Nei processi di application modernization, il design thinking aiuta a progettare applicazioni di successo
Modernizzare le applicazioni sta diventando una scelta strategica per molte aziende. Secondo un recente rapporto di MarketsandMarkets, il mercato globale dei servizi di application modernization dovrebbe passare dai 15,2 miliardi di dollari del 2022 a 32,8 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso di crescita annuale che nel periodo considerato si attesterà sul 16,7%.
Modernizzare l’esistente può infatti rivelarsi più semplice che sviluppare da zero nuove applicazioni. La maggior parte delle aziende ha investito risorse significative nel proprio parco applicativo, sia dal punto di vista finanziario sia in termini operativi, e poche organizzazioni sono oggi disposte a ricominciare da capo, sostenendo nuove spese e perdite di produttività. Al contrario, i servizi application modernization offrono l’opportunità di sfruttare i vantaggi di piattaforme software, architetture e framework più recenti, mantenendo al contempo la continuità aziendale.
Per mettere in atto un progetto di application modernization occorre, innanzitutto, partire dalle esigenze dell’azienda. È qui che entra in gioco il design thinking, un metodo di problem solving che si concentra sulla comprensione profonda delle esigenze dell’organizzazione e sulla creazione di soluzioni innovative per soddisfarle. Il design thinking si compone di cinque fasi, ognuna delle quali ha un’importanza cruciale nel processo di sviluppo di un’applicazione di successo.
Inizialmente, i designer cercano di acquisire una comprensione approfondita del contesto in cui l’applicazione verrà utilizzata, identificando le esigenze e le aspettative degli utenti. È la fase di “empatia”, in cui si cerca di immergersi nei processi di chi utilizza l’applicazione, guardando a comportamenti, sfide ed esigenze quotidiane. Questa fase prevede l’osservazione diretta degli utenti, una serie di interviste agli stessi e la raccolta di feedback.
Successivamente, utilizzando le informazioni raccolte, i designer cercano di definire il problema specifico che l’applicazione deve risolvere. Questa fase è nota come “definizione del problema” e prevede l’analisi di punti di forza e di debolezza dell’organizzazione e la mappatura dell’esperienza utente. L’obiettivo è giungere alla definizione dei requisiti dell'applicazione, delle funzionalità e degli obiettivi del progetto.
Una volta definito il problema, si passa alla fase di “ideazione”, in cui si cerca di generare un’ampia gamma di idee per risolvere il problema. Brainstorming, mappe mentali, design sprint: sono tutti strumenti utili a generare il maggior numero di soluzioni possibili. Questa fase incoraggia la creatività e l’innovazione, per poi individuare le soluzioni più efficaci e utili.
Dopo l'ideazione, si selezionano infatti le idee migliori, che vengono ulteriormente sviluppate creando prototipi dell’applicazione. È la fase nota come “prototipazione” e prevede la creazione di prototipi interattivi dell’applicazione più promettente, per testarne l’usabilità e raccogliere i feedback degli utenti.
Infine, si passa alla quinta e ultima fase, quella di “test e iterazione”. I prototipi dell’applicazione vengono testati dagli utenti finali, i loro feedback vengono utilizzati per identificare eventuali problemi e migliorare l'esperienza utente e le funzionalità dell’applicazione stessa.
Il desigh thinking è un processo capace di ampliare le prospettive e aiutare a ideare soluzioni più efficienti, sulla base delle necessità specifiche delle persone coinvolte. Scegliere questa metodologia significa incoraggiare l’organizzazione a esplorare alternative e opzioni nuove, analizzando il contesto e allargando la visione a tutti gli attori coinvolti nel processo.
Affidarsi a consulenti capaci, ed esperti conoscitori del design thinking, aiuta le organizzazioni a creare e migliorare i propri processi, progettando, sviluppando e implementando soluzioni digitali e strumenti adatti a rispondere alle esigenze uniche di ogni realtà. A dimostrazione del fatto che la qualità di una soluzione digitale non dipende solo dalla tecnologia su cui è basata, ma soprattutto da quanto si rivela utile per l’azienda che la adotta.
Mirko Gubian è Global Demand Senior Manager di Axiante