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Confcommercio su stime Pil: "Dato peggiore delle attese, evitare aumento Iva"

Confcommercio: "Il reperimento di circa 23 miliardi di euro per disinnescare le clausole Iva, che si attiverebbero dal primo gennaio 2020, diventa una sfida che il Governo deve assolutamente vincere".

Mercato e Lavoro
"La caduta della produzione industriale sembra avere prevalso sulla possibile tenuta dei consumi delle famiglie. Più che il passato, preoccupa il futuro: la combinazione dell'eredità contabile negativa per il 2019 con gli scarsi elementi di vitalità produttiva e la riduzione degli impulsi positivi provenienti dall'economia internazionale rendono più che concreti i rischi di una variazione del Pil molto al di sotto delle previsioni contenute nei documenti di finanza pubblica. Di conseguenza, il reperimento di circa 23 miliardi di euro per disinnescare le clausole Iva, che si attiverebbero dal primo gennaio 2020, diventa una sfida che il Governo deve assolutamente vincere": questo il commento dell'Ufficio Studi Confcommercio alle stime del Pil diffuse dall'Istat.
"Infatti – prosegue la nota - allo stato attuale per ottenere una crescita attorno all'1% nell'anno appena iniziato, sarebbe necessaria una progressiva accelerazione che dovrebbe tradursi, in termini tendenziali, in una crescita prossima al 2,5% nell'ultimo trimestre, una performance che non sembra alla portata del sistema produttivo. In coerenza con questo quadro di recessione tecnica, l'occupazione ha smesso di crescere da aprile scorso e le forze di lavoro si sono ridotte di circa 150mila unità a dicembre rispetto al secondo quarto del 2018" continua Confcommercio.
"Si conferma, nella comparazione internazionale, la vecchia regolarità che vede l'Italia muoversi a ritmi costantemente più deboli del resto dell'Europa (nel quarto trimestre del 2018 -0,2% contro +0,2%). La recessione, infine, potrebbe aver colpito in misura sensibilmente più profonda le aree tradizionalmente deboli del Paese, in particolare alcune regioni del Mezzogiorno" conclude Confcommercio.
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