IBM spinge la nuova generazione di sistemi LinuXONE come alternativa sostenibile ai server convenzionali x86: il consolidamento ha i suoi vantaggi
Meno energia consumata, meno spazio occupato, meno CO2 emessa: è quello che si ottiene - secondo IBM - spostando i propri workload aziendali dai classici server x86 al nuovo sistema IBM LinuxONE Emperor 4. Buona parte di questi benefici vengono dal consolidamento dei workload su una macchina singola, evidentemente più ottimizzata di una rete di macchine distinte. Ma IBM sottolinea come la nuova generazione dei suoi sistemi LinuxOne sia in grado di gestire particolarmente bene appunto questa concentrazione di migliaia di workload senza nulla togliere all'elasticità infrastrutturale che oggi le aziende cercano.
Anche se probabilmente non è necessario - i sistemi LinuxONE hanno già da tempo un mercato consolidato di utenti che ne conoscono bene il valore - IBM fa comunque leva sul tema della sostenibilità. Perché, si spiega, questa è diventata un elemento che sempre più CEO considerano nelle loro decisioni, anche tecnologiche. In questo senso il consolidamento dei workload su macchine integrate come Emperor 4 ha il suo appeal, perché in confronto le architetture x86 "disaggregate" rendono più complesso il cammino verso una maggiore sostenibilità delle infrastrutture IT. Come minimo, perché rendono difficile capire a che punto si è in quanto a efficienza e risparmio energetico raggiunti.
Dal punto di vista più tecnologico, il nuovo LinuxONE Emperor 4 ovviamente fa tesoro delle esperienze maturate sia da IBM sia da Red Hat nel gestire workload e applicazioni importanti e sensibili. Tra l'altro, dalla parte IBM eredita alcune componenti di confidential computing che garantiscono la cifratura costante e pervasiva dei dati. Un elemento che ha il suo peso in molti settori di mercato - IBM cita nello specifico i servizi finanziari - e che nelle intenzioni dovrebbe concretamente rappresentare "una strategia di data protection che sostiene gli attuali protocolli di cyber security e anticipa quelli futuri".
Dall'anima Red Hat di IBM viene l'apertura non solo al mondo Linux - quella c'era già da tempo - ma anche alle tecnologie ed agli approcci del multicloud. LinuxONE Emperor 4 sa gestire i workload certificati per Red Hat OpenShift e, più in generale, IBM sottolinea il fatto che il nuovo sistema sia basato sull'ecosistema aperto e dinamico che ruota attorno a Linux e Kubernetes. Un vantaggio per gli sviluppatori, che si trovano a disposizione una mole crescente di piattaforme e strumenti che già conoscono bene.
LinuxONE Emperor 4 viene presentato anche come un sistema integrabile con gli ambienti cloud, in particolare ovviamente con IBM Cloud. In questo gioca un ruolo importante la compatibilità con OpenShift. Per il nuovo sistema IBM sembra puntare, però, soprattutto sulla potenza e sulla scalabilità on-premise, che danno una flessibilità definita "cloud-like". Il cloud ibrido in questo senso sembra più una estensione delle possibilità dei sistemi LinuxONE, magari per capacità aggiuntiva in caso di picchi di carico o per funzioni particolari.
Lato specifiche tecniche, i "dati di targa" di LinuxONE Emperor 4 indicano che il nuovo sistema si basa sul processore IBM Telum a 16 core e che la RAM massima supportata e di 40 TB. Chip e moduli specifici portano poi accelerazione hardware per le funzioni di AI e di compressione dei dati. Il nuovo Emperor viene proposto in cinque configurazioni, che si differenziano per il numero massimo di core supportati (la configurazione top Max200 arriva a duecento core). La disponibilità delle varie versioni sarà scaglionata nel tempo: i sistemi definiti entry e midrange saranno sul mercato nella prima metà del 2023, mentre gli altri già da domani.