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Residenti stranieri: Confesercenti, oltre uno su dieci è imprenditore

Commercio il settore più internazionalizzato, poi costruzioni e servizi.

Mercato e Lavoro
La popolazione residente di cittadinanza straniera cresce, e fa sempre più impresa: oltre uno su dieci  è titolare di un’attività. Le imprese straniere in Italia, a fine 2016, sono state infatti 571mila, in aumento di oltre 20mila unità sul 2015, e dovrebbero sfiorare le 600mila nel 2017.
È quanto emerge da “Gli stranieri e le attività economiche”, un’indagine condotta dall’Osservatorio Confesercenti, elaborata a partire da dati camerali, del Ministero dello Sviluppo economico e di Istat.
Il settore di attività più internazionalizzato è il commercio all’ingrosso e al dettaglio, che– con un totale di 206.767 imprese straniere – raccoglie il 36,3% delle imprese straniere in Italia. Seguono l’Edilizia (con 130.567 imprese) e i servizi (95.248).
A fare impresa in Italia sono soprattutto persone provenienti dal Marocco – circa 78mila – seguite dalla comunità cinese – 74mila imprese – e da quella Albanese, che con 44mila imprenditori si conferma il gruppo di origine europea più numeroso. Segue la Svizzera, con 43mila imprese.
Il commercio si conferma il settore più aperto e integrato della nostra economia, in grado di recepire l’attitudine di impresa dei nuovi italiani, favorendone l’integrazione e la promozione sociale. Sebbene non manchino esempi di realtà strutturate, soprattutto nel turismo e nella ristorazione, il dinamismo dell’imprenditoria straniera sembra però essere legato soprattutto alla necessità di trovare un autoimpiego: il 63% circa, infatti, è titolare di un’impresa individuale.
Un fenomeno particolarmente forte nel commercio ambulante, dove la quota di titolari di origine extracomunitaria è ormai superiore (53,5%) alla componente di cittadinanza italiana. Un sorpasso storico, ma non manca qualche dubbio: gli ambulanti stranieri sono cresciuti enormemente anche durante la crisi, e l’impressione è che sotto questa esplosione si potrebbero celare profili di irregolarità da indagare più attentamente. Da un incrocio dei dati camerali con quelli degli studi di settore, infatti, quasi tre quarti delle imprese registrate nel commercio ambulante risulterebbero “non conosciute” al fisco.
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