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Dell Technologies, digitale sempre più al centro

In occasione del Dell Technologies Forum, il numero uno italiano fa il punto sullo scenario post pandemia: i motivi di ottimismo non mancano, pur con qualche paradosso nell'ambito data driven

Trasformazione Digitale
Parte dalla nuova normalità verso la quale sembra che si stia finalmente procedendo, l’analisi dello scenario da parte di Filippo Ligresti, Vice president e general manager di Dell Technologies Italia, in occasione del Dell Technologies Forum svoltosi ieri. “Dopo più di un anno e mezzo di lavoro da remoto anche noi stessi come azienda abbiamo riaperto i nostri uffici all’inizio di questo mese: anche noi abbiamo colto tutte le opportunità offerte dal digitale, come è successo per tutte le aziende, che sono ricorse a dosi massicce di digitalizzazione per mantenere la continuità del business, dando anche una fortissima spinta ai nostri risultati, tanto che il 2020 per Dell Technologies è stato il migliore anno della nostra storia, con una crescita a due cifre, di quelle importanti”, spiega Ligresti, sottolineando che anche l’Italia ha avuto un ottimo andamento, “ben in linea con quello globale, grazie anche al nostro team interno e soprattutto al Canale”.

dell tech forum italia 2021

Il potere del data driven

Ma ora che il mondo sembra avviato verso la nuova normalità, è “fondamentale che non venga dimenticata la lezione imparata durante la pandemia, ovvero che il digitale è in grado di trasformare ogni business”, fa notare Ligresti, spiegando che “dopo l’emergenza in cui le aziende hanno cercato di dotarsi rapidamente delle tecnologie necessarie per abilitare lo smart working, che notoriamente in molti casi è stato più un remote working, occorre che non venga dispersa la consapevolezza ormai acquisita delle potenzialità della trasformazione digitale, guardando però all’importanza dei dati e soprattutto del loro utilizzo in modalità nuove, cioè diverse dal solito, per trarne vantaggi competitivi”.

Insomma: occorre essere davvero data driven. Ma questo in molti casi rappresenta ancora un problema, sia per la quantità di dati che le aziende si trovano a dover fronteggiare, sia per alcuni motivi di carattere culturale. È proprio per fare luce su questi aspetti che Dell Technologies ha commissionato una ricerca a Forrester Consulting, che ha analizzato i dati dei decision maker in 45 Paesi del mondo, Italia compresa.  

Il paradosso dei dati

La ricerca ha evidenziato diverse dinamiche particolarmente rilevanti, nonché una serie di paradossi sul modo in cui le aziende stanno utilizzando i dati in loro possesso”, ha commentato Ligresti, sottolineando che “molte aziende operano con una percezione che non corrisponde pienamente alla realtà”.

Gli esempi non mancano: “ci sono aziende che ritengono di essere data driven, ma poi non massimizzano questi dati come vero capitale aziendale e non danno priorità all'utilizzo dei dati in tutta l’organizzazione”, ha spiegato Ligresti, parlando anche del fatto che “altre realtà, che dispongono già oggi di una mole di dati maggiore rispetto alla loro capacità di gestione, realizzano che il business richiede un ulteriore set di dati. Infine, molte aziende riconoscono e credono nei vantaggi di un modello operativo as-a-service, ma solo un numero esiguo ha compiuto i passi necessari per integrarlo. È chiaro che le aziende necessitano di una strategia efficace per la gestione dei dati e per affrontare questi paradossi. Questo sarà possibile solo grazie a un approccio integrato che tenga conto della necessità di finalizzare il proprio percorso di trasformazione digitale”.

filippo ligresti dellFilippo Ligresti, Vice President e General Manager di Dell Technologies Italia

A caccia di competenze

Più in dettaglio, secondo lo studio di Forrester per Dell, il 73% delle imprese italiane ha visto una crescita dei dati generati al proprio interno, mentre più del 60% dichiara di averne raccolti di più rispetto al passato. Ma, sempre in Italia, oltre il 70% delle aziende ha difficoltà a raccogliere, analizzare e prendere decisioni basate sui dati.

Tra le barriere più rilevanti, emerge una significativa mancanza di competenze interne necessarie al prosieguo del processo di trasformazione digitale. Circa il 40% delle aziende italiane, infatti, non riesce a trarre valore dal dato a causa della mancanza di figure professionali interne esperte di data science. Una cifra che arriva al 46% se si prendono in considerazione anche competenze tecniche più allargate, come per esempio la capacità di gestire i data-lake.

Investimenti in vista

Si tratta di un fenomeno che trova riscontro anche a livello operativo: solo il 22% delle aziende dichiara infatti di aver introdotto iniziative volte a “democratizzare” i dati all’interno della propria organizzazione, con il 61% che ammette di non basare i propri target di sviluppo professionale sui dati. Inoltre, appena il 10% del panel sta incentivando i dipendenti a innovare, facendo leva sui dati e sui processi di analisi.  

In questo scenario, praticamente un’azienda italiana su due, ovvero il 45%, dichiara di non essere ancora riuscita a raggiungere i propri obiettivi di digitalizzazione: un valore notevole, visto anche alla luce delle dinamiche accelerate dall’emergenza Covid. Non è quindi un caso che l’indagine di Forrester-Dell rilevi un aumento del 18% nel corso dell’ultimo triennio negli investimenti IT delle aziende italiane, e soprattutto che indichi di attendersi un balzo del 65% entro il 2024.

Motivi di ottimismo

Del resto, i motivi di ottimismo non mancano: “ci troviamo all’alba di una grande trasformazione storica dell’economia, che vedrà tutti i business sempre più caratterizzati da solide fondamenta digitali, in grado di generare quantità incredibili di dati, che non avranno bisogno solo di hardware e software per gestirli, ma anche e soprattutto di metodologie di analisi sempre più sofisticate, come il Machine Learning e l’Intelligenza Artificiale”, ha proseguito Ligresti.

È anche per questo che “oggi, diversamente a quanto accadeva solo due-tre anni fa, il digitale è al centro di tutti i ragionamenti, gli investimenti e le prospettive, anche nell’ambito delle Piccole e Medie Imprese. E infine non dimentichiamo i grandi investimenti previsti in ambito infrastrutturale dal Pnrr, che trovano nel digitale un elemento portante”, ha concluso Filippo Ligresti.
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