Dopo
Hp e
Symantec, anche
Xerox ha deciso di dividersi in due differenti società, una focalizzata sulla
tecnologia documentale e l'altra sul
business process outsourcing (Bpo). La decisione è il frutto della revisione del portafoglio e delle opzioni di allocazione del capitale annunciata dello scorso ottobre.
Dietro le quinte dell’operazione, sembra esserci il finanziere
Carl Icahn, che detiene l'8% del capitale della società e che avrebbe voluto monetizzare con qualche cessione. Nell'accordo raggiunto con gli altri azionisti, Icahn potrà nominare tre suoi uomini nel consiglio d'amministrazione della società dedicata al Bpo.
In questo modo, Xerox vuol provare riassestare un bilancio che nell'ultimo esercizio prodotto un giro d’affari complessivo di 18 miliardi di dollari, 10 dei quali derivano dai servizi. Nell'ultimo trimestre, si è registrato un calo dell'8% nel giro d'affari e dell'1,2% nel margine operativo.
La società dedicata alla tecnologia documentale si ritroverà con
un volume d'affari indicativo di 11 miliardi di dollari e continuerà a fornire soluzioni destinate al document management. La realtà indirizzata al Bpo, invece, si occuperà della gestione di processi ad alto tasso transazionale. Nel 2015 questa componente realizzato
un fatturato di circa 7 miliardi di dollari, il 90% del quale su base annuale.
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