Una ricerca svela che un CEO italiano su due riferisce che l’accelerazione degli investimenti in IT ha portato a una tecnologia non armonizzata all'interno della loro organizzazione
Un recente studio dell’IBM Institute for Business Value mette in evidenza che i CEO si stanno impegnando a far crescere le soluzioni di intelligenza artificiale in tutta la loro organizzazione, anche se devono affrontare le sfide derivanti dall'accelerazione nell'adozione della tecnologia.
L’edizione di quest’anno dell’IBM CEO Study, che ha coinvolto 2.000 CEO di 33 Paesi di tutto il mondo, Italia compresa, ha rivelato che gli intervistati si aspettano che il tasso di crescita degli investimenti in AI raddoppi nei prossimi due anni e il 61% (73% in Italia) conferma di adottare attivamente già oggi gli agenti AI e di prepararsi a implementarli su larga scala.
Non solo: il 68% dei CEO ritiene fondamentale per la collaborazione interfunzionale un'architettura dei dati integrata a livello aziendale e il 72% (66% in Italia) considera i propri dati come la chiave per sbloccare il valore dell'AI generativa. Tuttavia, la ricerca indica che le organizzazioni potrebbero avere difficoltà a coltivare un ambiente dati efficiente: la metà (50%) degli intervistati ha ammesso che il rapido ritmo degli ultimi investimenti ha portato la loro organizzazione ad una tecnologia disomogenea e frammentata.
Più in dettaglio, secondo i CEO intervistati, solo il 25% delle iniziative di AI ha generato il ritorno sull'investimento atteso negli ultimi anni, mentre soltanto il 16% ha avuto influenza sull'intera organizzazione. Inoltre, per accelerare i progressi, due terzi 65% (70% in Italia) dei CEO intervistati sostiene che la propria organizzazione sta facendo affidamento su casi d'uso di intelligenza artificiale guidati dal ROI, con il 68% (61% in Italia) che afferma che la loro organizzazione dispone di metriche specifiche per valutare efficacemente il ritorno sull'investimento in innovazione.
Va anche detto che poco più della metà 52% (59% in Italia) degli intervistati afferma che la propria organizzazione, oltre alla riduzione dei costi, sta ottenendo valore dagli investimenti in AI generativa, mentre il 64% dei CEO riconosce che il rischio di rimanere indietro spinge gli investimenti in alcune tecnologie prima di avere una chiara comprensione del valore che esse apportano all'organizzazione, ma solo il 37% afferma che è meglio essere "veloci e sbagliare" piuttosto che "fare la cosa giusta ma troppo lentamente" quando si tratta di adozione della tecnologia.
Da notare che il 59% dei CEO ammette che, al verificarsi di cambiamenti imprevisti, la propria organizzazione fatica a bilanciare i finanziamenti tra le operazioni esistenti e gli investimenti in innovazione, mentre il 67% (70% in Italia) afferma che è necessaria una maggiore flessibilità di budget per capitalizzare sulle opportunità digitali che guidano la crescita e l'innovazione a lungo termine. Entro il 2027, circa l'85% dei CEO prevede che gli investimenti in AI per migliorare l'efficienza e ridurre i costi avranno prodotto un ROI positivo, e il 77% prevede di vedere una crescita e un'espansione su larga scala grazie agli investimenti in AI. Infine, il 54% (47% in Italia) dei CEO afferma che sta assumendo ruoli legati all'intelligenza artificiale che solo un anno fa non esistevano.
“Quando si tratta di adottare l'AI, i CEO si trovano a dover bilanciare la pressione del ROI a breve termine con quella degli investimenti in innovazione a lungo termine. Ma sappiamo che le organizzazioni che continuano a innovare, soprattutto nei periodi di incertezza, ne usciranno più forti e saranno meglio posizionate per capitalizzare sulle nuove opportunità”, commenta Tiziana Tornaghi, General Manager di IBM Consulting Italia.