Reti e connettività alla prova della pandemia

Picchi di traffico importanti sia nel lockdown sia nella Fase 2: una tavola rotonda virtuale organizzata da Cisco, con Fastweb, Tim, Vodafone e Windtre, ha fatto il punto sulle mosse degli operatori per salvaguardare l’esperienza di utilizzo

Autore: Redazione ImpresaCity

Da qualche giorno l’Italia è entrata nella fase della ripartenza. Che vede la ricerca di un equilibrio nella nuova normalità dove smart working e scuola a distanza sembrano voler restare ancora a lungo. Con tutti i riflessi del caso sulle reti e sulla connettività in generale. Ma come si sono comportate le reti durante il periodo del lockdown?

Su questo tema, Cisco ha organizzato a fine maggio la tavola rotonda rigorosamente digitale “Costruiamo oggi l’internet del futuro, insieme”, moderata da Paolo Campoli, Senior director, Service Provider Emear Leader di Cisco, e che ha visto la partecipazione di Andrea Lasagna, CTO di Fastweb, coadiuvato da Marco Arioli, Head of Engineering di Fastweb, Michele Gamberini, Chief Technology & Information Officer di Tim, Marco Zangani, Head of Mobile Access Engineering di Vodafone, e di Benoit Hanssen, Chief Technology Officer di Windtre

Sostanziale tenuta

Le reti hanno tenuto, pur in presenza di picchi di traffico davvero elevati”, ha esordito Paolo Campoli, sottolineando che “già nella prima settimana di lockdown, l’aumento del traffico è stato del 33%, un dato che gli analisti stimano essere l’incremento che si verifica nell’arco di un anno-anno e mezzo. Ma quello che più colpisce è che la decrescita del traffico dall’inizio della Fase 2 sia stata davvero minima”. Da notare anche, dal punto di vista di Cisco, l’incremento senza precedenti nell’utilizzo della piattaforma di collaboration WebEx, che ha visto una crescita di tre volte rispetto al normale.
cisco rete lockdown
Parallelamente all’uso delle reti, sono anche aumentate le minacce informatiche: i servizi di analisi Cisco relativi alla protezione di 200 miliardi di accessi al web al giorno, hanno fatto registrare a livello mondiale e in un solo giorno di inizio aprile, quindi in pieno lockdown, oltre 9 milioni di richieste di connessione verso 115mila domini internet che contenevano i termini “corona “ o “covid” nel nome: ma due su tre (il 65%) di quei domini erano in realtà malware, e 1.400 erano domini di phishing.

Guardare all’ultrabroadband

In sostanza, se lo scenario è tutto sommato positivo, in quanto le reti si sono dimostrate all’altezza di una sfida eccezionale e del tutto inattesa, resta adesso da capire quale sarà la normalità futura.

Michele Gamberini di Tim
ha sottolineato che la società “ha investito sulla rete e continuerà a farlo, con l’obiettivo di colmare anche le aree rimanenti di digital divide: la chiave è una copertura ultrabroadband che usa il mix di Ftth, Fttc e soluzioni specifiche per portare accesso anche nelle cosiddette aree bianche. Oltre all’accesso però conta la qualità del servizio, su cui Tim sta investendo con l’evoluzione verso una tecnologia All. iP, a elevata automazione, di tutta la sua infrastruttura di rete, dall’accesso al backbone.  Questa è la premessa per abilitare a livello della ‘periferia’ della rete tutte le potenzialità del 5G e in generale dei servizi digitali che si sono rivelati così importanti in questo periodo”.

In vista del 5G

Marco Arioli, responsabile dell’Ingegneria di rete di Fastweb, introdotto dal CTO di Fastweb Andrea Lasagna, ha dato il punto di vista di un operatore “nativamente” in fibra, rilevando “fenomeni di variazione di traffico e picchi che sono arrivati a essere del 50-60% superiori nei primi giorni di lockdown. Anche il profilo di utilizzo della rete è cambiato, con un aumento notevole del traffico diurno, il cui impatto è stato contenuto senza problemi perché le reti sono già attrezzate per gestire dei picchi durante il giorno”.  

In questo scenario, ha proseguito Fastweb, "l’aspetto più complesso da gestire non è stato il singolo picco di traffico quanto la contemporaneità dell’uso della rete da parte di un numero molto maggiore di utenti, che è stato affrontato intervenendo velocemente sulla rete backbone a livello metro e sui peering point internazionali e nazionali”.

Per la fase successiva, Fastweb sottolinea in fatto che “la necessità di banda ultralarga è diventata innegabile, tanto più se il concetto stesso di sede di lavoro cambia: non solo in ufficio ma anche nelle case, per poter lavorare da remoto sui processi più diversi. Per arrivare alla capillarità, sarà essenziale il 5G e in particolare la possibilità di sfruttare con il 5G la connettività Fixed Wireless Access che consente di arrivare a essere capillari in molto meno tempo rispetto alla posa di un’infrastruttura in fibra ottica completa”.

5g 2
Sempre per quanto riguarda il 5G, Benoit Hanssen di Windtre ha sottolineato che l’emergenza ha dimostrato che “è necessario continuare a crescere in velocità e capacità investendo sul 5G. Windtre mantiene i suoi impegni sul roll out del 5G: attualmente sono nello stadio finale di test su aggiornamenti software necessari per avviare questa connettività, mentre l’obiettivo è quello di arrivare a coprire per l’inizio del 2021 tutta l’Italia con la connettività 5G. Ma anche la fibra è importante, e la nostra strategia prevede di portare la connessione in fibra a tutte le nostre stazioni mobili per abilitare l’edge computing e altre applicazioni”.

Il ruolo del software defined networking

Infine, Marco Zangani di Vodafone ha sottolineato che “tutto quanto già evidenziato dagli altri operatori è stato gestito con gli stessi strumenti, che hanno avuto un così grande incremento di utilizzo da parte dei clienti: VPN, applicazioni di collaboration e altro”.

In questo scenario, va evidenziato che “l’investimento iniziato già da alcuni anni da Vodafone nell'automazione della rete, con il software defined networking e la virtualizzazione, ha consentito di scalare rapidamente e sfruttare in modo più efficace le risorse già esistenti: la nostra rete aveva già una capacità nativa di resilienza che ha permesso per esempio di distribuire i picchi in modo automatizzato, applicando algoritmi dedicati", ha proseguito Zangani, spiegando che "l’automazione a livello operativo è un altro strumento molto importante: a livello di gestione della rete, algoritmi e software in grado di rilevare e filtrare allarmi, e offrire agli operatori una visione chiara di situazioni di rischio e potenziali cause dei problemi rilevati, aiuta a ottimizzare il lavoro di controllo e manutenzione. In sostanza, si possono già applicare algoritmi di manutenzione preventiva, e diventa più semplice programmare anche gli interventi sul campo, facendo solo quelli davvero necessari”.