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Cosa conquista davvero i professionisti IT?

Un'indagine Techyon mostra che oggi lo stipendio è la leva più efficace per conquistare talenti. E che sullo smart working non ci si intende ancora.

Mercato e Lavoro

Il problema dello skill shortage contraddistingue da tempo il mondo IT e la questione non sembra affatto potersi risolvere a breve. Secondo le analisi di Unioncamere, ad esempio, in questo periodo le aziende italiane sono a caccia di oltre 23 mila tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni. Che però sono, sul mercato, molti meno. Tanto che, sempre secondo Unioncamere, nel prossimo trimestre oltre la metà (il 53,5%) delle aziende che cercano nuovi dipendenti in campo IT faticherà a trovarli.

Sapere come conquistare, e poi come trattenere, i talenti IT è quindi sempre più importante. Techyon, che di "mestiere" fa proprio ricerca del personale iperspecializzata nel segmento Information Technology, ha identificato in una sua indagine gli elementi che fanno la differenza nel (buon) rapporto tra aziende e personale IT. Il campione esaminato ha compreso circa 70 mila professionisti IT attivi e mille aziende di diversi settori di mercato.

Un primo elemento importante che emerge dall'indagine è che, prevedibilmente, in tempi di incertezza economica globale lo stipendio è tornato ad essere un fattore discriminante nelle scelte dei professionisti IT. Il 33% di loro considera la possibilità di un incremento salariale come il fattore principale per valutare un nuovo posto di lavoro. Parallelamente, il 40% delle aziende coinvolte nell’indagine unsa proprio il salario come principale leva di attrazione nei confronti dei candidati IT.

Solo un anno fa lo scenario era ben diverso. Solamente il 19% dei professionisti indicava l’incremento salariale come leva principale per valutare una nuova posizione lavorativa. Prima venivano la possibilità di lavorare in progetti più stimolanti (27% di citazioni) e la prospettiva di crescita professionale (22%). Ora invece lo stipendio è in testa, sopravanzando la crescita professionale (24%) e la qualità dei progetti (20%).

Se si toglie dall'equazione la variabile stipendio, però, si nota una prima discrepanza tra offerta e domanda di lavoro. A parità di retribuzione, infatti, il fattore principale che spinge un professionista IT a cambiare azienda è la possibilità di poter fare più spesso smart working (35% di citazioni), seguita dalla crescita professionale (27%). Chi cerca personale la vede diversamemte, posizionando la crescita professionale come fattore chiave (45%) e poi (32%) la qualità dei progetti. Lo smart working viene dopo, al 15%.

Lo smart working resta un tema chiaramente delicato. I professionisti IT preferirebbero lavorare in remoto sempre (40% di citazioni) o almeno due giorni a settimana (45%). Ma solo il 7% delle aziende permette il lavoro in "full remote" e solo il 20% concede almeno due giorni di smart working a settimana. La fetta maggiore delle imprese (41%) prevede smart working solo un giorno a settimana, mentre ben il 32% non lo prevede affatto.

Le aziende che non hanno ancora recepito l'importanza che lo smart working ha per i professionisti IT possono provare a giocare altre due carte: i piani di welfare e il training. Questi due aspetti vedono offerta e domanda di lavoro sostanzialmente d'accordo.

Secondo il 72% delle aziende la possibilità di frequentare corsi di formazione e aggiornamento è una leva efficace per conquistare talenti, e praticamente la stessa quota (74%) di professionisti IT dichiara che nella scelta di un nuovo posto di lavoro questa opzione ha un’importanza considerevole. Analogamente, il 63% delle aziende comunica le proprie iniziative di welfare già in fase di selezione e una percentuale vicina di professioniti IT - il 54% - chiede di conoscerle bene già in sede di colloquio.

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