Il vicepresidente dell'associazione Pucci: "Siamo preoccupati: serve senso di responsabilità da parte delle istituzioni italiane ed europee per ridurre lo spazio di manovra ai fondi speculativi".
Con lo spread stabile a 200 punti, si brucerebbe un tesoretto da fino a 20 miliardi di euro nel biennio 2016-2017. Se la corsa al rialzo dei tassi di interesse dovesse proseguire perché spinta dai timori da parte degli investitori, conseguenti sia alle tensioni internazionali legate alla corsa al protezionismo sia a una maggiore instabilità politica del nostro Paese, sul costo del servizio del debito si potrebbe ottenere un aggravio tra i 12 e i 20 miliardi. Lo rivela un’analisi del Centro studi Unimpresa che ha valutato l’effetto di una impennata del differenziale tra i btp italiani e i bund tedeschi, già salito da alcune settimane attorno a quota 170-180 punti base, sulle emissioni di titoli di Stato programmate dal Tesoro. “Il ritorno delle tensioni sul debito ci preoccupano. In queste fasi serve grande senso di responsabilità da parte delle istituzioni italiane ed europee per ridurre lo spazio di manovra ai fondi speculativi” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.
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