Può sembrare una affermazione forte se consideriamo che moltissime imprese l’AI generativa nemmeno l’hanno presa in mano, ma la luna di miele della GenAI è sostanzialmente già finita.
Come in fondo capita per ogni nuova tecnologia, che prima viene credibilmente presentata come la soluzione a qualsiasi problema ed integrata in qualsiasi tipo di prodotto, anche se nessuno aveva chiesto di farlo, e poi viene bruscamente richiamata alla realtà. L’evento clou che ha portato molti decisori aziendali a frenare gli entusiasmi su un certo modo di implementare la GenAI è stato probabilmente il “caso” Windows Recall.
Resta un mistero del marketing come Microsoft abbia potuto pensare di lanciare con entusiasmo uno spyware/ keylogger camuffato da funzione imprescindibile del sistema operativo, con tutti i rischi di sicurezza che questo comportava. Windows Recall finirà probabilmente nel dimenticatoio, almeno nella sua versione iniziale, ma ha comunque dato un sano scossone a chi deve, dato il suo ruolo, valutare l’offerta di nuove tecnologie sul mercato per introdurle in azienda.
A dire il vero il caso-Recall arriva dopo un anno in cui le imprese hanno man mano, e opportunamente, cominciato a prendere le misure alle mirabolanti promesse della GenAI. Che oggi viene valutata con un approccio più strategico e meno da “fear of missing out”, approccio che ne mette in evidenza sì i benefici potenziali ma anche rischi e costi.
E proprio una maggiore percezione di questi ultimi sta cambiando l’atteggiamento delle aziende verso le proposizioni di GenAI. Nessuno mette in dubbio le sue potenziali...