Nonostante l'interesse per i temi della sovranità digitale, a breve termine le imprese europee non possono davvero abbandonare gli hyperscaler USA
Nelle sue previsioni su come cambierà lo scenario tecnologico globale nei prossimi mesi, Forrester Research ha dedicato una attenzione specifica al mercato europeo e alle possibili strade che le aziende UE possono seguire nella loro progressiva digitalizzazione. Da questo punto di vista, spiegano gli analisti, le imprese UE hanno un problema in più rispetto alle "colleghe" di altre regioni del mondo: cercare di sfruttare appieno le nuove tecnologie senza per questo legarsi troppo a fornitori non europei, per ovvie questioni di geopolitica.
E proprio la geopolitica in questa fase non aiuta affatto. L'incertezza generale, specie per l'imprevedibilità dell'Amministrazione Trump, rende molto difficile la pianificazione strategica tanto a breve quanto a lungo termine. Di sicuro le aziende e soprattutto le PA cercheranno sempre più di ridurre la loro dipendenza tecnologica dalle aziende non europee (statunitensi certo, ma anche cinesi) ma la cosa è tutt'altro che banale.
Anche perché, spiega Forrester, le aziende devono muoversi nell'ambito di uno scenario normativo europeo che ha buone intenzioni ma non sempre, nel concreto, aiuta. È comprensibile e anche giusto che l'Unione Europea voglia ottenere una maggiore sovranità sulle proprie risorse, sul proprio stack tecnologico e sui propri servizi digitali. Ma questo significa anche che le aziende europee dovranno gestire l'impatto di norme complesse come l'AI Act.

In quanto a sovranità digitale, Forrester è abbastanza netta: a breve termine nessuna impresa europea abbandonerà completamente gli hyperscaler statunitensi. La sovranità digitale certamente interessa le imprese - che hanno preoccupazioni crescenti sull'affidabilità dei fornitori USA di servizi cloud, nonostante le loro promesse - ma per loro un passaggio completo ai fornitori locali è impraticabile nel breve-medio termine.
Alcuni settori specifici inizieranno a migrare per casi d'uso di nicchia, ammettono gli analisti, ma l'impatto sul mercato europeo del cloud nel suo complesso sarà trascurabile. E l'open source in quest'ottica non è una strada convincente per le imprese: le soluzioni aziendali open source, magari proprio europee, ci sono ma non sono viste come davvero di livello enteprise e come adgeuatamente supportate. In sostanza, sottolinea e consiglia Forrester, ridurre la dipendenza dagli hyperscaler statunitensi è una buona strategia ma oggi bisogna puntare a un livello di sovranità "che sia fattibile, auspicabile, realizzabile e accessibile".
D'altro canto, spiegano gli analisti, rispetto agli USA l'Europa è comunque destinata a restare indietro in quanto ad adozione delle nuove tecnologie di riferimento, ossia quelle legate all'Intelligenza Artificiale. La stima Forrester è che nel 2026 questo gap si assesti intorno al 10% "nella maggior parte dei casi di utilizzo dell'IA generativa in piena produzione". È una questione di maturità generale dell'Europa - oggi ad esempio solo il 6% dei consumatori europei utilizza quotidianamente la GenAI - ma anche di dinamiche di mercato. La maggior parte dei vendor tecnologici in campo AI lancia le proprie iniziative negli Stati Uniti prima di estenderle all'Europa, e comunque le aziende europee hanno competenze meno mature in materia di AI e l'UE ha normative più severe e, conseguentemente, frenanti.

Proprio sulla parte normativa si potrebbe, secondo Forrester, agire meglio per snellire le cose e lasciare libere le imprese di sperimentare con le nuove tecnologie. È vero che l'Unione Europea sta cercando di semplificare la compliance normativa per le PMI, ma in questo ignora gli "effetti collaterali" del fatto che queste stesse imprese comunque fanno parte di supply chain che le mettono in stretta relazione con grandi e grandissime aziende. Per le quali non c'è in ballo nessuna semplificazione e quindi non cambia nulla in quanto a obblighi di compliance.
Il risultato di questa situazione è che le grandi imprese, per garantire la propria compliance normativa, obbligheranno le piccole imprese loro partner a soddisfare comunque precisi e complessi requisiti di due diligence. Di fatto questo obbligherà le PMI ad essere comunque pienamente conformi alle nuove norme europee, anche se la UE non lo imporrà più, perché il carico di lavoro richiesto dalla compliance tradizionale o dalle richieste di due diligence sarà praticamente lo stesso.