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Ibm rigenera mainframe e nastri per la trasformazione digitale

In un mondo tecnologico che cambia continuamente le parole d'ordine, Big Blue tende a concentrarsi sulle proprie certezze per rafforzare quelle dei clienti.

Cloud
Non ci sono più nell'It i giganti di una volta. Hp si appresta a separarsi in due aziende distinte, mentre si affaccia all'orizzonte un ex specialista dei tipici come Dell, fresca di annuncio dell'acquisizione di Emc. In questo mutevole scenario, Ibm ha già offerto il proprio contributo, cedendo nel recente passato business storici come il personal computer e i server x86 a Lenovo.
Ora, anche per risollevare un bilancio ancora critico (nel terzo trimestre 2015 giro da fare sono calati ibm-paolo-sangalli.jpgdel 14%), la società prova a concentrarsi sulle proprie certezze per bilanciarsi come attore di primo piano nei processi di trasformazione digitale, che le aziende, seppur lentamente, si stanno apprestando ad affrontare: "Tre sono, dal nostro punto di vista, gli elementi portanti di questa evoluzione - illustra Paolo Sangalli, direttore vendite degli hardware system di Ibm Italia - ovvero infrastrutture flessibili, strumenti analitici e sicurezza estesa a tutti i dispositivi e le applicazioni coinvolti. Su questi elementi, stiamo costruendo la nostra strategia a breve e lungo termine".

Grandi sistemi Linux alla portata di tutti

Dal punto di vista dei sistemi, si torna dunque a cavalcare il concetto di mainframe, seppur rivestito di nuovi paradigmi, come l'adesione totale agli standard aperti e prezzi di ingresso fino a poco tempo fa ritenuti impossibili. I modelli LinuxOne Emperor e RockHopper, presentati ufficialmente in agosto, rappresentano l'applicazione pratica della strada che Big Blue ha intrapreso. Sul piano tecnologico, infatti, la coppia di novità replica le caratteristiche dei System z13, con la sostanziale differenza di poter girare solo in ambiente Linux e con un costo d'ingresso sceso a 70mila euro.
Secondo il costruttore, una macchina LinuxOne può accogliere fino a 8mila macchine virtuali Linux e diverse centinaia di migliaia di container Docker in un unico chassis. L'idea è che una simile configurazione possa efficacemente contrastare un'architettura scale-out composta da diversi rack di server x86 e relativi strumenti di connettività San ed Ethernet (o InfiniBand): "L'80% delle aziende italiane dotate di mainframe hanno attivato almeno una partizione Linux - specifica Sangalli - e i carichi di lavoro già spostati sono stimati intorno al 35%".
In pratica, Ibm non ha più scelta. Il bisogno di Mips, da un lato, continua a crescere in parallelo con quello del numero delle transazioni, ma questa tendenza non è più sufficiente per compensare il calo del prezzo del Mips. Per attirare nuove applicazioni sui mainframe, questa scelta appare la più logica, non solo per la costante crescita di mercato, ma anche perché si basa sul sistema operativo utilizzato dalla nuova generazione di applicazioni containerizzate, oltre che da middleware e framework aperti.
Nella stessa direzione l'allargamento delle distribuzioni supportati con l'arrivo di Ubuntu e il parallelo annuncio dei sistemi Power Lc, che segnano il ritorno di Big Blue nel mondo dell'high-performance computing, ma con modelli di fascia bassa, che partono da un prezzo di 6mila euro.

Una strategia diversificata nello storage

Sul fronte storage, gli step evolutivi dell'offerta Ibm passano per la logica software-defined e per la tecnologia flash: "In questo modo - spiega Francesco Casa, storage solutions manager - vogliamoibm-francesco-casa.jpg essere in grado di soddisfare esigenze di grandi capacità con delivery anche in pochi secondi, lasciando al cliente la libertà di scegliere hardware integrato, soluzioni completamente software o servizi cloud".
Freschi di annuncio sono le unità della famiglia Ds8880, che comprende due modelli a storage ibrido e un array all-flash per applicazioni mission critical, che può scalare fino a 3 Pb. I primi due includono il prodotto di livello enterprise Ds8886 e l'entry level Ds8884, con capacità massima fino a 1,6 Pb su hard disk e dischi a stato solido. L'all-flash Ds8888 uscirà invece nella prima parte del 2016. "Questi annunci proseguono nel solco della scelta architetturale fatta nel 2005 - commenta Casa - con il passaggio ai processori Power. I modelli appena annunciati integrano l'ultima generazione 8 e si presentano con un design più compatto in rack da 19 pollici".
Gli array comprendono l'intero stack software di Ibm, a cominciare da Easy Tier, che automatizza l'allocazione dei dati in base al loro concreto utilizzo. Big Blue ha aggiunto una Api, che consente agli sviluppatori di legare direttamente le proprie applicazioni ai modelli Ds8880.
L'altra importante novità in ambito storage riguarda la disponibilità dei nuovi dispositivi a nastro Ultrium Lto-7, che testimoniano come Ibm non solo creda ancora a una tecnologia data per obsoleta, ma intenda rilanciarne il ruolo di strumento principe per le esigenze crescenti di archiviazione su strumenti a basso costo: "Si tratta di una soluzione che, a differenza dei dischi magnetici, può ancora avere un'evoluzione tecnologica e risolvere problematiche concrete per le aziende - puntualizza Casa -. Dall'80 al 90% dei dati memorizzati nelle aziende non riceve accessi dopo i primi 90 giorni e richiede di poter essere spostata su array economici persone necessità di archiviazione".
Qualora poi le aziende intendono puntare sulla virtualizzazione, la risposta di Ibm si chiama Spectrum Storage Family, ma già si prepara il futuro Multicloud Storage Gateway, per gestire in modo flessibile le risorse fisiche i virtuali già presenti o far evolvere la capacità in modalità solo software oppure attraverso servizi cloud.
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