutti sviluppare progetti di gestione dei dati in ambienti multicloud e la promessa di Veeam a coloro che governano tali ambienti è quella di garantire disponibilità e continuità del dato, controllo centralizzato, orchestrazione dei carichi di lavoro nelle architetture ibride, il tutto svincolato da logiche di lock in".

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