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Utenti imprudenti, problema numero uno per la sicurezza

Idc conferma che nelle grandi aziende disattenzioni e superficialità sono fattori di rischio più importanti rispetto ai comportamenti deliberatamente malevoli.

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Le minacce interne per i sistemi informativi non si limitano solamente agli utenti con intenzioni deliberatamente malevole. La superficialità è un elemento molto significativo e può provocare incidenti molto seri. In questi casi, infatti, parliamo di collaboratori di aziende che non hanno la volontà di compiere azioni fraudolente, ma commettono imprudenze tecniche per scarsità di formazione o di vigilanza.
Uno studio realizzato da Idc su un campione di 400 grandi aziende europee, sponsorizzato da Splunk, mette in evidenza come siano molto scarse le protezioni di fronte a questo tipo di minacce. 8 imprese su 10, infatti, conservano un approccio tradizionale perimetrale. In questi casi, non c'è analisi, controllo o capacità di reazione di fronte alle azioni degli utenti. Solo il 12% delle imprese considera che i collaboratori interni possano costituire una minaccia.
Un terzo delle aziende interpellate non rileva le violazioni ai sistemi informativi nemmeno al livello più basso. Meno di un quinto a attivato un sistema di analisi della sicurezza. Le minacce identificate sono soprattutto i virus (67%), le minacce persistenti avanzate (42%), il phishing (28%) e le lacune degli utenti nell'applicazione delle best practice (27%). Antivirus e firewall restano le soluzioni più utilizzate, mentre l'analisi della loro integrità non viene ritenuta necessaria dal 85% del campione.
Date queste premesse, appare naturale come il tempo medio per la rilevazione di una violazione nei propri sistemi informativi resti nell'ordine degli otto mesi. Il 40% delle imprese ignora come rilevare le minacce e sapere cosa cercare, il 39% giudica di non essere sufficientemente formato e il 36% non sa come si comportano i manager di maggior responsabilità.
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