Nei prossimi cinque anni la spesa pubblica crescerà costantemente e salirà di oltre 101 miliardi di euro arrivando oltre quota 864 miliardi. Tra il 2015 e il 2019, rispetto al 2014, le uscite del bilancio dello Stato subiranno, in totale, un incremento superiore al 12%. Il boom della spesa pubblica è legato esclusivamente alle uscite correnti (stipendi, pensioni, acquisti, appalti, forniture) ed è destinato a sterilizzare gli effetti positivi che si registreranno sul versante della spesa per interessi sul debito (bot e btp) in calo, complessivamente nell’arco dei cinque anni, di 30 miliardi (-40%). Resteranno stabili, invece, le uscite per investimenti (conto capitale) in aumenti lieve di 10 miliardi. Questi i dati principali di una analisi del Centro studi di Unimpresa sulla finanza pubblica dell’Italia dalla quale emerge che la spending review non avrà effetti concreti sui saldi di bilancio nel prossimo quinquennio. Secondo l’analisi, “Nel giro di pochi anni sono stati cambiati tre-quattro volte i commissari alla spending review, ma i risultati dei tagli ai conti pubblici, annunciati sempre in pompa magna nelle conferenze stampa, non si vedono. Non ha senso cambiare le persone se manca la volontà politica di dare sforbiciate alle sacche di sprechi del bilancio dello Stato e della pubblica amministrazione in genere” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. Secondo il presidente di Unimpresa “la politica economica del governo è sballata: il bilancio pubblico non si tocca, sul fronte degli sprechi, e non si incrementa, invece, la spesa produttiva, quella per le grandi opere pubbliche”.
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