Ci sono casi in cui la classica discussione da bar diventa più rivelatrice di tanti dibattiti e convegni.
È accaduto anche al sottoscritto, di recente, in una discussione tra amici sul rapporto tra innovazione e politica, con vista sul PNRR nazionale.
Un argomento “sensibile”, visto che ci trovavamo a ridosso delle elezioni del 25 settembre scorso. Tra opinioni e commenti più o meno seri, a un certo punto uno dei polemici del gruppo - uno che delle sue cose ne sa, comunque, non il primo passante - butta lì un “sì va bene, ho visto tante iniziative e aiuti... ma dov’era la visione strategica che invece serviva?”. Al che, gelo in sala. O perlomeno un certo imbarazzo prima che qualcuno facesse la prevedibile domanda: “ma il PNRR l’hai letto davvero?”. “No, tanto si sa come sono i piani dei Governi, mica solo il nostro”. “Ah, bè”. E morta lì, almeno la discussione. Se fosse stata solo la discussione da bar, poco male.
Ma anche nei dibattiti pseudo-politici che hanno riguardato il PNRR in queste settimane, l’impressione precisa è stata che buona parte di chi ne
parla non l’abbia mai letto. O al massimo abbia guardato le figure, quelle dove per ogni ambito di investimento sono sintetizzate le spese e i loro
obiettivi. C’è peraltro da dire che la logica delle “milestone” non aiuta a comprendere la portata strategica effettiva del PNRR. Concentra l’attenzione sul completamento di passi specifici - metaforicamente i singoli alberi che ti fanno perdere di vista la foresta - e non sull’insieme...