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Saldi estivi, budget stabile (220 euro a famiglia), ma cresce l’incertezza

Indagine Confesercenti: commercianti fiduciosi ma non troppo, per il 66% vendite saranno come lo scorso anno. Dal 2007 spesa moda diminuita del 27,5%, maglia nera Abruzzo e Calabria.

Mercato e Lavoro
Saldi estivi 2017 al via nel segno dell’incertezza. Un italiano su tre è ancora indeciso, soprattutto per ragioni economiche, se partecipare o meno alle vendite di fine stagione estive che si apriranno domani in tutta Italia. E anche tra chi approfitterà dei saldi per dare una rinfrescata al guardaroba, solo uno su due ha già stabilito un budget: in media circa 220 euro a famiglia, in linea con le rilevazioni dello scorso anno. Pure i commercianti si mostrano fiduciosi ma non troppo: per il 66% i saldi estivi andranno come lo scorso anno, senza crescere né diminuire. Aumentano, invece, gli sconti: un negozio su quattro partirà dal 50%.
È quanto emerge dall’indagine previsionale sulle vendite di fine stagione condotta da Confesercenti su campioni rappresentativi delle imprese e dei consumatori e chiusa la sera di giovedì 29 giugno.
Tra chi è indeciso se partecipare o ha già scelto di non farlo, uno su quattro lo fa perché ritiene di non avere risorse economiche sufficienti, mentre il 37% preferisce risparmiare qualcosa per il futuro. Il restante 38%, invece, indica la mancata necessità di vestiti o accessori come ragione principale. Ma anche tra chi ha già pianificato acquisti cresce la prudenza: il 47% cercherà soprattutto la convenienza, mentre solo uno su quattro (il 27%) approfitterà degli sconti per portare a casa a prezzo ridotto uno o più capi di qualità.
“Quest’anno i saldi saranno più convenienti che mai”, spiega Roberto Manzoni, Presidente Fismo Confesercenti. “Le vendite quest’anno sono state lente, ed i clienti troveranno un assortimento record con sconti davvero interessanti, messi in campo dai negozianti per contrastare l’incertezza delle famiglie”.
La distribuzione moda, soprattutto quella tradizionale, non è infatti ancora pienamente uscita dalla crisi. Nel 2016 le vendite hanno segnato nuovamente un calo (-0,2 per l’abbigliamento, -0,4% per calzature e accessori) e sono scomparsi altri 2mila negozi, per un totale di 7mila attività sparite negli ultimi tre anni. Nonostante la ripresa dei consumi generale, infatti, il terreno perduto da recuperare è ancora molto: la spesa in moda delle famiglie si è ridotta del 27,5% tra il 2007 ed il 2015.
La diminuzione ha investito tutte le regioni dell’Italia, con punte fortissime soprattutto nel centro: in Abruzzo si è persa più della metà dei consumi in abbigliamento e moda, ma si registrano picchi negativi anche in Calabria (-47,5%) ed in Umbria (-48%). L’unico trend positivo, anche se di poco, si registra in Trentino Alto Adige/Sud Tirol, dove la spesa è cresciuta dello 0,8%.
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