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E’ di 280 milioni di euro il costo dell’uso inefficiente del computer nella PA Centrale

Per ridurre tale importo basterebbe ricorrere a interventi formativi e aumentare la produttività sul lavoro, generando vantaggi per il settore per un valore di 835 milioni. E' ciò che emerge da uno studio condotto da AICA in collaborazione con SDA-Bocconi, presentato oggi in un convegno a Roma, patrocinato dal CNIPA e dal Ministro per la Pubblica Amministrazione.

Tecnologie
280 milioni di Euro è il costo annuale dell'impreparazione informatica degli impiegati della Pubblica Amministrazione Centrale (PAC) in Italia. Basterebbe ricorrere a interventi formativi per ridurre tale importo e aumentare in modo significativo la produttività sul lavoro, generando vantaggi per il settore per un valore di  835 milioni.
È questa una delle evidenze dello studio condotto da AICA in collaborazione con SDA-Bocconi,  "L'ignoranza informatica: il costo
nella Pubblica Amministrazione Centrale", presentato oggi in un convegno tenutosi a Roma, patrocinato dal CNIPA e dal Ministro per la Pubblica Amministrazione.
L'Italia non appare così arretata rispetto ad altri paesi. Dallo studio emerge infatti che la PA Centrale italiana è meno arretrata di quanto si creda rispetto a quelle degli altri paesi guida europei, e tra i più avanzati in alcuni settori (per esempio i servizi di e-government alle imprese) ma è frenata da una scarsa preparazione all'utilizzo degli strumenti informatici e di Internet. 
Dallo studio emerge che: i dipendenti informatizzati o informatizzabili sono circa il 60%dell'organico, cioè pari ad almeno 550 mila; gli effetti dell'impreparazione informatica generano costi annui pari a 1.439 euro per addetto che si traducono per l'intera PA Centrale in costi attorno ai 280 milioni di Euro.
Nel misurare gli effetti della formazione sulla produttività, i ricercatori hanno ottenuto risultati ecclatanti. Gli impiegati sottoposti al test prima e dopo la formazione (un corso ECDL - la Patente Europea del Computer) hanno fatto registrare non solo un incremento delle conoscenze del PC del 29%, ma soprattutto una riduzione media del 5% del tempo necessario per svolgere le rispettive mansioni, pari a 6 giorni all'anno, che significa un aumento di produttività di 1374 euro l'anno per addetto, conseguente a un intervento di formazione informatica di base. Se proiettato sull'intera popolazione degli impiegati informatizzabili della PA Centrale tale dato si traduce in un incremento di produttività stimabile in oltre 755 milioni di euro l'anno, che arriva a 835 milioni di Euro, se si abbatte una percentuale prudenziale dei costi vivi dell'impreparazione.
Lo studio ha anche stimato il tasso di ritorno dell'investimento, il cosidetto ROI, su base triennale per  interventi formativi (quali per es. quelli della patente del computer ECDL).  Si è ottenuto un valore pari al 1500%, risultante dal rapporto tra benefici in termini di produttività nei tre anni (stimati in circa 4500 Euro pro-capite) e i costi della formazione per conseguire la patente ECDL (200-300 euro pro-capite). Si tratta di una stima indicativa, che però dà  la misura di come poche centinaia di euro per un corso di formazione di base possano avere un rendimento più elevato di altri investimenti.
Lo studio ha inoltre rilevato che il settore pubblico italiano è oggi più sensibile alla formazione qualificata e certificata che il settore privato. La ricerca ha richiamato l'esperienza nella PA di EUCIP, il modello Europeo per la certificazione delle competenze dei professionisti informatici, evidenziando come per gli specialisti che sviluppano, realizzano e gestiscono i servizi di e-government diventino sempre più importanti le abilità professionali.
Gli investimenti totali in formazione informatica dei dipendenti pubblici sono comunque ancora insufficienti, sia riguardo al ruolo che la PA. svolge nello sviluppo digitale, sia perché la PA dovrebbe rappresentare un modello di riferimento per l'intera società.
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