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Unioncamere: le imprese in rete superano quota 10mila

Fra le regioni spetta alla Lombardia il primato della collaborazione formalizzata tra imprese, seguita da Emilia Romagna e Toscana.

Mercato e Lavoro
L’unione fa la forza. Sembra questo il motto che ha indotto oltre 10mila imprese ad aderire ad uno dei 2mila contratti di rete presenti al 1° marzo nel Registro gestito dalle Camere di commercio. Come risulta dall’analisi effettuata dal Centro studi di Unioncamere sulla base dei dati messi a disposizione da InfoCamere, presentata in una audizione dinanzi alla Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, le reti d'impresa si stanno dimostrando una formula efficace per risolvere le difficoltà connesse alla ridotta dimensione delle imprese italiane. Puntando su una serie di obiettivi strategici: economie di scala, innovazione, internazionalizzazione. Ma anche sulla riconversione “verde” delle attività produttive.
A scegliere la strada della collaborazione sono state, dal 2009 ad oggi, prevalentemente le piccole imprese. Rilevante, però la presenza delle medie imprese (che rappresentano più dell’8% degli aderenti), le quali svolgono spesso un ruolo di “catalizzatore” e di traino.
Fra le regioni spetta alla Lombardia il primato della collaborazione formalizzata tra imprese: 596 i contratti, ai quali aderiscono 2.164 imprese. A seguire, Emilia Romagna (1.196 imprese e 373 contratti) e Toscana (1.043 imprese e 197 contratti). La prima regione meridionale a distinguersi è l’Abruzzo con 164 contratti e 603 imprese, tallonata, tra le altre realtà del Sud, da  Puglia e Campania. Una opportunità nuova, che molte imprese presenti in rete hanno già colto pienamente, è quella della green economy, non solo attraverso lo sviluppo delle rinnovabili e l’efficientamento energetico, ma soprattutto puntando alla “riconversione verde” dell’offerta di beni e servizi, applicando tecnologie a maggior risparmio energetico o a minor impatto ambientale, con quasi 330 contratti di rete che fanno diretto riferimento a tali obiettivi.
Molto diffuso, però, anche l’obiettivo di accrescere il business sui mercati esteri (interessa circa 460 contratti), anche attraverso la creazione e/o la condivisione di un marchio comune di rete (in circa 15 casi).
La volontà di promuovere un marchio collettivo è comunque più diffusa e arriva a riguardare 44 contratti, mentre le attività di ricerca e sviluppo e quelle brevettuali fanno esplicitamente parte delle finalità di 90 aggregazioni.
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