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Istat: nel 2009 famiglie in difficoltà, aumenta la disuguaglianza nel reddito

Nel 2009 il 15,2% delle famiglie mostrava sintomi di disagio economico, mentre la disuguaglianza di reddito è andata aumentando: oltre un terzo del reddito totale percepito nel 2008 è andato al 20% più ricco delle famiglie, mentre il 20% delle famiglie con i redditi più bassi ha potuto contare solamente sull'8,3% del reddito totale.

Tecnologie
Secondo un recente rapporto Istat, nel 2009 il 15,2% delle famiglie ha presentato tre o più sintomi di disagio economico tra quelli previsti dall'indicatore sintetico definito dall'Eurostat.
Tale indicatore misura la situazione delle famiglie che si trovano nella condizione di 1) non riuscire a sostenere spese impreviste, 2) non potersi permettere una settimana di ferie lontano da casa almeno una volta in un anno, 3) avere arretrati (mutuo o affitto o bollette o altri debiti diversi dal mutuo), 4) non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni 2 giorni; 5) non potersi permettere di riscaldare adeguatamente l'abitazione, non potersi permettere: 6) lavatrice 7) tv a colori 8) telefono 9) automobile.  
Questo valore non presenta variazioni statisticamente significative rispetto all'anno precedente e si conferma molto più elevato tra le famiglie con cinque componenti o più (25,8%), residenti nel Mezzogiorno (25,1%) e tra le famiglie con tre o più minori (27,1%).
Tra il 2008 e il 2009 crescono, invece, le famiglie che non potrebbero far fronte a spese impreviste di 750 euro (dal 32,0 al 33,3% in media), quelle che sono state in arretrato con debiti diversi dal mutuo (dal 10,5 al 14,0% di quelle che hanno debiti) e quelle che si sono indebitate (dal 14,8 al 16,5%).
L'incremento delle famiglie che  hanno debiti diversi dal mutuo si osserva, in particolare, tra quelle del Centro e del Nord che passano, rispettivamente, dal 16,2 al 19,0% e dal 15,0 al 17,9%. Inoltre, nel Centro, aumentano le famiglie che dichiarano di non potersi permettere una settimana di vacanza (da 36,7 al 39,2%) e, nel Nord, quelle che, almeno una volta nel corso dell'anno, non hanno avuto soldi per acquistare cibo (dal 4,4 al 5,3%).
Resta sostanzialmente stabile la quota di famiglie che non può permettersi di riscaldare adeguatamente l'abitazione (10,6%), benché, nel corso del 2009, i prezzi al consumo del gas e dei combustibili liquidi siano diminuiti rispettivamente dell'1,5 e del 20%.
Infine, non si registrano variazioni nella percentuale di famiglie che hanno avuto difficoltà a pagare le spese mediche (11,1%) e quelle per i trasporti (8,7%). 
D'altro canto, la perdita del lavoro, come pure l'entrata in periodi di cassa integrazione, che hanno pesantemente caratterizzato il 2009, hanno colpito soprattutto le famiglie che si trovavano in condizioni di deprivazione materiale già nel 2008 (60% delle famiglie). In molti casi, la presenza di altri percettori di reddito ha, invece, tamponato la situazione garantendo la permanenza nello stato di non deprivazione. La caduta dell'occupazione (360 mila occupati in meno nel 2009) ha riguardato, infatti, soprattutto i figli, celibi e nubili, che vivono nella famiglia di origine (tra i 15 e i 34 anni, -332 mila unità), mentre i genitori (-98 mila unità) hanno potuto contare su un ricorso massiccio alla cassa integrazione. Inoltre, la perdita di occupazione dei figli è stata più frequente nelle famiglie con almeno due percettori di reddito, evitando che l'impatto della crisi sulla situazione economica delle famiglie fosse ancora più dirompente e determinasse un aumento dell'indicatore di deprivazione.
Più di un terzo del reddito totale percepito nel 2008 (37,5%) è andato al 20% più ricco delle famiglie, mentre il 20% delle famiglie con i redditi più bassi ha potuto contare solamente sull'8,3% del reddito totale.
Il valore dell'indice di Gini (calcolato escludendo dal reddito i fitti imputati), pari a 0,314, continua a segnalare un livello di diseguaglianza piuttosto elevato che riflette le differenze di reddito tra ripartizioni geografiche, ma anche il livello particolarmente elevato delle disparità interne al Mezzogiorno (i valori più elevati si registrano in Sicilia, con 0,335, e Campania con 0,327).
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